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Situata tra il Vesuvio ed il Golfo di Napoli, Torre del Greco (oggi comune di circa 87mila abitanti), era anticamente chiamata Turris Octava. Probabilmente perché era l’ottava torre di avvistamento a partire da Napoli.
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Situata tra il Vesuvio ed il Golfo di Napoli, Torre del Greco (oggi comune di circa 87mila abitanti), era anticamente chiamata Turris Octava. Probabilmente perché era l’ottava torre di avvistamento a partire da Napoli. Alcuni però sostengono che prese il nome dalla villa di Ottaviano Augusto che, come altri romani, avevano costruito qui sontuose abitazioni, per la posizione ottimale sul mare partenopeo.
Come Ercolano, Pompei e Stabia nel 79 d.c. fu devastata dall’eruzione del Vesuvio ed, in seguito, ricostruita in un territorio completamente rimodellato. Dopo l’invasione dei Saraceni, la città passò agli Svevi e poi sotto il Regno di Napoli. Il re Alfonso ne cedette allora il possesso alla famiglia Carafa. Dopo una devastante eruzione del vulcano nel 1631, finalmente nel 1699 il marchese di Monforte riscattò la città con 106mila ducati e la restituì ai Torresi. In questo periodo, molto sviluppo ebbe il commercio marittimo e la pesca, soprattutto di spugne, conchiglie e coralli, la cui lavorazione divenne poi “tradizione”. Nell’epoca borbonica furono costruite ville signorili, chiamate le Ville del Miglio d’oro, mirabili esempi dell’architettura settecentesca. Nel 1707 la caduta di piroclasti dal Vesuvio provocò molti danni alla popolazione e alle coltivazioni; poi nel 1794 tutto il centro storico fu sepolto da 10metri di lava.Nel 1809, sotto Giuseppe Bonaparte, la città divenne municipio e fu eletto il primo sindaco: Giovanni Scognamiglio. Sotto il dominio di Murat, Torre del Greco divenne la terza città del Regno di Napoli, dopo Napoli e Foggia.
La città è divisa in quartieri, contrade e zone come Lava Nova (detta anche “ncoppa a lava nova”), zona della contrada Scappi, così chiamata perché costruita sulla lava dell’eruzione del 1794; Via Nova, zona costruita in epoca fascista; Vesuviana, zona a ridosso della ferrovia Circumvesuviana; Fiorillo, zona di confine tra Torre del Greco ed Ercolano; Litoranea (abbasci-a litorania), zona del lungomare; Portosalvo, piccolo borgo marinaro, sede della Capitaneria di Porto, di cantieri navali e di ormeggi per le barche. Altre quattro zone e la frazione di Santa Maria la Bruna, completano il territorio di Torre del Greco.
La città è specializzata nella lavorazione del corallo, pescato soprattutto nell’area mediterranea, ma proveniente anche dall’oriente. Come le vie della seta e delle spezie, il prezioso “oro rosso” ha rappresentato negli anni una prova tangibile dei legami che hanno sempre unito oriente ed occidente. Tra antiche superstizioni e riti scaramantici, tutto il mondo crede nel potere di portafortuna del corallo. Per gioielli etnici o moderni, il corallo si è prestato a lavorazioni che hanno sempre affascinato le signore di ogni età e ceto sociale. Il corallo si può indossare di mattina, pomeriggio, sera e notte ed è una “difesa che protegge chi lo porta”: è questa la filosofia che ha accompagnato e sorretto gli artigiani di Torre del Greco anche nei momenti più bui del commercio di questo prezioso “figlio del mare”.
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::autore_::di Luisanna Tuti::/autore_:: ::cck::657::/cck::