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Il Sinodo va avanti tra gli entusiasmi e le paure, tra gli innovatori ed i conservatori, non solo tra i cardinali, ma anche tra quei cattolici, forse pochi, che seguono con apprensione gli avvenimenti della Chiesa.
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Il Sinodo va avanti tra gli entusiasmi e le paure, tra gli innovatori ed i conservatori, non solo tra i cardinali, ma anche tra quei cattolici, forse pochi, che seguono con apprensione gli avvenimenti della Chiesa.
Fra i tanti articoli, quello scritto qualche giorno fa da Marco Polito per il Fatto Quotidiano, offre l’occasione per alcune riflessioni su un certo laicismo attento più alla politica che non alla dottrina della Chiesa.
Polito inizia con una affermazione condivisibile «è il primo test della linea di papa Francesco di porre la Chiesa di fronte al mondo contemporaneo come “ospedale da campo” per sanare le ferite esistenziali degli uomini e delle donne dell’epoca attuale», ma poi scivola concludendo la frase: «al di là dei confini strettamente confessionali».
Ora, fino a prova contraria, la Chiesa è legittimata nella sua funzione salvifica proprio dalla dottrina e dalla sua professione di fede, dunque, scrivere «al di là dei confini strettamente confessionali», di cosa dovrebbe parlare di calcio o di cucina?
E poi, come per dare una pennellata a questa affermazione: «la Chiesa condanna in nome di un’astratta dottrina».
La dottrina, ricordiamolo, è la base della Chiesa, come per uno Stato laico lo è la Costituzione, perché i suoi insegnamenti sono basati sulla Sacra Scrittura e sulla tradizione apostolica, dunque da Gesù Cristo.
Non sono, dunque, una serie di norme astratte che possono essere cambiate secondo le mode culturali del tempo perché, come afferma lo stesso Gesù,: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt. 24,35).
Altro che astratta dottrina.
«Nelle prossime due settimane – prosegue Polito – potremo vedere se la strategia di Francesco si affermerà oppure se un coacervo di resistenze e di paure tenterà di frenarla».
In questa frase c’è tutta la legittima opinione del giornalista, ma perché parlare di coacervo e di paura di tentare di frenare queste aperture.
Sono molti nella Chiesa, come sa molto bene lo stesso Polito, che non vedono di buon occhio, non tanto le aperture verso le miserie umane del mondo, quanto lo stravolgimento della tradizione della Chiesa che in un continuo aggiornamento senza sapere dove sta andando se non in un ipotetico cammino, questo si molto astratto, verso Dio dopo che ha tolto di mezzo le proprie radici e rinnegando di fatto la propria memoria.
La funzione della Chiesa è, o meglio era, fin dalle sue origini, proprio di tramandare gli insegnamenti di Cristo per questa ragione, nonostante le folate di modernismo, non è una parolaccia dire che la Chiesa è tradizionalista per antonomasia, anche se, con i cambiamenti repentini, questa funzione basilare vacilla davanti ai molti distinguo che tanti uomini di Chiesa fanno commentando ogni punto della dottrina.
Bisogna sottolineare che in altri tempi, quando la Chiesa aveva consapevolezza del proprio ruolo divino, giusto o sbagliato che fosse, mai avrebbe affrontato temi come in questo Sinodo se non per condannarli, come: il divorzio, la contraccezione, l’aborto, la convivenze, le unioni di fatto, le coppe omosessuali, i bambini all’interno di unioni omosessuali, la poligamia, l’eventualità di concedere la comunione ai risposati, non per una chiusura miope e preconcetta, ma semplicemente perché questi sono, almeno fino a prova contraria, dei peccati gravissimi e mortali con i quali nessun fedele, né tanto meno dei prelati, possono o dovrebbero scendere a patti.
Ne va della salvezza dell’anima, l’unica vera e assoluta priorità della Chiesa.
Accettare o venire solo a patti con queste azioni, anche se per il mondo laico non hanno alcuna importanza, per la Chiesa significherebbe accettare dei peccati mortali commettendo di fatto un abominio.
Si parla sempre, ormai da cinquant’anni, che la Santa Sede deve aprirsi al mondo e comprenderlo, ma proprio questo mondo con le sue mode, i suoi errori e i suoi peccati è lo stesso per cui proprio Gesù proibì ai suoi apostoli di pregare. Secondo la dottrina di sempre, è la Chiesa che deve attirare a se il mondo per santificarlo e non viceversa come si cerca di fare oggi.
Accettando e aprendo la Chiesa anche ad uno solo di questi temi sinodali, probabilmente il mondo che finalmente la Chiesa non è più quella struttura stantia, polverosa ed anche arcigna che guardava al mondo con paura, ma è oggi una realtà che vuole confrontarsi con la realtà e in tanti approveranno con gioia questo suo nuovo corso, peccato che, come leggiamo nel Vangelo nel capitolo delle Beatitudini, Gesù, senza distinguo o pseudo – dialogo, afferma che :” …guai a voi quando gli uomini diranno bene di voi perché in questo modo sono applauditi anche i falsi profeti“.
Parole chiare a cui non tanto i laici, quanto coloro che si definiscono ancora credenti, dovrebbero riflettervi bene.
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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::146::/cck::