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Roma è la rodata cornice per l’opera prima del regista Gabriele Mainetti, Lo chiamavano Jeeg Robot, un incrocio tra cinefumetto di supereroi e criminale-pulp.
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Roma è la rodata cornice per l’opera prima del regista Gabriele Mainetti, Lo chiamavano Jeeg Robot, un incrocio tra cinefumetto di supereroi e criminale-pulp. Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, il film è stato accolto con entusiasmo del pubblico e dalla critica.
Ben descritte sono le tre figure centrali: il Buono, il Cattivo, la Ragazza. Il Buono, un gretto piccolo criminale che vive di scippi, solitario, introverso, di poche parole, è interpretato da un ottimo Claudio Santamaria. Il Cattivo, ispirato ai tanti maniaci criminali beffardi e folli del cinema, eredi del Jolly di Batman, è interpretato da un Luca Marinelli a tratti eccessivo. La Ragazza, ingenua e po’ suonata, che vive reclusa nel mondo dei cartoni animati giapponesi, un ruolo non facile da caratterista, è una convincente Ilena Pastorelli, ex protagonista del Grande Fratello. I dialoghi del film ambientato nella piccola criminalità delle borgate sono rigorosamente in romanesco stretto.
Lo chiamavano Jeeg Robot è tuttavia troppo lungo, la durata di alcune scene è inutile allo svolgimento della trama e rischia di interrompere il ritmo della narrazione. Qualche sforbiciata ai 112 minuti del film avrebbe giovato al ritmo. La sceneggiatura è un po’ traballante, pur tenendo conto che si tratta del genere pulp movie e ispirato all’immaginario fantastico dei supereroi dell’animazione. Gli effetti speciali sono ottimi, buono il debutto alla regia di Gabriele Mainetti, con molte scene in esterno nella Roma contemporanea.
Un commento a parte meritano gli effetti sonori, che fanno eccessivo uso di roboanti esplosioni ad altissimo volume, che grazie alle sofisticate tecnologie di diffusione audio usate nelle sale di proiezione fanno vibrare le poltrone sotto al sedere, anche quando si tratta solo di sottolineare l’apertura o la chiusura di un frigorifero. Va bene che siamo nel genere pulp, però 100 dB sono in questo caso eccessivi, e anche fastidiosi.
La Festa del Cinema di Roma continua fino a sabato 24 ottobre, con proiezioni all’Auditorium e in diverse altre sale in città. Non festival, perché non ci sono né premi né giurie, non vetrina, nessun glamour, ma piuttosto incontro tra chi fa il cinema e il suo pubblico: debutti, incontri ravvicinati, retrospettive, convivialità in una città che è stata e continua a essere un punto di riferimento mondiale del cinema.
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::autore_::di Massimo Predieri::/autore_:: ::cck::840::/cck::