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Il termine che abbiamo scelto questa settimana è un aggettivo, molto spesso usato come sostantivo che deriva dal latino socialis che a sua volta proviene dalla parola socius, ossia socio.
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Il termine che abbiamo scelto questa settimana è un aggettivo, molto spesso usato come sostantivo che deriva dal latino socialis che a sua volta proviene dalla parola socius, ossia socio. Il suo valore primario – nel dizionario – indica chi vive in società. In genere sottolinea, anche in altri campi tra esseri viventi, le relazioni tra individui della stessa specie, che si concretano nei cosiddetti comportamento sociali, ossia nell’insieme delle azioni codificate con cui i membri della specie svolgono le principali funzioni del ciclo vitale quali la riproduzione e il nutrimento (rientrano in questa categoria, tra l’altro, i rituali di accoppiamento, le cure parentali e il territorialismo).
Al tempo stesso l’aggettivo significa che riguarda la società umana, che ha attinenza con la vita dell’uomo in quanto partecipe di una comunità nella quale ha, o dovrebbe avere, sostanziale diritto di parità rispetto agli altri membri. Da questa esigenza discendono le scienze sociali cioè il complesso delle discipline che studiano i fenomeni relativi alla società umana, utilizzando concetti e metodi differenti; ne fanno parte la sociologia, l’economia, le scienze storiche e politiche, la demografia, nonché particolari settori disciplinari, quali la psicologia sociale, la sociolinguistica, la geografia sociale e la biologia sociale; con riferimento all’antropologia, per indicare il ramo delle discipline antropologiche di matrice inglese, distinte dall’antropologia culturale di matrice statunitense dalla quale si differenzia per il prevalente interesse di studio dei sistemi sociali.
Nel linguaggio della politica e dell’economia, si usa soprattutto con riferimento a programmi e aspirazioni tendenti verso un miglioramento delle condizioni di vita. Nel suo uso come sostantivo il sociale è tutto ciò che concerne la vita, le relazioni, i problemi di una determinata società e dei suoi componenti. Infine, ma con un diretto riferimento al suo valore latino, si indica come socio, l’alleato, il confederato.
Ridurre a un senso facilmente comprensibile l’aggettivo sociale non è cosa semplice tanti sono i possibili risvolti e letture storiche e politiche che danno sostanza all’affermazione “l’uomo è un animale sociale”, spesso impiegata per analizzare i comportamenti della nostra specie.
Se, come spesso facciamo, ci rivolgiamo alle cose di casa nostra, ci troviamo dinanzi ad un mare magnum di difficile lettura, ma con subito chiaro un concetto: l’abuso che si fa di questo termine da ogni punto di vista e da ogni categoria di soggetti che ne fanno uso. Spesso assistiamo all’uso di sociale come panacea di tutto quello che si vuol far passare come misure, scelte legislative e via dicendo. E’ come se ogni atto lecito, ancorché non particolarmente significativo, come per incanto si trasformasse nobilmente per il solo accostamento con l’aggettivo. Ciò non vuol dire assolutamente che tutto ciò che si ammanta di sociale sia poi positivo o giusto. Ed è proprio qui il problema. Andiamo subito con la mente all’ultimo, ma non ultimo, scandalo che ha colpito la capitale con la recente scoperta di un sistema di potere finanziario e “politico” gestito da cooperative definite appunto “sociali”.
Non è necessario spiegare alcunché di fronte a un fenomeno come quello indicato. Se non che la parola sociale andrebbe usata con massima attenzione e serietà. Pensiamo anche all’uso distorto, iperpolitico del termine in centri sociali, fucina quasi sempre di estremismo fine a se stesso. O ancora l’avvicinamento dell’aggettivo sociale ai gruppi della destra. Anche qui avvertiamo un forte stridore e l’utilizzo strumentale del termine quasi per ottenere una captatio benevolentiae che giustifica poi ogni genere di azioni.
Stupisce dunque per la sua voluta indeterminatezza e con il chiaro tentativo di ammantare di una nebbia rassicurante le azioni concrete, la scelta di un noto sindacalista di realizzare un soggetto politico definito “coalizione sociale”, dove sociale sta però a ricordare la matrice “socialista”, più che il valore sociale. Al di là di valutazioni politiche non di nostra competenza, resta la sensazione della voluta confusione terminologica e il fumus che con essa si vorrebbe creare!
Sarebbe il caso di tornare ad usare il termine nel solo ed unico valore positivo: quello di avere un connotato positivo per il vivere in società. Ma sappiamo anche come questa sia solo una pia illusione!
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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::490::/cck::