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Chardonnay e Pinot Noir minacciati dal surriscaldamento globale

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Filari. Foto: Clio MorichiniIl clima, nella storia dell’umanità, è sempre stato un fattore determinante. Dagli incessanti spostamenti delle tribù nomadiche

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Il clima, nella storia dell’umanità, è sempre stato un fattore determinante. Dagli incessanti spostamenti delle tribù nomadi che assecondavano le necessità del bestiame, sino allo stanziamento definitivo segnato dallo sviluppo dell’agricoltura. Animali e piante non sono certamente indifferenti ai cambiamenti climatici che ciclicamente hanno decretando la sopravvivenza o il perimento di intere specie.
Naturalmente, la vite ed i suoi frutti sono legati a doppio filo e dipendenti dalle temperature ed i vigneti sono diffusi in quasi tutto il mondo, con una tendenza verso l’espansione. Ma quando si ricerca la qualità, solo talune fasce climatiche possono garantirla. Specifici vitigni, addirittura, richiedono requisiti climatici ancora più stringenti, limitando notevolmente la fantasia degli enologi. Ogni sbalzo climatico è difatti capace di compromettere i precari equilibri ambientali che contraddistinguono i diversi terroir.
Queste premesse sono imprescindibili per notare che i sapori del vino stanno cambiando, le uve stanno perdendo il loro inscindibile legame con il territorio d’origine a causa dell’aumento costante delle temperature.
Uvaggi utilizzati per la produzione vinicola in Francia, Spagna e Italia maturano più in fretta a causa delle più elevate temperature, con evidenti ripercussioni sulla gamma dei sapori che incorporano. Tale scenario è reso evidente dalla sostanziale differenza fra annate diverse dello stesso vino, con una tendenza alla maggiore alcolicità per le più recenti. Le preoccupazioni dei vigneron insistono soprattutto sulla scelta del momento migliore per vendemmiare, al fine di mantenere inalterate le caratteristiche attese.
“La concentrazione zuccherina aumenta e l’acidità diminuisce” commentano gli esperti e la concentrazione del colore viene indebolita. Jean-Marc Touzard, economista e direttore delle ricerche al French National Institute for Agricultural Research, spiega che all’istituto vengono monitorati gli effetti dei cambiamenti climatici dal 1980. Ad esempio, “le uve maturano più in fretta a causa delle alte temperature. Nella Languedoc Roussillon, la vendemmia era solitamente in settembre, adesso è alla fine di agosto”. Il calore e periodi di maturazione accorciati hanno naturalmente inciso sul vino stesso, l’acidità è minore, gli zuccheri e di conseguenza il livello alcolico sono aumentati. I sapori subiscono una costante metamorfosi.
Bicchieri di vino. Foto: Clio MorichiniL’industria vinicola si è già messa in movimento per non subire il cambiamento, e molti produttori californiani ed europei hanno iniziato a sostituire con uvaggi più resistenti alle alte temperature quelli più sensibili, come il delicatissimo pinot noir.
E se molte zone a vocazione vinicola perderanno gli attuali cavalli di battaglia, nuove opportunità si apriranno per paesi “emergenti”. È il caso del Regno Unito, per il quale il Dott. Richard Selley ha previsto un’intensificazione della produzione vinicola nei prossimi 50 anni proprio a causa del surriscaldamento globale, con vigneti che si estenderanno sino alla Scozia. “Negli anni ’80 si coltivavano le varietà germaniche che prediligono climi più rigidi, ma oggi sono state rimpiazzate da chardonnay, pinot noir e pinot meunier” precisa il dottore. Questa affermazione potrebbe essere confermata dal crescente interesse dei produttori di champagne per le terre situate nella area settentrionale dell’Inghilterra.
In conclusione, il futuro del vino è inestricabilmente legato alla capacità di adattamento dei viticoltori. Nuove aree geografiche diventeranno protagoniste. I vecchi sapori, con tutta probabilità, scompariranno per lasciare il posto al vino del futuro. Ma mentre i Francesi, gli Italiani o gli Spagnoli hanno avuto secoli per perfezionare la produzione ed il vino è divenuto una componente fondamentale delle rispettive culture, i nuovi territori destinati alla viticoltura sono ancora in fase embrionale.
Gli esperti stanno cercando di comprendere cosa funzioni meglio e dove, e tentativi ed errori potrebbero richiedere lunghe attese prima di ottenere i risultati sorprendenti ed unici cui siamo abituati.

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::autore_::di Giuseppe Bellavia::/autore_:: ::cck::599::/cck::

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