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La Tunisia è una nazione che ama sorprendere. Dopo essere stata quattro anni fa la culla delle cosiddette “rivoluzioni arabe”, il popolo di questo Stato dell’Africa settentrionale così vicino a noi, ha incoronato nelle elezioni presidenziali svoltesi domenica scorsa, il laico Beji Caid Essebsi.
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La Tunisia è una nazione che ama sorprendere. Dopo essere stata quattro anni fa la culla delle cosiddette “rivoluzioni arabe”, il popolo di questo Stato dell’Africa settentrionale così vicino a noi, ha incoronato nelle elezioni presidenziali svoltesi domenica scorsa, il laico Beji Caid Essebsi.
Un successo ottenuto al ballottaggio contro il candidato delle formazioni islamiche Moncef Marzouki, che in questi anni di transizione ha guidato il paese garantendo la road map che, prima ha portato i cittadini tunisini a scegliere i membri dell’assemblea legislativa, e circa due mesi dopo, il nuovo Presidente della Repubblica.
Un successo per la Tunisia, che va aldilà del mero percorso elettorale. A differenza dei suoi vicini, questo paese del Maghreb, dalla caduta del dittatore Ben Ali nel gennaio 2011, ha saputo darsi una nuova costituzione che tutela i diritti delle donne e delle opposizioni, consentito lo svolgimento di due tornate elettorali e contenuto le formazioni salafite più intransigenti.
Un baluardo di democrazia premiato dal settimanale britannico “The Economist” con la definizione di “Paese dell’anno”. Risultato assolutamente eccezionale, soprattutto se paragonato al caos regnante nella vicina Libia o al ritorno al passato imposto all’Egitto dalla repressione militare che ha azzerato l’esperienza dei fratelli musulmani al potere.
Tornando al nuovo Presidente della Repubblica Essebsi, quel che spicca è la sua vicinanza storica e politica al padre della Tunisia moderna, l’indimenticato Habib Bourghiba. Un’eredita’ difficile, che lo stesso Essebsi ha dichiarato di portare sulle spalle con difficoltà, nonostante questo avvocato 88enne sia stato diverse volte ministro nei governi presieduti dal fondatore della patria.
Il suo partito Nidaa Tounes, di orientamento laico e progressista, già vincitore delle elezioni legislative, dovrà ora decidere se fare entrare nella coalizione governativa gli islamisti moderati di Ennadha, protagonisti della prima fase della gestione del potere dopo la dittatura di Ben Ali.
Aprire alla formazione uscita sconfitta dalle presidenziali, darebbe quel segno di coesione nazionale necessario per consentire al paese di uscire dalla stagnazione economica, ma potrebbe rappresentare un freno per l’attuazione di quelle grandi riforme delle quali la Tunisia ha bisogno. Sarà questa la prossima sfida per Essebsi, l’ultima e la più importante della sua lunga carriera politica.
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::autore_::di Diego Grazioli::/autore_:: ::cck::325::/cck::