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Noi italiani, siamo, un popolo di scialacquatori, di gente disordinata, lontani da noi anni luce il controllo della spesa pubblica per non parlare del senso dello Stato e potremmo continuare ancora per molto questo triste rosario secondo i rimproveri che ci vengono, a torto o a ragione, dai nostri partner europei
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Noi italiani, siamo, un popolo di scialacquatori, di gente disordinata, lontani da noi anni luce il controllo della spesa pubblica per non parlare del senso dello Stato e potremmo continuare ancora per molto questo triste rosario secondo i rimproveri che ci vengono, a torto o a ragione, dai nostri partner europei. Tutto giusto, forse, solo che leggendo i bilanci della Ue ci accorgiamo che siamo in bella compagnia, anzi per certi aspetti siamo anche più virtuosi della stessa Europa
La colossale burocrazia Ue, come se già non avessimo la nostra, costa al contribuente italiano, 5,5 miliardi di euro l’anno, solo nel decennio 2003-2013 abbiamo versato una somma pari a 159 miliardi, cioè 16 miliardi l’anno ricevendone, però, solamente 104 miliardi, e se la matematica non è un opinione, mancano all’appello ancora 55 miliardi pari ad almeno tre nostre finanziarie di “lacrime e sangue”.
Pazienza, dirà qualcuno, sono comunque soldi ben spesi e certamente con più oculatezza di noi italiani.
Basta collegarsi al sito dedicato al diritto dell’Unione europea e scaricare le 921 pagine con il bilancio 2014 della Commissione. Vediamo qualche cifra che vengono fatte ogni anno, altro che spending -review.
Prima di tutto lo scandalo, ormai da più di cinquant’anni, dei 2 Parlamenti europei: uno a Bruxelles, dove per 20 giorni si svolgono i lavori delle commissioni e l’altro a Strasburgo, che costa 180 milioni l’anno e che vive una settimana al mese per le sedute plenarie, un palazzo costato al contribuente 500 milioni di euro.
Ogni penultimo venerdì del mese tutti i documenti, dossier, pratiche burocratiche vengono caricate su treni speciali e dalla capitale belga trasportate alla città alsaziana, e appena sette giorni dopo il tutto riprende la via del ritorno e così da decenni e davanti a questo scempio di soldi nessuno interviene.
Ci sono poi spese che, anche se importanti per il loro fine educativo, stridono con i bisogni reali della Comunità.
Al titolo 15 del documento di bilancio troviamo 2.570.366.455 euro per la cultura e a prendersi quasi la metà di questa cifra c’è il programma Erasmus per il quale spendiamo ben 1.419.417.292.
Cifre importanti, ma, ripetiamolo, non ci sarebbe nulla di male se, ad esempio, per l’ondata migratoria dalle coste africane sono stanziati solamente 741.987.040 oppure per la Sicurezza Interna e per la prevenzione e la lotta contro la criminalità organizzata transfrontaliera il bilancio europeo ha previsto appena 150 milioni di euro.
Bisogna allora ricordare che la politica estera comunitaria è, come tutti sanno, qualcosa di inesistente, pur tuttavia solo nel 2013 il dipartimento, ora ereditato da Federica Mogherini, è costato 508 milioni di euro e salirà ancora del 3% nel 2014, la spesa 200 milioni coprono i costi della sede centrale, 7 vanno negli spostamenti della Mogherini e 300 milioni per le sedi sparse nel mondo con una pletora di funzionari lautamente stipendiati di cui non è chiaro che cosa facciano.
Un bilancio a cui va aggiunto anche il mantenimento di 139 sedi nel mondo con 5366 addetti tra cui 37 alle Mauritius e 44 ai Caraibi e solo 33 alle isole Fiji, per 524 milioni di euro.
Certamente ci sono anche aiuti e fondi economici stanziati a vario titolo per i ventotto membri della comunità, ma al lato di questi interventi ci sono una serie di attività che lasciano a adir poco sconcertati.
Facciamo solo qualche esempio: 2 milioni e mezzo di euro in rinfreschi e 4 milioni per il centro fitness nel parlamento di Bruxelles per i funzionari, 90mila euro per uno studio tecnico sugli sciacquoni dei bagni o sull’ utilizzo di una dieta a base di insetti, per non parlare della cultura dove ballerini belgi vanno a insegnare danza agli africani.
Sfogliando il bilancio troviamo un importante finanziamento a Bruxelles per la casa della storia europea che sarà inaugurata il prossimo anno con 31 milioni per ristrutturare l’edificio, 15,4 per l’allestimento scenico, altri 6 per le esigenze del multilinguismo; la sua gestione annuale costerà 11,5 milioni.
Immaginiamo la ressa dei cittadini europei per visitare questo luogo.
Ma non è finita, l’Europa, fustigatrice degli sprechi europei, specie per noi italiani, trova però 200mila euro per il Festival del vento con lo scopo di sviluppare il ruolo della musica dell’organo nella nostra cultura, 57mila euro per l’European joystick, un’orchestra che compone opere musicali con il telecomando della playstation ed anche 100mila euro destinati, e non è uno scherzo, al tango finlandese, palesemente più sensuale di quello argentino.
Rimanendo nel campo musicale, 400mila euro sono destinati ai “gorilla volanti”, un complesso musicale che compone, si fa per dire, e suona sinfonie, come “l’Inno alla gioia”, per sassofoni e rutti, facendo rigirare nella tomba il povero Beethoven.
L’Europa è una grande occasione per tutti noi, ma non va sprecata gettando i soldi dalla finestra, specialmente quando ci troviamo ancora nella peggior crisi economica, anche del secolo scorso.
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::autore_::di Giancarlo Cattaneo::/autore_:: ::cck::205::/cck::