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Per chi è cresciuto con i film in bianco e nero, la dicotomia tra bene e male è sempre stata ben rappresentata ed evidenziata in tutte le attività umane.
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Per chi è cresciuto con i film in bianco e nero, la dicotomia tra bene e male è sempre stata ben rappresentata ed evidenziata in tutte le attività umane.
Nei vecchi western americani, i selvaggi “indiani” rappresentavano il baluardo dei cattivi, dell’inciviltà e delle barbarie nei confronti del progresso e della colonizzazione illuminata dell’uomo bianco.
Nell’era digitale, la globalizzazione e i sistemi informatici hanno cambiato le carte in tavola: con il capitale e i movimenti di ricchezza virtuale a portata di click di mouse, la finanza ha assunto il ruolo di protagonista, relegando le persone ed anche gli ordinamenti delle società civili, a ruoli subalterni.
Per il laborioso imprenditore del ricco nord vedere il frutto del proprio lavoro, presso qualche forziere nella vicina Svizzera, era motivo di status e di scalata nei gradini sociali.
L’avvento successivo alle cronache di paesi esotici, come Cayman e Panama, dava adito ad interpretazioni quasi letterarie dei cambiamenti in atto.
Il 2015 sorge all’insegna dello scambio di informazioni tra Svizzera ed Italia, cancellando, di fatto, decenni di segreto bancario nella principale roccaforte europea.
Il CRS, Common Reporting Standard, è un accordo internazionale tra i paesi firmatari riguardante conti correnti, capitali, società anonime allo scopo di combattere l’evasione fiscale internazionale.
Il segreto bancario cesserà di esistere per tutti quei paesi cosiddetti paradisi fiscali, luoghi a fiscalità bassissima, che hanno favorito l’elusione e l’evasione fiscale, con l’afflusso di miliardi e miliardi di denaro.
Le successive iniziative, come la Volontary Disclosure per il rientro dei capitali, avranno l’obiettivo di impedire i dirottamenti di attività finanziarie che sfuggano al controllo di 92 Stati firmatari.
La recente apertura alla trasparenza della Svizzera e la successiva manovra di lasciare fluttuare il cambio, mostrano la tendenza dei paesi considerati rifugio ad operare in un clima di collaborazione, per evitare il cappio di movimenti ingovernabili di capitali che, in eccesso, rischiano di minare il normale funzionamento dell’economia e dei mercati.
La sete di risorse che i paesi Europei come Francia, Italia e Spagna hanno manifestato, con gli accordi atti a trasformare quasi la totalità dei paesi in white list, mostra la volontà dei governi di dare regole e comportamenti virtuosi alle persone ed alle economie.
La recente dichiarazione del presidente USA, Barack Obama, sul tentativo di tassare i profitti offshore delle multinazionali statunitensi ci svela la vera guerra in atto: evitare che il capitale, come entità virtuale, quasi dotato di vita propria, assuma il controllo sulla politica e sulla democrazia, grazie alla deregulation ed al movimento libero dei capitali.
Appare evidente che le multinazionali, con la loro forza economica, riescano sempre più ad incidere, con la finanza, il destino di molti paesi a danno delle persone.
Le regole debbono servire per canalizzare di nuovo la finanza a favore del progresso
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::autore_::di Gianluca Di Russo::/autore_:: ::cck::424::/cck::