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“Noi – afferma papa Francesco – non siamo Dio. La terra ci precede e ci è stata data” è questa, forse, la frase che sintetizza, lo spirito della sua enciclica “Laudato si”, un documento destinato a far discutere per anni come fu per la celebre “Rerum Novarum” di Leone XIII alla fine dell’Ottocento.
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“Noi – afferma papa Francesco – non siamo Dio. La terra ci precede e ci è stata data” è questa, forse, la frase che sintetizza, lo spirito della sua enciclica “Laudato si“, un documento destinato a far discutere per anni come fu per la celebre “Rerum Novarum” di Leone XIII alla fine dell’Ottocento.
A differenza di tante encicliche, il testo (187 pagine e 246 paragrafi, ndr) ha una lettura coinvolgente, leggibile e talmente piena di spunti che occorrerebbe forse un libro a parte per poterne fare un attento esame.
Per dare solo una idea generale del piano editoriale e comprenderne la sua complessità, ricordiamo, in breve, i temi affrontati per capitoli come la proprietà privata, il debito estero, la guerra chimica, l’energia nucleare, il cambiamento climatico ed il gas serra. Tutti argomenti sostenuti in maniera decisa e non come un semplice elenco, rimproverando senza infingimenti le cause ed i responsabili di tale tragedia globale.
Insomma, più che un enciclica è per molti osservatori un manifesto che non riguarda certamente partiti o nazioni, ma la coscienza di ognuno di noi.
Fondamentale in queste pagine è la figura di san Francesco, scelto come protettore dell’ambiente tanto da far iniziare l’enciclica proprio con la celebre poesia del santo: “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba“, e, a suffragare questa scelta, il papa ricorda come il suo discepolo, san Bonaventura, narrava che il santo: “considerando che tutte le cose hanno un’origine comune, si sentiva ricolmo di pietà ancora maggiore e chiamava le creature, per quanto piccole, con il nome di fratello o sorella“.
Insomma un ecologista ante litteram.
Se Giovanni XXIII con la sua celebre “Pacem in Terris” si era rivolto non solo ai cattolici, ma anche a tutti gli uomini di buona volontà, adesso,di fronte al deterioramento globale dell’ambiente, scrive Bergoglio in prima persona:”Voglio rivolgermi a ogni persona che abita questopianeta” e il suo primo pensiero va ai poveri del mondo, ai più indifesi dal degrado ambientale e, di conseguenza, coloro che subiscono l’impoverimento delle risorse in una catena di eventi difficile da spezzare.
Perché se è vero che i mali dell’inquinamento, del degrado e dell’avvelenamento dell’aria sono i problemi in primo piano è anche vero che bisogna rivolgersi all’uomo per risolvere i problemi e soprattutto ai più disagiati.
Senza riserve, condanna chi sostiene che il diritto alla proprietà privata come un diritto inviolabile. La tradizione cristiana, chiarisce il papa, non ha mai riconosciuto “come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata” e per evitare polemiche o, peggio, fraintendimenti, afferma anche che :“la Chiesa difende sì il legittimo diritto alla proprietà privata, ma insegna anche con non minor chiarezza che su ogni proprietà privata grava sempre un’ipoteca sociale, perché i beni servano alla destinazione generale che Dio ha loro dato”, tenendo conto, in pratica, dei diritti fondamentali di tutti gli uomini.
Affermazione che possiamo sintetizzare in un suo famoso slogan quando era arcivescovo di Buenos Aires; “Una terra, una casa e un lavoro per tutti”.
Per papa Francesco, un impegno ambientalista è, dunque, un approccio sociale dove “integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della Terra quanto il grido dei poveri“.
Tra l’altro, scrive: “Incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni, è un modo per non affrontare i problemi“.
E ancora in difesa dei soggetti più deboli, non manca di accusare, fuori da ogni linguaggio diplomatico, le spericolate speculazioni finanziarie, che distruggono ogni frutto della terra, e la logica perversa di chi afferma: “Lasciamo che le forze invisibili del mercato regolino l’economia, perché i loro effetti sulla società e sulla natura sono danni inevitabili”.
Per il papa, senza la ferma decisione di rileggere e rinnovare l’intero sistema economico, si riconferma un potere assoluto della “finanza che non ha futuro e che potrà solo generare nuove crisi dopo una lunga, costosa e apparente cura”.
Come si può intuire, il testo di Bergoglio prende spunto dall’ambiente per arrivare in profondità ad individuare le cause di questo malessere che attanaglia l’umanità primo tra tutti il pensiero dominante oggi: “Quello della cultura del relativismo, la stessa patologia che spinge una persona ad approfittare di un’altra e a trattarla come un mero oggetto, obbligandola a lavori forzati, o riducendola in schiavitù a causa di un debito. È la stessa logica che porta a sfruttare sessualmente i bambini, o ad abbandonare gli anziani che non servono ai propri interessi”, andando di fatto contro ogni valore della vita umanacon la stessa logica dell’usa e getta che produce tanti rifiuti, afferma il papa: “solo per il desiderio disordinato di consumare più di quello di cui realmente si ha bisogno”.
Purtroppo, non basteranno certo le leggi o programmi politici ad evitare i comportamenti di ognuno di noi verso l’ambiente e la sua difesa perché: “quando è la cultura che si corrompe e non si riconosce più alcuna verità oggettiva o principi universalmente validi, le leggi verranno intese solo come imposizioni arbitrarie e come ostacoli da evitare”.
Ma i problemi non si esauriscono solo con gli atteggiamenti degli uomini.
Per il papa è assai probabile che, a causa dell’esaurimento o alla limitazione di alcune risorse, dal petrolio all’acqua, si vengano a disegnare scenari per nuove guerre giustificate, come spesso capita, da “nobili rivendicazioni” risaltando però che: “la guerra causa sempre gravi danni all’ambiente e alla ricchezza culturale dei popoli, e i rischi diventano enormi quando si pensa all’energia nucleare e alle armi biologiche. Infatti nonostante che accordi internazionali proibiscano la guerra chimica, batteriologica e biologica, sta di fatto che nei laboratori continua la ricerca per lo sviluppo di nuove armi offensive, capaci di alterare gli equilibri naturali”.
Per questo bisogna chiedere alla politica un maggiore impegno per impedire le cause che danno origine a nuovi conflitti.
Se l’enciclica “Laudato si” è una ampia e documentata analisi dei nostri mali, il papa ci invita però anche alla speranza se saremo capaci di unirci per farci carico di questa casa che ci è stata affidata, “sapendo che ciò che di buono vi è in essa verrà assunto nella festa del cielo. Insieme a tutte le creature, camminiamo su questa terra cercando Dio, perché riportando una frase di san Basilio “se il mondo ha un principio ed è stato creato, cerca chi lo ha creato, cerca chi gli ha dato inizio, colui che è il suo Creatore“.
Auspicando che le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questo pianeta non ci tolgano la gioia della speranza.
Da buon Pastore, infine, ci richiama a Dio, “Egli – afferma – non ci abbandona, non ci lascia soli, non ci lascia soli, perché si è unito definitivamente con la nostra terra, e il suo amore ci conduce sempre a trovare nuove strade. A Lui sia lode!”
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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::638::/cck::