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Le città green possono valere fino a 17 mila miliardi di dollari

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Per molti di noi, quando si parla di ecologia, di rispetto della natura, dell’inquinamento e così via, storciamo un po’ il naso…

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Per molti di noi, quando si parla di ecologia, di rispetto della natura, dell’inquinamento e così via, storciamo un po’ il naso:”I soliti verdi con gli allarmi ambientalisti” oppure: “il rispetto dell’ambiente come vogliono gli ecologisti procura solo disoccupazione e povertà“, e così via. Insomma, il verde è bello, ma solo quando andiamo in gita fuori città, per il resto lasciamo stare. La società, il progresso debbono andare avanti.
Ma le cose, per fortuna, non stanno proprio così.
Avere una città verde può essere un sollievo per la salute, ma anche un guadagno per il portafoglio dei cittadini.
È quanto emerge da uno studio della Global Commission on the Economy and Climate, una commissione internazionale indipendente composta da una trentina di ex capi di governo, ministri delle finanze e leader economici per i quali i governi risparmierebbero di qui al 2050 una cifra pari a 17 mila miliardi adottando semplici norme ambientali. Per dare una idea sommaria è una cifra pari a circa 400 nostre manovre finanziarie. Dunque, investire nella sostenibilità verde nei nostri centri urbani, potrebbe – per dare dati concreti – far diminuire le famigerate emissioni di gas a effetto serra di 3,7 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno per il 2030, molto più delle attuali emissioni prodotte oggi dell’India.
Una cifra da capogiro, ma molto più concreta di quanto possiamo immaginare.
Se i governi mondiali incrementassero gli sforzi, facendo fronte all’innovazione ambientale verde, togliendo per prima cosa i sussidi ai combustibili fossili e proponendo una vera tassa sulle emissioni, i risparmi potrebbero salire addirittura a 22mila miliardi di dollari. Può sembrare un libro dei sogni, ma nel mondo ci sono realtà che hanno sperimentato questo sistema ambientale e i risultati sono sotto gli occhi dei cittadini e nelle casse dei rispettivi comuni.
Un esempio per tutti, due città agli antipodi geografici: Johannesburg in Sudafrica e Copenaghen in Danimarca.
La prima, con una scelta ecologica molto decisa ha avuto un incremento economico di oltre 900 milioni di dollari, mentre nella capitale danese solo con la realizzazione di autostrade esclusivamente per biciclette ha ottenuto un guadagno netto ogni anno del 19% sul capitale investito, altro che povertà e miseria con le scelte “verdi”.
Insomma, potrebbe essere una vera rivoluzione di abitudine abbracciare una visione ambientalista pari a quella industriale della fine del XIX secolo, ma senza rischi per la salute degli uomini.
I passi che le città fanno per ridurre la propria impronta di carbonio – ha sottolineato l’ex sindaco di New York, Michael Bloomberg, inviato speciale dell’Onu per le città e il cambiamento climatico – riducono anche i costi energetici, migliorano la salute pubblica e aiutano ad attrarre nuovi residenti e nuove imprese“.
Finalmente, possiamo dire che nel mondo si sta muovendo una nuova idea di progresso legato all’ambiente.
Ma quando una città è definita “green“?
Seguendo dei termini di raffronto precisi con determinati fattori e primo su tutti è certamente l’esame dell’ecosistema urbano con l’impatto che esso ha sulla qualità dell’aria e sul territorio contiguo da cui l’uso dei mezzi pubblici, la presenza di spazi verdi, l’impiego di prodotti ecologici, nuove politiche energetiche: dall’installazione di pannelli solari alla raccolta differenziata fino alla quantità di emissioni di sostanze nocive nell’atmosfera.
E in Italia, è la domanda che ci poniamo, come sono le nostre città?
L’Italia, ormai da decenni, ha il poco invidiabile record di numero di auto per abitante, 65 ogni 100, mentre la media europea di appena 48,con un tasso di motorizzazione perfino in crescita negli ultimi anni nonostante la crisi.
Lo scorso febbraio, Legambiente ha stilato una classifica tra le 30 città più inquinate del Bel Paese monitorate per un mese intero, facendo registrare un inquinamento atmosferico, conoltre 10 giorni di superamento della sogliamassima giornaliera consentita di ozono troposferico e ossidi di azoto.
Con grande sorpresa non le grandi città industriali, ma piccole realtà come Frosinone e Parma sono tra le più inquinate, con addirittura 20 giorni di superamento del limite consentito, mentre Roma ha registrato 12 giorni di superamento e Napoli, si fa per dire, solo 11.
Non è un problema solo di salute dei cittadini, già è molto grave, quanto di infrazioni comunitarie. La cattiva qualità dell’aria nelle nostre città è alla base di una procedura d’infrazione relativa alla mancata applicazione della direttiva in materia inquinamento aperta nel luglio scorso,con l’aggravante che il nostro Paeseè stato già stato condannato tre anni fa proprio per i superamenti di inquinamento nel periodo 2006-2007 in ben 55 diverse zone urbane.
Come se nulla fosse, 13 delle 55 aree già condannate hanno continuato a superare costantemente i parametri nel periodo 2008-2012 ritrovandosi così nuovamente sotto indagine, il tutto con multe assai salate per le già povere e sfiancate casse comunali.
Una piccola soddisfazione: tra le città più green al mondo ai primissimi posti nel mondo troviamo Venezia dove la quantità di auto e motocicli circolanti è decisamente minima con un incremento più efficiente dei mezzi pubblici che si spostano tra i canali.
Non è, come si potrebbe pensare, solo una questione urbanistica essendo costruita sull’acqua, ma Venezia negli ultimi anni ha utilizzato vere politiche all’avanguardia per la gestione dei rifiuti e l’incremento della mobilità compatibile.
Insomma, anche in Italia possiamo fare qualcosa per l’ambiente e non bisogna per forza trasferirsi in laguna basta voler vivere in un mondo sano ed impegnarsi a farlo anche se non è semplice.

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::autore_::di Fabrizio Cerami::/autore_:: ::cck::865::/cck::

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