Scienza

Zenone ed il mistero della vita

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Zenone, un filosofo della Magna Grecia, vissuto circa duemila e cinquecento anni fa, un giorno prese i suoi discepoli, si inginocchiò e fece un mucchio di sabbia.

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Zenone, un filosofo della Magna Grecia, vissuto circa duemila e cinquecento anni fa, un giorno prese i suoi discepoli, si inginocchiò e fece un mucchio di sabbia. Poi iniziò a togliere un granello per volta e chiese: “Se io tolgo i granelli di sabbia ad uno ad uno, alla fine il mucchio non ci sarà più. Ma ci sarà un momento in cui quei pochi granelli rimasti non potranno più essere chiamati ‘mucchio’. Qual è il granello che aggiunto forma un mucchio di sabbia e tolto forma un semplice insieme di grani che non può più essere definito ‘mucchio’?”
I discepoli entrarono in crisi e venticinque secoli dopo, la domanda pone ancora non poche difficoltà.
Ma cambiamo discorso. Come è noto, noi siamo esseri viventi e non siamo gli unici su questo mondo. Un albero è vivente, una mosca è vivente, ma che cosa è la vita?
Sembra strano, ma a tutt’oggi non lo sappiamo.
Anni fa, alla NASA, alcuni esobiologi, cioè scienziati che si occupano della possibile esistenza di forme di vita su altri pianeti, provarono a definire che cosa fosse esattamente la vita e con loro sorpresa, riconobbero che una definizione soddisfacente, di fatto non esiste. Che cosa c’entra il filosofo della Magna Grecia con questo?
Proviamo a fare un esperimento.
Partiamo da un cane che ovviamente è un essere vivente. Iniziamo a semplificarlo. Togliamogli prima le zampe, poi le orecchie, poi buttiamo via un poco di cellule, fino ad ottenere qualcosa simile ad una ameba.
L’organismo ottenuto, per quanto bizzarro, sarebbe ovviamente ancora definibile come ‘vivente’.
Ma andiamo avanti. Togliamo ancora qualche cellula e trasformiamo il cane in un organismo monocellulare. Ovviamente anche questo è vivente, ma se procediamo ancora nel nostro esercizio di semplificazione, animalisti permettendo, riduciamo il nostro povero cane ad un DNA con qualche proteina intorno, cioè una sorta di virus.
Questo virus e in generale, un qualsiasi virus può ancora essere definito vivente?
Qui non tutti sono d’accordo. Secondo alcuni si e secondo altri no.
Ecco che qui entra in ballo Zenone. Semplificando un organismo vivente, quand’è che cessa di essere vivente? Poniamo la domanda in un altro modo.
Se il virus dell’influenza è vivente, perché non dovrebbe esserlo quello informatico?
Dove comincia la vita? Ma potremmo anche fare l’esperimento opposto. Costruiamo un DNA e iniziamo a mettergli intorno delle molecole organiche sempre più complesse, organizzate in maniera sempre più sofisticata.
Quand’è che questa macchina biologica che stiamo costruendo diventa ‘viva’? Quando inizia a replicarsi?
Ma soprattutto, potrebbe mai diventare viva? I riduzionisti direbbero di si, i vitalisti no.
I primi riducono il fenomeno ‘vita’ ad un semplice meccanismo, complicato quanto si vuole, ma comunque spiegabile in termini chimico fisici, mentre i secondi sostengono che per ottenere un sistema vivente è necessario che alla macchina biologica complessa si aggiunga qualcos’altro, quello che gli antichi chiamavano il ‘soffio vitale’.
Come stanno effettivamente le cose? Non lo sappiamo.
Non è mai stato dimostrato che la vita sia qualcosa di più di un semplice meccanismo complicato, ma non è mai stato neanche dimostrato il contrario.
Oltretutto, a complicare le cose, c’è un altro problema: nel nostro universo esiste una grandezza chiamata entropia. L’entropia misura il grado di disordine di un sistema e una legge fondamentale della fisica dice che l’entropia deve aumentare, cioè il grado di disordine è costretto a crescere nel tempo, ma nei fenomeni viventi accade il contrario: la vita trasforma il disordine in ordine.
Come è possibile che un mucchio di molecole, ad un certo punto inizi ad auto – organizzarsi, violando il principio dell’entropia?
E’ un meccanismo spiegabile in termini chimico fisici oppure ad un certo punto succede qualcosa che sfugge alle nostre capacità di spiegazione?
Nessuno lo sa, per lo meno non in questo mondo.
Forse Zenone, con il suo genio avrebbe potuto illuminarci, ma non lo ha fatto e se ai suoi tempi aveva un’idea per risolvere questo dilemma, la sua idea non è giunta fino a noi.

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::autore_::di Riccardo Liberati::/autore_:: ::cck::243::/cck::

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