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Il Sud Africa non onora Mandela

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Ci sono notizie che lasciano attoniti il lettore per la loro meschinità, come il mancato visto d’ingresso in Sud Africa al Dalai Lama per partecipare alla riunione mondiale dei 14 premi Nobel per la pace che quest’anno si svolge a Città del Capo per ricordare un altro grande Nobel come Nelson Mandela.

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Ci sono notizie che lasciano attoniti il lettore per la loro meschinità, come il mancato visto d’ingresso in Sud Africa al Dalai Lama per partecipare alla riunione mondiale dei 14 premi Nobel per la pace che quest’anno si svolge a Città del Capo per ricordare un altro grande Nobel come Nelson Mandela.
Con scuse al limite del ridicolo, come non aver rilasciato il visto in tempo perché non era giunta alcuna richiesta dall’interessato, non fanno certo onore a chi ha dato questo ordine e certo non lo merita una nazione che ha conosciuto il doloroso periodo dell’apartheid.
Il vero motivo, già sottolineato da molti osservatori, è meno ingenuo di quello che si potrebbe pensare; il Sudafrica, con l’attuale presidente Jacob Zuma, ha cercato di privilegiare le relazioni economiche con Pechino sacrificando i temi legati ai diritti umani, a cui erano invece molto sensibili i suoi predecessori, lo stesso Mandela e Thabo Mbeki.
Temi che Pechino non ama particolarmente come dimostrano le recenti proteste in casa come ad Hong Kong.
Molti personaggi illustri sudafricani hanno protestato, primo tra tutti l’intervento del vescovo Desmon Tutu che ha denunciato duramente l’atteggiamento del governo accusandolo di sputare in faccia a Mandela e di piegare la testa davanti ai cinesi.
Per fortuna che la maggioranza dei premi Nobel per la pace ha deciso di boicottare questo incontro per protestare contro tale decisione delle autorità sudafricane le quali, è bene ricordare, non sono nuove a questo tipo di boicottaggio verso il capo spirituale del Tibet che da cinque anni riceve, con scuse varie il divieto ad entrare nel Paese.
Siamo orgogliose che il summit sia stato cancellato dopo che abbiamo protestato per il rifiuto del visto al Dalai Lama“, ha detto Jody Williams, premio Nobel nel 1997 per la campagna anti-mine, arrivata a Dharamsala insieme all’iraniana Shirin Ebadi.
Capiamo che si tratta di una questione delicata – hanno dichiarato in un documento comune i 14 premi Nobel, tra i quali anche l’ex presidente polacco Lech Walesa, il vescovo di Timor Est Ximenes Belo eAmnesty Internationalma vogliamo sottolineare che sua Santità, il Dalai Lama, non ha più nessun incarico politico e parteciperà al summit solo come leader spirituale rispettato in tutto il mondo. Siamo profondamente preoccupati – concludono – del danno che verrebbe arrecato all’immagine internazionale del Sudafrica da un nuovo rifiuto di concedere il visto al Dalai Lama”.
Intanto, il Congresso Tibetano ha chiesto al segretariato permanente del World Summit of Nobel Peace, che il vertice quest’anno si svolga a Roma, sede anche degli otto precedenti vertici, sperando che almeno qui non ci siano problemi anche se circa dieci anni fa proprio Romano Prodi, allora premier, rifiutò di riceverlo.
Speriamo che le cose siano cambiate.

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::autore_::di Rosario Vitti::/autore_:: ::cck::150::/cck::

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