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La stampa italiana sembra impazzita nel tentativo di “coprire” i fatti che si susseguono nella crisi greca ed i possibili scenari futuri. Una crisi che sembra ormai certificare che quella in cui viviamo non è l’Europa dei popoli, ma quella della finanza e delle nazioni.
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La stampa italiana sembra impazzita nel tentativo di “coprire” i fatti che si susseguono nella crisi greca ed i possibili scenari futuri. Una crisi che sembra ormai certificare che quella in cui viviamo non è l’Europa dei popoli, ma quella della finanza e delle nazioni.
Alla Grecia ed al suo popolo ci sentiamo profondamente legati perché la nostra storia nasce, culturalmente, da quel Paese. Alcuni di noi, poi, possono avere anche legami più forti, per averci vissuto e sarebbe naturale chiedersi: cosa farei se mi trovassi nelle condizioni in cui oggi si trova il popolo greco, o cosa avrei fatto? O, invece, il nostro cinismo arriva al punto di lavarcene le mani perché convinti che comunque ciascuno è artefice del proprio destino?
Dopo l’esito del referendum greco dello scorso 5 luglio, la cancelliera Merkel, riferendosi ai frenetici tentativi in atto per cercare soluzioni alla crisi condivise, ha sintetizzato la sua posizione dichiarando che non vi è solidarietà senza responsabilità.
Peccato che in materia di immigrazione sia stata smentita dalle decisioni assunte da quella stessa UE in cui siedono i 19 dell’eurogruppo, declinando le parole solidarietà e responsabilità in materia di immigrazione in modo differente da quello in materia di finanza. I “falchi” del fronte del no sull’immigrazione sono quasi gli stessi del fronte del no sul salvataggio della Grecia. Non è l’Europa che vogliamo.
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