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Nigeria: la reazione militare

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Laurent Fabius, ministre des affaires étrangères et du développement international, s’est rendu au Tchad, au Cameroun et au Niger les 21 et 22 février. Foto diplomatie.gouv.fr/fr/dossiers-pays/tchad/la-france-et-le-tchad/visites-9039/article/afrique-deplacement-de-laurent-117979La notizia: la città di Baga, nel nordest della Nigeria, è stata strappata alle milizie della setta Boko Haram, alla fine della settimana scorsa, secondo quanto affermato dal portavoce delle forze armate nigeriane Maggior-Generale Chris Olukolade

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La notizia: la città di Baga, nel nordest della Nigeria, è stata strappata alle milizie della setta Boko Haram, alla fine della settimana scorsa, secondo quanto affermato dal portavoce delle forze armate nigeriane Maggior-Generale Chris Olukolade, che ha dichiarato: “We have secured Baga. We are now in full control.”
La città di Baga, prossima al lago Chad, al confine tra Nigeria e Chad, importante avamposto militare nigeriano, era stata oggetto di una massiccia incursione delle forze jihadiste nella prima settimana del 2015, costata morte e terrore alla popolazione. Moltissimi abitanti erano fuggiti verso il lago, nel tentativo di salvarsi, ma molti di loro vi avevano trovato anche la morte.
La reazione militare non si era fatta attendere. L’Unione Africana, convocata d’urgenza in una riunione presso la sede di Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, presenti ben 15 Capi di Stato, ha deciso la costituzione di una forza militare multinazionale, composta da truppe dei Paesi confinanti con la Nigeria, Benin, Niger, Chad e Cameroon, chiedendo il sostegno anche finanziario dell’ONU, che lo stesso Ban ki-moon ha immediatamente appoggiato.
La cooperazione militare tra i paesi interessati si è avviata immediatamente anche se con molte difficoltà iniziali coprendo i confini del nordest nigeriano, interessati da molteplici e continui attacchi sviluppatisi su circa 200 chilometri di confini col Niger, su quelli del Chad e su circa 400 chilometri di confini col Cameroon.
La perdita jihadista, tuttavia, non ha fermato i militanti, che, invece, continuano intensificando gli scontri, così che alcuni media parlano di una vera e propria guerra.
Tra le misure adottate dalla Nigeria, significativo e controverso è stato il rinvio delle elezioni legislative e presidenziali, previste inizialmente per il 14 febbraio scorso, spostate di 6 settimane al prossimo 28 marzo.
Il rinvio ha trovato immediata eco nel leader degli insurgents, Abubakar Shekau, che ha manifestato il proprio obiettivo politico consistente nell’impedire il regolare svolgimento delle elezioni.
Intanto sono state intensificate le iniziative diplomatiche. Il ministro degli esteri francese, Laurent Fabius, è giunto domenica scorsa a Niamey, capitale del Niger, dopo una visita in Chad ed in Cameroon, con l’obiettivo di fare pressione sulla comunità internazionale per finalizzare l’intesa sulla coalizione militare a protezione dei confini della Nigeria. La Francia punta ad una decisione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che legittimi la decisione dell’Unione Africana e ne copra la richiesta di finanziamento.
Da sottolineare, comunque, anche l’intervista di Daniel Finnan a Johnnie Carson, ex Assistente del Segretario di Stato USA per gli affari africani che ha ribadito ancora una volta il rifiuto americano all’invio di armi alla Nigeria, a causa delle continue e pesanti violazioni dei diritti umani commesse nei confronti della popolazione nigeriana ad opera delle forze militari. Analoghe accuse sono state formulate anche nei confronti delle truppe camerunensi, a sentire Maximilienne Ngo Mbe, capo dell’associazione REDHAC, nelle dichiarazioni pubblicate da Mail Guardian Africa: “In nome della lotta contro Boko Haram non possiamo consentire che la gente venga terrorizzata proprio da coloro che ci si aspetta la protegga”.

 

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::autore_::di Giorgio Castore::/autore_:: ::cck::443::/cck::

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