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La Nigeria come una polveriera

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"Gates of Oil reifnery in Port Harcourt" by sixoone - Wish For Africa.
Si complica la vivibilità in Nigeria. E’ notizia dello scorso 19 dicembre l’assedio alla città natale del generale Tukur Buratai.

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Si complica la vivibilità in Nigeria. E’ notizia dello scorso 19 dicembre l’assedio alla città natale del generale Tukur Buratai. Si tratta del secondo attacco alla città in cinque mesi ed all’apparenza si tratta di un’azione militare ad alto contenuto mediatico."Nigeria linguistical map 1979" by Hel-hama - Own work
Non si deve dimenticare, infatti che l’incarico attribuito al generale a capo delle operazioni di contrasto alla setta è stato voluto personalmente dal Presidente Buhari nei primi giorni del suo mandato presidenziale, quando si era impegnato a sconfiggere il terrorismo in tempi brevi. Per l’opinione pubblica si è tratta di un attacco alla credibilità dei militari.
Ma anche le forze di polizia non se la passano bene."Southern and Northern Nigeria c. 1914" by John Bartholomew & Co. Edinburgh - Scan of original. Licensed under Public Domain via Commons
Dopo l’attacco kamikaze nel villaggio di Dakasoye – a sud di Kano, capitale del Borno State – consumato lo scorso 27 novembre contro una processione Sciita simbolicamente in viaggio verso Zaria – capitale del Kaduna State – la comunità Sciita nigeriana ha subito un altro duro attacco.
Questa volta è da addebitare alle forze di polizia, come reazione al tentativo di omicidio nei confronti del loro comandante, con un bilancio di molte vittime: il numero esatto non risulta confermato.Gli stati della Nigeria, 1955-1991 di David Garner, pubblicato su "Sul far del giorno" di Wole Soyinka - Frassinelli editore I disordini si sono conclusi con il ferimento e l’arresto dello Sceicco Zakzaky, massima autorità sciita della regione e con uno strascico di livello internazionale: secondo lookoutnews.it, infatti, l’Iran, nonostante le relazioni positive con la Nigeria, ritiene il governo nigeriano direttamente responsabile per quanto accaduto.
I fatti sono ancora da chiarire e tra questi l’omicidio della moglie dello Sceicco e la sparizione di suo figlio.
Il clima della sicurezza si sta, dunque, rapidamente deteriorando.
Si deve registrare, infatti, anche un altro focolaio di instabilità, questa volta nel Sud del Paese, dove migliaia di manifestanti sono scesi per le strade nelle ultime settimane dopo l’arresto di un noto attivista pro-Biafra, accusato dalle autorità nigeriane di sobillazione all’odio e tradimento. Si tratta di Nnamdi Kanu, che vive tra Londra, dove trasmette via radio materiale pro-Biafra, e Lagos, ex capitale della Nigeria.
Lo scorso 2 dicembre, secondo il settimanale europe.newsweek.com, otto manifestanti e due poliziotti sono stati uccisi in scontri durante la manifestazione di protesta svoltasi al ponte di Onitsha, in Anambra State – stato al sud della Nigeria, conosciuto anche col suo nickname “Luce della Nigeria”.
Kanu, capo dell’Indigenous People Of Biafra, gruppo secessionista che sostiene la rinascita dello Stato del Biafra e l’indipendenza dalla Nigeria, secondo quanto pubblicato da ipobgovernment.org/ipob1/, è stato poi rilasciato lo scorso 17 dicembre.
Soltanto i più anziani di noi ricordano lo scalpore che suscitò la guerra civile per l’indipendenza del Biafra, per l’elevato numero di morti (da uno a tre milioni, secondo le fonti) e per il ruolo sotterraneo giocato da paesi ex colonialisti.
Vale la pena ricordare, sia pure sinteticamente cosa accadde tra il luglio del 1967 ed il gennaio 1970."Biafra independent state map-en" by Eric Gaba (Sting - fr:Sting) - Own workBackground map: NGDC GSHHS and WDBII dataBiafra independent state borders reference maps: UN, Matthew White, Otvaga2004, Travel-Image (originally a CIA map ?), Biafraland and MSN Encarta.
In premessa ricordiamo, con un’occhiata alla piantina “Nigeria linguistical map 1979”, che una delle ricchezze della Nigeria è costituita dalla varietà dei circa 250 gruppi etnici che risiedono in quella terra e che tra tali gruppi vi è anche la gente Igbo, oggi concentrata prevalentemente nello Stato di Enugu, sudest del Paese.
Ricordiamo, anche, che quando la Nigeria divenne nel 1914 colonia inglese, il suo territorio fu diviso nei protettorati settentrionale e meridionale e nella colonia di Lagos (cfr. “Southern and Northern Nigeria c. 1914”) e che al momento dell’indipendenza il 1° ottobre 1960, l’assetto amministrativo suddivideva il territorio in tre regioni, settentrionale, sud orientale e sud occidentale alle quali conferiva un certo grado di autonomia (cfr. Nigeria-2.jpg). La regione sudorientale era prevalentemente abitata dall’etnia Igbo.
Nel 1966, dopo soli sei anni dall’indipendenza, vi furono due successivi colpi di stato militari, il primo ad opera di ufficiali di etnia Igbo, che colpì i vertici militari della regione del Nord e di quella occidentale. Quello successivo, sostenuto dai militari del nord e da quelli occidentali portò alla sostituzione del Capo di stato.
Nel maggio del 1967 la regione orientale dichiarò unilateralmente l’indipendenza della Repubblica del Biafra dando il via alla guerra civile.
Nigeriani, sia civili che militari vi presero parte con gravissime perdite di vite umane e materiali. Basti ricordare che nel 1968 lo stanziamento in bilancio fu di 5 milioni di sterline mensili e che a metà 1968 il bilancio delle vittime giunse a 2 milioni di vite umane, civili e militari.
Tutto considerato, si trattò di un disastro nazionale.
Rimandiamo l’analisi degli eventi e la ricerca delle cause che condussero alla guerra civile. Per ora ci interessa soltanto osservare che l’area sudorientale della Nigeria, al delta del fiume Niger, prospiciente i territori interessati dalla guerra civile per l’indipendenza del Biafra, è ricca di pozzi petroliferi, che per un ventennio a partire dal 1990 è stata interessata da conflitti devastanti, conclusisi nel 2009 con la deposizione delle armi degli appartenenti al MEND, Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger, e che la compagnia petrolifera olandese Shell, come riferisce Euro News, è responsabile dei disastri ambientali della sua filiale in Nigeria in base alla sentenza di una corte d’appello dei Paesi Bassi che apre la strada alle richieste di risarcimento degli abitanti del delta del Niger.

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::autore_::di Giorgio Castore::/autore_:: ::cck::976::/cck::

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