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Partito “unico” e … democrazia

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Presidente NapolitanoNell’augurare a tutti coloro che ci seguono un buon 2015, ci tuffiamo subito nelle cose di casa nostra per cercare di capire che cosa sta accadendo e accadrà nelle prossime settimane del nuovo anno.

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Nell’augurare a tutti coloro che ci seguono un buon 2015, ci tuffiamo subito nelle cose di casa nostra per cercare di capire che cosa sta accadendo e accadrà nelle prossime settimane del nuovo anno.
Da un lato registriamo la conferma ufficiale, coram populo, del presidente della Repubblica del suo passo indietro, con le dimissioni dal suo incarico assunto per la seconda volta poco meno di due anni or sono a richiesta generale del Parlamento e del Paese.
Un passo annunciato, inseguito, più volte indicato che giunge alla sua esecuzione pratica. Il capo dello Stato, nel suo saluto di fine 2014 ha indicato i difetti e i pregi del nostro popolo invitando al coraggio e alla tenacia per andare incontro alle novità necessarie e auspicate per la ripresa del paese. Nel suo lungo novennato, l’Italia ha affrontato una nuova fase traumatica con l’arrivo a destinazione delle mancate riforme politiche e sociali rimandate per decenni in ossequio ad uno status quo che si è trasformato in condanna per il paese. I posteri diranno – come ha detto Napolitano – il valore della sua opera di supplenza della politica falcidiata dalla sua incapacità e dal lavoro della magistratura contro corruzione e storture. Certamente, ne è sempre stato consapevole lui stesso, non poche sono state le decisioni forti che hanno modificato il ruolo del presidente, facendone un arbitro e al tempo stesso un artifex dei passi da fare. Così come appare evidente che per superare il “ventennio” berlusconiano e la sua crisi, si è nuovamente arrivati a realizzare passaggi di potere al di fuori della legittimità popolare, senza elezioni e in certo senso per cooptazione interna al mondo politico ed economico. Un segno che non scomparirà facilmente e che ipoteca non poco il nostro futuro, soprattutto nell’incertezza e nella disomogeneità delle riforme costituzionali, come anche nel sostanziale caos in cui versa la rappresentanza politica e per conseguenza l’incertezza dei cittadini.
Qui arriviamo ad un secondo punto. La situazione della politica. E ai possibili sviluppi.
L’anno che inizia porta con sé due tratti distintivi in questo campo: l’implosione prossima o avvenuta di forze politiche e aggregazioni e al tempo stesso la nascente realtà di un ircocervo (direbbe Umberto Eco) costituito da un partito, il PD, che non è più cosa era prima ma non sa ancora che cosa dovrà essere dopo. In più abbiamo di fronte un sistema dove l’unica realtà che sembra avere almeno la capacità di dire qualcosa al paese è un’aggregazione disomogenea e polimorfa che, sperando il Pd sembra porre le basi di qualcosa che assomiglia sempre di più a un rassemblement interclassista (ammesso che le classi esistano ancora) e stratificato simile a quella che una volta era la balena bianca nel suo momento più fortunato. Intorno il vuoto pneumatico di un passato a destra che difficilmente si riaggregherà politicamente e una realtà senza speranza come quella dei 5stelle devastata dalla sua stessa incapacità di essere qualcosa al di là delle pulsioni distruttive e sfasciste.
Un quadro instabile e non molto confortante. La presenza di un unico “partito” (non parliamo di un partito unico che ci riporterebbe indietro storicamente) tendenzialmente egemone (come dimostrano i cambi di casacca a gogò delle ultime settimane) pone dei seri interrogativi sulla salute della nostra democrazia e sulla capacità del popolo italiano di esprimersi democraticamente. E questo ad onta della volontà espressa di arrivare a garantire l’alternanza al potere, fulcro della defunta seconda repubblica.
Se questo è il terreno, l’humus, sul quale dovranno compiersi le scelte del nuovo presidente della Repubblica e subito dopo quelle delle riforme ineludibili e in cammino, non ci sono ampi motivi di stare sereni, come direbbe Renzi, ma piuttosto numerose ragioni di preoccupazione. Tutto questo, mentre la crisi economica non cambia, la povertà cresce, l’insicurezza e l’insoddisfazione anche. Se il sistema politico-costituzionale non darà segni di vita cosciente la più presto tutto il resto languirà in attesa di che cosa? Ardua la risposta. Proveremo a darne qualcuna di fronte ai prossimi avvenimenti!

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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::357::/cck::

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