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“Hic Veneris stabant Ericiniae templa vetusto tempore… Quondam etiam templi nomine dicta fuint”.
Questo epigramma fu rinvenuto agli inizi del XVI^ secolo dall’umanista Niccolò Peranzoni, alla base di un tempio di un’antica colonia romana
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“Hic Veneris stabant Ericiniae templa vetusto tempore… Quondam etiam templi nomine dicta fuint”.
Questo epigramma fu rinvenuto agli inizi del XVI^ secolo dall’umanista Niccolò Peranzoni, alla base di un tempio di un’antica colonia romana, là, dove ora sorge Villa Potenza, frazione di Macerata e dove, probabilmente, ebbe origine l’attuale provincia marchigiana. Il nome potrebbe derivare da macera, ossia il luogo dove si macerava la canapa. Sta di fatto che l’abate Colucci, nel suo libro sulle antichità del Piceno, (in linea con le affermazioni di Peranzoni prima e dello scrittore Pompeo Compagnoni in seguito), non reputa veritiero l’epigramma poiché lo stile non è “talmente antico” da ritenere valida l’autenticità dell’epigramma.
La prima notizia certa dell’antica Ricina (divenuta poi Recina ed infine Helvia Recina Pertinax, così chiamata nel 205 da Settimio Severo in onore del suo predecessore, l’imperatore Publio Helvio Pertinace) ce la trasmette nel I^ secolo d.C. Plinio il Vecchio che ne parla come uno dei centri maggiori del Piceno. Questo lascia supporre che, a quell’epoca, la città, che si trovava lungo la via Salaria Gallica, esistesse già da tempo.Una delle ipotesi fatte su Helvia Ricina è quella che sia stata fondata da un mitologico Re Cino, primo re d’Italia dopo il Diluvio Universale. Su questa possibilità il conte Monaldo Leopardi, padre di Giacomo, soleva scherzare dicendo: “Sarebbe un grande onore se i primi abitanti di Ricina avessero baciato la mano di Noè, ma io non ho lo sguardo talmente acuto, da penetrare in tale lontananza…”
In realtà la città di Macerata, che sorge su di una collina di circa 300 metri, lungo la valle del fiume Potenza, sembra sia sorta per caso nel VI^ secolo, quando, durante la guerra Greco-Gotica, gli Ostrogoti distrussero completamente Ricina, costringendo i suoi abitanti a fuggire e molti chiesero ospitalità a Bellisario, che era accampato con le truppe bizantine proprio in cima alla collina.
La città conserva importanti testimonianze di quella che fu la sua antica grandezza: il Teatro Romano (72 metri di diametro con tre ordini di gradinate), ricoperto di marmi, che poteva ospitare fino a 2mila spettatori. Perfettamente riconoscibili sono la cavea, il frontescena e l’orchestra. Intorno a questo, numerosi resti di ville decorate con mosaici pavimentali, un’antica strada lastricata, un ponte sul fiume Potenza, allora navigabile, che metteva in comunicazione la città con il mare.Macerata è caratterizzata da una certa qualità della vita che la rende una delle città italiane più vivibili, grazie anche ai suoi piccoli spazi verdi distribuiti in tutti i quartieri e ai grandi giardini in centro città, come Villa Lauri, il Sasso d’Italia, i giardini Diaz. Macerata è anche una città della cultura, sede di un’importante Università, tra i più antichi Atenei d’Europa, dove si svolgono programmi di dottorato in lettere, filosofia, economia, scienze della comunicazione, giurisprudenza, oltre ad essere un riferimento per la promozione della lingua e cultura cinese.
Antichi Palazzi e grandi Chiese fanno di Macerata un polo di attrazione internazionale. Tra questi ricordiamo il Santuario della Madonna della Misericordia, il Santuario dell’Immacolata, il Monastero di Santa Croce, il Palazzo dei Diamanti oltre al Museo della Carrozza, la Pinacoteca Comunale, il Teatro Comunale e l’Arena Sferisterio.
La cordialità e l’ accoglienza dei suoi abitanti completa l’immagine di questa città che silenziosa, quasi nascosta nel ventre di un’Italia molto chiacchierata, ambisce apparire alla ribalta della cronaca solo per la sua tranquilla quotidianità, che ne fa una delle provincie più vivibili del nostro Paese.
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::autore_::di Luisanna Tuti::/autore_:: ::cck::607::/cck::