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Se lo Stato è … un guscio vuoto

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"010218 foro ara di Cesare" di user:Lalupa - Opera propria. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons Quella che si avvia verso la sua parte conclusiva (almeno sul calendario) è stata un’estate caldissima, torrida. Il clima però, con i suoi mutamenti in atto, ha fatto solo da scenario ad una surriscaldata rappresentazione del nostro Paese.

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Quella che si avvia verso la sua parte conclusiva (almeno sul calendario) è stata un’estate caldissima, torrida. Il clima però, con i suoi mutamenti in atto, ha fatto solo da scenario ad una surriscaldata rappresentazione del nostro Paese. Anzi al mosaico che esso sembra essere divenuto. Non un mirabile esempio di arte antica e frutto di sapienza, tuttavia, ma un puzzle informe e caotico tale da rabbrividire anche chi è avvezzo ad analizzare e cercare di comprendere, senza preconcetti.
Come sempre la prima impressione è quella di una divisione in più pezzi: da un lato un governo alla ricerca della quadra per la propria sopravvivenza intento a tentare di modificare un sistema ostaggio della burocrazia e asfittico per volontà di varie formazioni sociali, compresi i sindacati che – come i partiti – sembrano aver smarrito il senso e il fondamento del proprio ruolo trasformandosi in ibridi improduttivi e ripetitivi senza più uno scenario e un fine chiaro e definito.
Dall’altro un variegato mondo politico e sociale che non riesce a vedere nel futuro altro che negatività a meno di non ritrovare quelle “magnifiche sorti e progressive” che l’umanità intera non solo il popolo italiano, identifica ormai e per fortuna con l’“araba fenice”!
In questo quadro rientrano poi le guasconate prive di spessore e dedicate soltanto alla derisione dell’altro proprie dei cinque stelle intenti ad aprire mulattiere; e il mondo ormai in crisi epocale e strutturale, legato all’ex cavaliere. Un mondo che continua a perdere pezzi e che ancora si appassiona al discorso “primarie” che l’ex leader continua a indicare come fumo negli occhi perché lo delegittimerebbe all’istante, mentre i suoi epigoni transfughi sostengono per ritrovare la leadership dell’area.
Non fosse per Salvini l’elettroencefalogramma in questa zona sarebbe quasi piatto con tutto il rischio che questo comporta per l’equilibrio e la dinamica democratica del paese. E il leader della Lega sguazza senza freni atteggiandosi a capo di governo di un ipotetico paese che ferma gli immigrati sui barconi o nel deserto per impedirgli di arrivare nella brughiera!
In mezzo, proprio la tragedia dell’emigrazione dal sud del mondo e dal medio oriente in guerra che ci mettono tra le prime frontiere in Europa. Ma anche la vetrina dell’Expo’ che sembra calata in un paese che non è il suo, ad onta del successo di pubblico e di pubblicistica mondiale. Ancora piccole, medie e grandi imprese tentano con ogni sforzo di riavviare i consumi, unica garanzia di ripresa economica, osteggiati da quelle forze sociali ed economiche che eccellono nel chiedere allo stato di salvare imprese ex pubbliche decotte e fuori tempo, moltiplicando sostegni sociali basati su un sistema economico che invece di ampliarsi si sta lentamente e inesorabilmente rimpicciolendo. Il mix è esplosivo anche per la difficile legittimazione in ambito europeo delle posizioni italiane, elemento che potrebbe incentivare ed aiutare gli sforzi.
In tutta questa miscela è calata poi come un maglio quasi stordente, la vicenda assurda e agghiacciante che ha visto la capitale teatro di una beffa senza precedenti. Un funerale fatto in una chiesa famosa e centrale di un individuo ritenuto il capo di un clan con carrozza lugubre trainata da cavalli e un elicottero che volteggiando sulla zona ha fatto cadere petali di rosa sul feretro e sugli astanti in contemplazione del defunto. Già questo basterebbe a farci inorridire. Ma non è finita qui. Sulle facciate della chiesa sono stati srotolati giganteschi striscioni nei quali il defunto disegnato come un pontefice torreggiava sulla cupola di San Pietro e sul Colosseo, con frasi aggiunte del tipo “hai conquistato Roma, ora conquisterai il paradiso” oppure, con semplicità, “il re di Roma”!
Un episodio di inaudita gravità che ha visto assente (o balbettante ai limiti della decenza) l’amministrazione comunale e quella ecclesiastica. E poi, a sfregio avvenuto e dinanzi a diverse ipotesi di violazione della legge, l’esitazione delle forze dell’ordine e dei loro responsabili politici e amministrativi. Uno spettacolo penoso e triste al quale sta cercando di porre rimedio, purtroppo dopo, la prefettura e la magistratura.
Resta il fatto che un rappresentante della Chiesa nel quartiere che fa da riferimento al clan ha candidamente affermato di non sapere chi fossero i richiedenti il rito e che se avesse saputo dello spettacolo indegno si sarebbe opposto. Peccato che per porre gli striscione sulla facciata del luogo di culto, qualcuno deve aver fornito chiavi e permessi (forse un sacrestano infedele?). Se non fosse necessario avere risposte, un comportamento che richiederebbe un pesante ed eloquente silenzio!
Resta il fatto che qualcuno in prefettura e al Comune si sarebbe dovuto accorgere di un corteo di quasi un centinaio di auto incolonnate dietro ad una vettura a cavalli “dirette in modo non equivoco” da qualche parte! E, quanto meno cominciare a controllarne spostamenti e finalità! E che dire dell’elicottero che ha volteggiato lanciando a terra petali di rosa in “onore” del defunto? Il cielo della capitale come quello di altre città, non è un campo di volo e per poterlo attraversare occorre avere permessi e nulla osta dalle autorità preposte! E se a bordo qualcuno avesse portato gas venefici? Oggi di che cosa parleremmo!
Intanto il clan ha avuto quello che voleva e l’unico ad essere sospeso è stato il pilota dell’elicottero!
Se esistesse uno Stato, e sue articolazioni locali vigili ed efficienti, un minuto dopo la presa di coscienza dell’accaduto, vi dovevano essere nell’ordine: le dimissioni del responsabile del comune (essendo il sindaco in vacanza); la sospensione, quanto meno, dall’incarico dei responsabili locali della polizia e dei carabinieri. Qualcosa non ha funzionato, si dice, ma la giustificazione è peggio della vicenda! Già, uno Stato……
Per il parroco non ci permettiamo di interferire nelle cose ecclesiastiche e lasciamo ogni decisione a chi di dovere. Ci permettiamo soltanto di osservare che prima di tutto come uomo non avrebbe dovuto permettere lo scempio della chiesa a lui affidata!

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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::742::/cck::

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