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Futurismo all’Opera

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Chant_1©Yasuko Kageyama - Opera RomaLe inconfondibili marionette multicolori dei quadri futuristi di Fortunato Depero si animano al teatro dell’Opera di Roma nel balletto Le Chant du Rossignol composto da Igor Stravinskij.

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Le inconfondibili marionette multicolori dei quadri futuristi di Fortunato Depero si animano al teatro dell’Opera di Roma nel balletto Le Chant du Rossignol composto da Igor Stravinskij. Un grande spettacolo di danza con le coreografie di Lorca Massine, figlio del grande ballerino russo Leonide Massine.
Nel 1926 Sergej Diaghilev, l’impresario russo della famosa compagnia dei Balletti Russi, aveva affidato la realizzazione delle scene e dei costumi per Le Chant du Rossignol al pittore futurista Fortunato Depero. Depero si mise alacremente all’opera, ma alla fine lo spettacolo non andò in scena, forse per le difficoltà incontrate dai ballerini a muoversi nei voluminosi e ingombranti costumi creati dal pittore. A distanza di un secolo, grazie alla collaborazione con il museo MART di Trento e Rovereto, i costumi e le scene sono stati splendidamente allestiti per il Teatro dell’Opera.
La scena ideata da Fortunato Depero è una multicolore flora “plastica”, un paesaggio artificiale astratto con variopinti coni, piramidi e poliedri. Per i costumi Depero prese ispirazione dagli abbigliamenti della moda tradizionale cinese e li trasformò in costruzioni plastiche rivestite di panno vivacemente colorato.
La composizione di Stravinskij è ispirata dalla fiaba di Andersen sull’usignolo e l’imperatore della Cina, che vede la rivalità tra un usignolo vero e un mirabolante usignolo meccanico. L’usignolo vero in tutù bianco e semplice si riconosce per la danza armoniosa e carezzevole, mentre quello meccanico ha una gonna plissettata e si muove a scatti e figure geometriche. L’imperatore della Cina in maschera bianca veste un grande costume di drappi multicolori e regge uno stendardo di figure geometriche.
Con le musiche di Stravinskij, le scene e i costumi di Depero, il balletto andato in scena a Roma evoca quella meravigliosa follia creativa che aveva caratterizzato il movimento futurista nella seconda decade del secolo scorso.
Il programma della serata al Teatro dell’Opera continua con la imponente Carmina Burana per coro e orchestra di Carl Orff, messa efficacemente in scena in forma di balletto da Micha van Hoecke con l’elegante apporto dello stilista Emanuel Ungaro, creatore dei vaporosi costumi, oltre che delle scene in collaborazione con Carlo Savi. Il coro è l’elemento dominante di questa composizione. E’ sistemato su due spalti ai lati del palcoscenico, a sinistra le donne, a destra gli uomini, creando un suono potente e voluminoso.
Il dittico è andato in scena dal 14 al 20 febbraio con il teatro pieno fino all’ultimo posto. Si conferma il felice momento del Teatro dell’Opera di Roma, che ce la mette tutta per riscattare la triste immagine di sé che aveva dato nella scorsa stagione.
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::autore_::di Massimo Predieri::/autore_:: ::cck::440::/cck::

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