Cultura

Eziologia della passione per il vino

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EnotecaLa prima domanda che viene posta ai wine enthusiast è spesso: “Qual è la bottiglia che ha acceso la tua passione?”.

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La prima domanda che viene posta ai wine enthusiast è spesso: “Qual è la bottiglia che ha acceso la tua passione?”.
C’è sempre una bottiglia, in circostanze particolari, che spinge all’approfondimento ed infonde la necessità impellente di apprendere per poi trascendere il calice, sulla spinta propulsiva delle sensazioni scatenate da sapori travolgenti e coinvolgenti. Perché il vino lo si può apprezzare ed interpretare al meglio solo conoscendolo “intimamente”.
Talvolta però, tale processo conoscitivo sfocia nell’eccesso. Quando la “sete” tecnica interrompe il piacere tout court castra la quasi voluttuosa relazione tra il nettare che sin dagli albori accompagna la vita dell’uomo e l’erudito assaggiatore.
Come disse il guru Renzo Cotarella, enologo e AD della Marchesi Antinori, in una recente intervista: “…meno calice rotanti e più godimento nell’approccio al vino”.
È anche vero che oramai il pubblico degli intenditori si è espanso, i corsi da sommelier proliferano ovunque, anche in radio, e l’attenzione per il vino è notevolmente cresciuta negli ultimi 20 anni. In questo scenario, il vino e la sua conoscenza sono diventati uno status. Il connoisseur è spesso ritratto come aristocratico, intellettuale e latin lover passionale.
In un mondo dove la semplicità è sottovalutata, torniamo a godere del buono, ricordando sempre che conoscere accresce il piacere, ma non deve prevaricarlo.
Viva i corsi, viva la promozione, ma soprattutto viva l’atmosfera che crea la giusta bottiglia ad una cena romantica, o i sorrisi fra amici.
Vi starete magari chiedendo quale sia stata la bottiglia che abbia fatto scattare la scintilla nel mio caso. Beh, è stato un nero d’avola della cantina Donnafugata, il Mille e una notte 2003, la cui avvolgenza mi rapì irrimediabilmente.

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::autore_::di Giuseppe Bellavia::/autore_:: ::cck::450::/cck::

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