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Traduzione di Giuliana Giannessi
San Paolo (Br). Nell’arena politica, la primavera brasiliana ha temperature sopra la media con un gigantesco schema di corruzione che sta venendo alla luce, coinvolgendo pubblico e privato, che hanno prosciugato miliardi di euro da parte della società principale controllata dal governo, la “Petroleo do Brasil SA (Petrobras)”.
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Traduzione di Giuliana Giannessi
San Paolo (Br). Nell’arena politica, la primavera brasiliana ha temperature sopra la media con un gigantesco schema di corruzione che sta venendo alla luce, coinvolgendo pubblico e privato, che hanno prosciugato miliardi di euro da parte della società principale controllata dal governo, la “Petroleo do Brasil SA (Petrobras)”. Si tratta del cosiddetto scandalo ‘Petrolão’ che promette di rendere la prossima estate politica tropicale la più calda di tutta la storia.Deflagrata il 17 marzo, l’azione di polizia ha già messo dietro le sbarre un ex direttore della Petrobras e un agente che agiva nel riciclaggio del denaro che scolava dalle opere super fatturate contrattate da società e alimentava la base del governo Dilma Rousseff in Parlamento.
Venerdì 14 novembre la polizia ha compiuto 85 mandati giudiziali, 21 con detenzione temporanea. Sono stati arrestati dirigenti altolocati, delle grandi imprenditorie che, oltre a contratti miliardari con la Petrobras, sono responsabili di grandi opere pubbliche del paese, oltre ad un altro direttore della Petrobras.
In tutto, sette imprenditori, con contratto di oltre 60 miliardi di reali (20 miliardi di euro) con la Petrobras, sono il bersaglio dell’operazione iniziata venerdì scorso. “Sono coloro il cui materiale sequestrato e la violazione della privacy hanno offerto un imponente carteggio per mostrare il loro coinvolgimento nella «formazione di cartello», appropriazione indebita per la corruzione di agenti pubblici”, come ha detto il commissario.
I gruppi investigati registravano ed erano responsabili per le transazioni finanziarie atipiche per un importo che supera i 10 miliardi di reali (3 miliardi di euro). I coinvolti risponderanno, nei limiti delle loro partecipazioni, per i reati di associazione a delinquere, «formazione di cartello», corruzione, frode sulla legge di appalti e riciclaggio di denaro.
Lo schema criminale del sovrapprezzo dei contratti della Petrobras per pagamento di tangenti a parlamentari e partiti politici, mette in discussione il governo del rieletto presidente Dilma Rousseff. Imprigionato fin da marzo, Alberto Youssef, avrebbe confessato a seguito di un accordo di delazione premiata (riduzione della pena a partire dalla confessione del crimine ed il prospetto informativo della rete di colpevoli) che “la Rousseff” fosse a conoscenza di questo quadro di corruzione.
Questo esplosivo scenario che occupa alla grande mezzi di informazione, settori della società contrari al governo della presidente Rousseff, già fa scendere in strada il popolo per richiesta di impeachment della presidente, anche se questo atteggiamento non è sostenuto dai partiti d’opposizione.
Dilma che ha assistito a questi ultimi avvenimenti tenendosi a distanza, (si trovava in Australia per far parte della cupola del G-20) ha utilizzato come portavoce il ministro della Giustizia José Eduardo Cardoso. “Ho passato i dati alla presidente Dilma. Lei è a conoscenza delle indagini. Nel momento in cui ho potuto avere accesso, sotto segreto, ai dati, glieli ho riferiti e lei ha trasmesso quello che sto dicendo: chiedere alla polizia federale di proseguire fermamente nella ricerca di irregolarità e procedere con equità ed imparzialità nelle indagini, e far sì che tutto sia chiarito.”
Secondo lui, le indagini “continueranno, non guardando in faccia a nessuno, che si tratti di un politico del governo o dell’opposizione. Tutto deve essere indagato poco importandosi del colore politico-partitario “, ha detto Cardoso.
In opposizione, la voce principale che ha commentato il caso Petrolão è stata quella del candidato sconfitto alle elezioni presidenziali, Aécio Neves. “Durante la campagna elettorale, il candidato Dilma ha cercato di voltare le spalle alla realtà delle denunce. Ora, è la presidente Dilma che cerca di allontanarsi dalla stessa realtà, agendo come se la Petrobras non facesse parte del suo governo. Così facendo, la presidente sottovaluta l’intelligenza dei brasiliani, oltre a mancare di rispetto nei confronti della Polizia Federale, nel tentare di convincere il paese che le indagini si verificano solo grazie alla decisione o al permesso del governo. Dimentica, ancora una volta, che la Polizia Federale è un’istituzione dello stato brasiliano e non del governo, al servizio del paese e non degli interessi del governo “, ha detto Neves.
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::autore_::di Eduardo Fiora::/autore_:: ::cck::253::/cck::