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West Africa: terrorismo in crescita

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"Treno per Yaundé" di Luiclemens - Opera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons - https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Treno_per_Yaund%C3%A9.jpg#/media/File:Treno_per_Yaund%C3%A9.jpgAd una bambina di 10 anni è stato attribuito l’attacco kamikaze del 25 luglio che ha causato 16 morti e circa 50 feriti portato alla comunità di Damaturu nello stato di Yobe, nordest della Nigeria.

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Ad una bambina di 10 anni è stato attribuito l’attacco kamikaze del 25 luglio che ha causato 16 morti e circa 50 feriti portato alla comunità di Damaturu nello stato di Yobe, nordest della Nigeria.
Per le modalità con cui si è sviluppato il massacro, l’età del kamikaze, il luogo, un mercato affollato, una delle località già teatro di precedenti sanguinose attività similari, la stampa è concorde nell’attribuirne la paternità alla setta islamica di Boko Haram.
Nel nostro commento della settimana scorsa, riferito alle più recenti modalità operative della setta, avevamo dato conto delle opposte tendenze degli analisti, molti dei quali propendono a considerare un segnale di debolezza il ricorso sempre più frequente alle modalità che si riscontrano in questo tipo di attentati.
Si diceva, infatti, che il massiccio impiego di kamikaze nelle più recenti azioni terroristiche, prevalentemente donne e bambini, testimonierebbe la necessità di risparmiare uomini ed armamenti, i cui rifornimenti dipendono dai donatori, presumibilmente le forze dello Stato islamico di stanza in Libia. Un segnale di debolezza, quindi, al quale dovrebbe aggiungersi  l’insufficiente controllo dei canali di rifornimento e le difficoltà di riorganizzazione dopo i successi militari della coalizione dell’Unione Africana che li avevano privati dei rifugi strategici nelle foreste di Sambisa, nello Stato di Borno, vicine ai confini con Chad e Niger. Altro segnale di debolezza del terrorismo in west Africa, secondo alcuni.
Tornando alla cronaca degli avvenimenti, sul versante del confine col Camerun, il successivo 26 luglio, sono state contate sette vittime nel villaggio di Tchebe-Tchebe, vicino Dzaba, Cameroon, in una zona montagnosa di difficile accesso, a pochi chilometri dal confine con la Nigeria a sudest di Maiduguri. Tre di queste vittime sono state decapitate.
Alcune ore più tardi, all’alba di lunedì 27, un’altra scorreria della setta nel villaggio di Afadé (tutti concordano nell’attribuire questi attacchi a Boko Haram) ha prodotto l’incendio dei posti di polizia ed ha provocato 4 vittime.
Non più tardi di due giorni prima, la contabilità delle vittime degli attacchi in Cameroon ha dovuto registrare il numero pesante di 20 a Maroua, sempre nell’estremo nord del Paese, vicino ai confini con la Nigeria. Erano appena quattro giorni che i cittadini di Maroua stavano riprendendosi da un doppio attentato suicida con 13 morti.
E’ inutile dire che ormai anche quella zona di confine tra Nigeria e Cameroon è in preda alla psicosi, è terrorizzata dalla continuità e dalla severità delle perdite civili subite.
Il rischio per le popolazioni del Cameroon è di trovarsi a dover ripercorrere lo stesso sentiero della Nigeria. Dal 29 maggio scorso, data dell’insediamento del neo presidente nigeriano Muhammadu Buhari, la contabilità delle vittime degli attacchi subiti ad opera della setta ha già registrato il numero 800 per la Nigeria.
Mentre gli studiosi discettano sullo stato, debole o forte, della setta, i danni che stanno subendo le popolazioni che abitano le terre su cui la setta imperversa, sono incalcolabili.
Come è possibile non pensare che il perdurare di una tale situazione non alimenti il flusso dei richiedenti asilo in Europa, cercando di imbarcarsi in Libia per fare rotta verso l’Europa, sbarcando in Italia?

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::autore_::di Giorgio Castore::/autore_:: ::cck::702::/cck::

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