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Le parole di Draghi nel recente incontro a Napoli vanno nella direzione di un j’accuse nei confronti di quei paesi che non stanno portando a termine quelle riforme strutturali che sono alla base degli accordi firmati nei patti di Lisbona.
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Le parole di Draghi nel recente incontro a Napoli vanno nella direzione di un j’accuse nei confronti di quei paesi che non stanno portando a termine quelle riforme strutturali che sono alla base degli accordi firmati nei patti di Lisbona.
La BCE, di fatto, si deresponsabilizza come motore ed impulso per una nuova ripresa economica, richiamando i governi e vertici Europei a fare bene i compiti a casa.
Le reazioni scomposte di Francia e Italia delineano le difficoltà dei Paesi del sud Europa nell’incamminarsi verso la direzione degli Stati virtuosi ed austeri del Nord, inflessibili di fronte ai capricci latini.
Il nostro governo si è calato nel ruolo di scolaretto discolo agli occhi della Troika, rimandando al 2017 l’equilibrio di bilancio strutturale, mantenendo la parvenza per quest’anno del rapporto deficit/pil al 2,9%.
L’ottimismo di inizio anno, con una previsione di Pil al + 0,8 per il 2014, è naufragato in fine estate, con i dati Ocse che segnano con il rosso sia la chiusura di fine anno (stima del – 0,3% di Pil) sia l’anno 2015.
Il suffragio delle politiche Europee sembra un lontano ricordo e le prime azioni governative (bonus 80 euro) sembrano non avere effetto sui disastrati numeri del paese.
Le propagande ed i proclami sono aperitivi quotidiani nella nostra società mediatica, ma quando si arriva ai numeri il pasto è assai magro e scarno: recessione, deflazione, disoccupazione record ed incremento della spesa pubblica al + 8% per il 2014.
La legge di Stabilità per il 2015 sembra avere i caratteri gattopardeschi tipici del nostro paese: tagli lineari ai vari ministeri, qualche miliardo una tantum da minori detrazioni e sgravi Irpef.
Nel caso di futuri problemi per l’equilibrio dei conti, si lascia sempre il margine per incrementi dell’Iva e per imposte indirette.
Il Jobs Act va nella direzione di migliorare la produttività e ridurre il costo del lavoro anche se la penuria dello stesso pone problematiche più elevate sulla visione di paese e di sviluppo.
Gli attriti tra il premier ed il ministro Padoan delle ultime settimane danno adito a preoccupazioni per la minaccia di sanzioni da parte della Troika ed il benevolo andamento degli spread potrebbe non reggere di fronte a dati sempre negativi.
La Spending Rewiew di Cottarelliana memoria sembra ormai acqua passata e la rivendicazione di responsabilità da parte del premier sull’azione di politica economica ci fa entrare nei mille giorni più caldi dell’ultimo decennio.
Il cambiamento è affare difficile nel nostro paese, ma se nella vita si impara sempre… dobbiamo imparare anche ad essere sempre sotto esame
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::autore_::di Gianluca Di Russo::/autore_:: ::cck::142::/cck::