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Alla metà del secolo scorso, con lo sviluppo della tecnologia legata allo spazio con gli iniziali voli di razzi interspaziali e dei primi satelliti, ci fu specie nella lettura di fantascienza un vero e proprio exploit dei robot che in pratica potevano svolgere qualsiasi compito.
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Alla metà del secolo scorso, con lo sviluppo della tecnologia legata allo spazio con gli iniziali voli di razzi interspaziali e dei primi satelliti, ci fu specie nella lettura di fantascienza un vero e proprio exploit dei robot che in pratica potevano svolgere qualsiasi compito.
La caratteristica di queste macchine era, negli scrittori di sessant’anni fa, la loro intelligenza assai superiore a quella degli umani, pur essendo costruiti da questi ultimi, avevano sempre la risposta giusta e, come era prevedibile, non mancava l’aspetto rosa, avendo dei sentimenti accadeva che in queste storie si innamoravano della loro costruttrice, sempre bella ed attraente.
Ma era pura immaginazione, la realtà era molto differente.
I robot utilizzati specie nell’industria, non avevano nulla di simpatico, né tanto meno attraenti, erano macchine inizialmente usate nelle catene di montaggio dove svolgevano senza obblighi sindacali, il doppio del lavoro di un operaio con la massima precisione, ma da li ad affezionarsi a queste macchine ce ne correva.
Ma gli anni passano e quello che era una pura fantasia cominciò a diventare realtà.
Grazie ai microprocessori, a materiali sempre più innovativi e allo sviluppo dei computer molti problemi sono stati risolti e hanno cominciato a prendere forma robot sempre più umanizzati, proprio come nei citati racconti di fantascienza degli anni ’50, anche nelle fattezze umane.
Dalla fantasia, dunque, si è passati alla realtà con robot che non stanno solamente alle catene di montaggio, ma fra pochi anni potranno essere un vero sostegno specie per gli anziani o le persone con difficoltà, in grado di governare le faccende quotidiane di casa.
Chi non segue lo sviluppo di queste macchine penserà ad uno scherzo o ad una fantasia esasperata, ma è tutto vero grazie al progetto “Ramcip”, sovvenzionato dalla Commissione Europea, nell’ambito del programma Horizon 2020, per una cifra vicina ai 4 milioni di euro.
Cuore di questa tecnologia sarà il nostro Paese, a cui andranno 330 milioni di euro, per il coordinamento della ricerca predisposto dalla Scuola Superiore Sant’Anna e in particolare, dal suo Istituto TeCIP, acronimo di Tecnologie della Comunicazione, dell’Informazione, della Percezione.
Al progetto faranno parte anche la Spagna, la Polonia, la Germania ed anche la Grecia, oltre a due aziende private.
Il progetto di questa nuova generazione di umanoidi è destinato all’assistenza delle persone anziane che spesso rimanendo sole, pur avendo ancora una buona salute, si trovano in grande difficoltà nel gestire la quotidianità: dalla preparazione del cibo alla gestione della casa, non solo, questi robot domestici di nuova generazione aiuteranno l’utente a mantenere atteggiamenti positivi e a tenere in esercizio abilità cognitive e fisiche grazie alla possibilità di interagire con le persone.
Il programma “Ramcip” prevede, in particolare, che quest’ultima capacità sia parte fondamentale dei comportamenti quotidiani dei nuovi sistemi robotici, come la possibilità di dotare il sistema di funzioni cognitive, basate sul controllo continuo avanzato della persona e della casa, lasciando al robot la decisione su come intervenire per assistere al meglio la persona di cui si prende cura.
Per la comunicazione tra uomo e robot, vero ostacolo finora per una vero “dialogo” saranno adottate interfacce che agevoleranno un rapporto empatico che non sarà più solo premere un tasto, ma visualizzare i comandi secondo le tecniche di realtà aumentata, quindi in maniera più coinvolgente.
Questo il progetto che ancora ha ancora bisogno di molti aggiustamenti: “Le sfide sono rilevanti –sottolinea la ricercatrice del progetto Ramcip, la tedesca Sandra Hirche – per assistere le persone anziane nelle loro molteplici attività domestiche in modo discreto e trasparente. I robot che nasceranno dal progetto dovranno agire come efficaci sostenitori della salute mentale del paziente e diventare una soluzione che cambia assieme all’utente. Così facendo le soluzioni coinciderebbero con le sue necessità, poiché queste evolvono nel tempo”.
Lo sviluppo dei robot è cominciato e non sappiamo dove potrà portarci la tecnologia: “La macchina – scriveva lo svizzero Max Frischer – non ha emozioni, non ha paure o speranze che non fanno altro che disturbare, nessun desiderio riguardo al risultato, lavora secondo la logica pura delle probabilità senza aggiungere la fantasia”.
Chissà se gli anziani rimpiangeranno la badante straniera davanti a questi nuovi vigilanti, speriamo solo di non trasformarci anche noi in queste macchine anche se la strada intrapresa non è poi così lontana.
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::autore_::di Michele Sermone::/autore_:: ::cck::482::/cck::