Cultura

Festival del cinema di Roma: promoveatur ut amoveatur

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Il Ministro Dario Franceschini“La politica non è una scienza, ma un’arte”. Lo diceva Otto von Bismarck nel 1884, non immaginando che, 130 anni dopo, i politici italiani avrebbero mutuato quell’affermazione per avvicinarsi a un’altra arte: quella del cinema.

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“La politica non è una scienza, ma un’arte”. Lo diceva Otto von Bismarck nel 1884, non immaginando che, 130 anni dopo, i politici italiani avrebbero mutuato quell’affermazione per avvicinarsi a un’altra arte: quella del cinema.
Sia chiaro, tutti i politici vorrebbero fare cinema, ma pochi, pochissimi, se lo possono permettere per il loro aspetto e le loro capacità e così, dopo aver finanziato a pioggia produzioni di opere d’arte e allo stesso tempo cinepanettoni, quale occasione migliore se non quella di gestire un festival del cinema per entrare a far parte di questo mondo? Magari un festival comodo, vicino alla sede del Parlamento… a Roma.
La vittima designata è quindi il Festival del Cinema di Roma che, da quando è nato, ha sempre subito la vicinanza con le stanze del potere. La prima edizione, denominata “Cinema. Festa internazionale di Roma”, si è tenuta nel 2006, promossa da Comune di Roma, Camera di commercio, Regione Lazio, Provincia di Roma e organizzata dalla Fondazione Musica per Roma presieduta da Goffredo Bettini. Al Governo c’era Romano Prodi, ma l’imprimatur era maturato in Campidoglio dove Walter Veltroni era il sindaco. La direzione artistica era formata da Maria Teresa Cavina, Piera Detassis, Gianluca Giannelli, Giorgio Gosetti e Mario Sesti. Nel 2007, viene istituita la Fondazione Cinema per Roma e, nel 2008, è nominato presidente della neonata fondazione Gian Luigi Rondi, mentre a Piera Detassis fino al 2011 è affidata la direzione artistica. Nel 2012 Paolo Ferrari diventa presidente della Fondazione Cinema per Roma. Al Governo c’è Mario Monti e in Campidoglio siede Gianni Alemanno, che insieme alla Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, impone Marco Müller nuovo direttore artistico del Festival. Lo stesso Müller che solo qualche mese prima aveva diretto la Mostra del cinema di Venezia e gettato fango sull’antagonista festival della Capitale.
Oggi il posto da direttore è vacante e, nel frattempo, al Governo è arrivato Matteo Renzi. Il peso del Comune di Roma, indebolito dallo scandalo di ‘mafia capitale’ è schiacciato dal centralismo del Primo Ministro e – casualmente – dopo un feroce attacco del Presidente della Regione Veneto in difesa del Festival di Venezia, il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Dario Franceschini entra a gamba tesa all’Auditorium Parco della Musica, sede storica del festival.
Dario Franceschini ha dichiarato: “la Festa di Roma perderà la parte concorsuale per trasformarsi, da festival in festa, evitando quel rischio di sovrapposizione che qualche volta c’è stato in questi anni” e aggiungendo “non esiste nessuna concorrenza o improbabile competizione con la Mostra di Venezia”. “Chi ha ruoli nazionali – ha concluso Dario Franceschini – deve preoccuparsi di costruire sinergie ed evitare concorrenze”. Peccato che, di fatto, il festival dal 2014 fosse già divenuto “non competitivo”, lasciando al pubblico il compito di decretare il vincitore in ognuna delle sezioni esistenti (come avviene per il celebre Toronto International Film Festival).
Il diktat del Ministro quindi ‘promuove’ (o declassa, dipende dai punti di vista) il festival a festa del cinema. Il Ministero, non avendo voce in capitolo fino a questo momento, è costretto a investire oltre un milione di euro attraverso l’Istituto Luce. Di fatto Franceschini si compra un biglietto in prima fila, commissariando la Fondazione Cinema per Roma che non ha preso parte alle ultime decisioni imposte dall’alto: nuovo nome, unificazione con il FictionFest e assenza di una competizione tra i film presentati.
Per qualcuno questa decisione ricorda la locuzione latina promoveatur ut amoveatur che viene usata spesso nel linguaggio burocratico per esprimere la necessità di liberare una posizione chiave, promuovendo la stessa persona (o in questo caso lo stesso festival) a un qualunque altro ruolo, per lo più meramente onorifico, essendo questo l’unico mezzo per poterlo “legalmente” allontanare dalla posizione occupata. La rimozione, attraverso una promozione, può essere dovuta anche alla necessità di rimuovere da una posizione una persona considerata “scomoda”, non perché inadeguata o incompetente, ma perché efficiente e zelante.
Per fortuna il noir film festival di Courmayeur diretto da Giorgio Gosetti e Marina Fabbri, (che forse oggi è una delle manifestazioni più virtuose in Italia), a differenza del festival di Roma è abbastanza lontano dalle sedi degli ‘artisti politici’.

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::autore_::di Gianluca Gioia::/autore_:: ::cck::305::/cck::

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