Economia

Scenari: miti in decadenza

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Negli ultimi anni la leadership tedesca in ambito europeo ha assunto posizioni spesso criticate dai popoli mediterranei, con l’asse franco-tedesco visto come portatore di Austerity e sofferenze…

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Negli ultimi anni la leadership tedesca in ambito europeo ha assunto posizioni spesso criticate dai popoli mediterranei, con l’asse franco-tedesco visto come portatore di Austerity e sofferenze per tutti i cittadini alle prese con le manovre lacrime e sangue, in ossequio ai vari trattati e al fiscal compact.
Il recente scandalo Volkswagen regala nuovi spunti sull’economia tedesca e sull’alone di efficienza e incorruttibilità di un sistema visto sino ad oggi come modello di riferimento per l’intera unione europea.
L’industria automobilistica in Germania è una delle principali fonti del pil tedesco e cartina di tornasole per l’occupazione e lo stato di benessere dei cittadini.
Le cronache raccontano di una “colossale” truffa per rendere tale sistema sempre più competitivo e strategico sui mercati internazionali, con il governo Merkel che annaspa per uscire dalle improvvise minacce che il paese sta subendo in questo periodo.
La spada di Damocle in questione pesa per i possibili 10 miliardi di multa che le autorità statunitensi minacciano dall’alto e i conseguenti ritiri di 11 milioni di autoveicoli, che la Volkswagen ha già annunciato ai mercati.
La minaccia più concreta arriva, in realtà, dall’immagine deteriorata che il paese mostra alla comunità internazionale, di un capitalismo teutonico che pianifica, in osservanza dell’uber alles, un’operazione gigantesca di corruzione e falso industriale ai danni di tutti i concorrenti.
L’economia tedesca ha assunto il ruolo di leader europeo grazie alla sua industria pesante, dal settore automobilistico e chimico, esportando prima in Europa grazie alla sua efficienza e ai cambi fissi e successivamente in Cina e nei paesi emergenti che hanno trainato il mondo dopo la crisi del 2008.
Il recente rallentamento cinese e la crisi di domanda delle economie europee mettono in allarme per la prima volta anche il modello tedesco, alle prese con un’eccessiva dipendenza dalle esportazioni e dalla contenuta domanda interna.
Squilibri che possono esser visti dal lato della mancanza di settori innovativi come software e biotech e da una produttività del lavoro che ormai è stabile da diversi anni.
Gli USA hanno velatamente sempre criticato le politiche tedesche in ambito europeo, cercando in più riprese, attraverso le voci autorevoli del FMI ed alcuni economisti di riferimento, di sollecitare delle politiche espansive per l’Europa, in modo da aiutare, in primis la ripresa economica e come effetto secondario un maggiore equilibrio politico e sociale attraverso una maggiore integrazione fiscale e coordinamento di politica economica.
L’Europa che ne esce è invecchiata anagraficamente, un po’ corrotta e ancorata su modelli industriali inevitabilmente divenuti obsoleti. E’ evidente che gli Stati Uniti vogliano indicare la strada, con l’accordo sui rispettivi debiti globali, con l’apertura ai mercati e a vari Q.E. (quantitative easing) e tutte le manovre espansive che comportino un’innovazione dei processi produttivi e dei settori del futuro.
La storia insegna che vince chi innova, chi vede in anticipo dove va il mondo, e l’autarchica Europa deve dare la possibilità ai propri giovani di avere le giuste visioni.

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::autore_::di Gianluca Di Russo::/autore_:: ::cck::824::/cck::

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