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Sempre la parola “Aspromonte” evoca nella nostra mente un territorio duro, faticoso, un po’ ostile. Questo massiccio montuoso che si srotola lungo tutta la Calabria, fino allo stretto di Messina, è coperto nella parte più bassa da una folta macchia mediterranea…
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Sempre la parola “Aspromonte” evoca nella nostra mente un territorio duro, faticoso, un po’ ostile. Questo massiccio montuoso che si srotola lungo tutta la Calabria, fino allo stretto di Messina, è coperto nella parte più bassa da una folta macchia mediterranea (ginestre, mirto, lentisco), ma, salendo verso la parte più alta, boschi di faggi, castagni, lecci, pini e larici, coprono le sue pareti, rendendolo a volte quasi impenetrabile, fino a costituire un solido rifugio per la criminalità che purtroppo da tempo si è andata consolidando in questi luoghi.
Tra le pieghe di questa parte di Appennino, spesso però si nascondono anche piccole perle paesaggistiche che andrebbero scoperte per poterne apprezzare pienamente la bellezza. Tra queste, sorta sulle rovine di Malea, c’è un’antica colonia greco-locrese, oggi grazioso comune di circa tremila abitanti: Mammola. Porta di accesso al Parco Nazionale dell’Aspromonte, la cittadina sorse, come villaggio stabile, per ospitare le popolazioni che abbandonavano il litorale per sfuggire alle incursioni saracene. Nel corso degli anni, i monaci che occupavano i vari monasteri presenti sul territorio, si dedicarono alla miniatura, al mosaico, allo studio degli antichi testi, coinvolgendo la comunità ed elevando a centro spirituale e culturale il territorio, la cui popolazione era dedita soprattutto alla pastorizia e all’agricoltura.
La città fu governata da diverse nobili famiglie fino al 1806, anno in cui fu decretata la fine del feudalesimo, ma, dopo l’unità d’Italia, a causa delle difficili condizioni economiche della gente, iniziarono delle manifestazioni di rivolta e di brigantaggio. La somma dei fattori che rendevano difficoltosa la vita in questa terra, dette origine ad un fenomeno di emigrazione che ha dimezzato la popolazione ed é durato fino alla fine del XX secolo.
Il paese conserva l’antico impianto medievale e si sviluppa intorno alle numerose piazzette sulle quali si affacciano i palazzi nobili, edificati in varie epoche: De Gregorio e Ferrari, sorti nel feudalesimo; De Pozzo, Spina, Piccolo ed altri, nati in epoche più recenti. Dal XV secolo in poi le costruzioni riprendono lo stile architettonico che va dal classico al barocco. Sono presenti anche numerosi edifici religiosi come la Matrice, dedicata a San Nicola di Bari; il Santuario, all’interno del Parco Nazionale dell’Aspromonte, intitolato a San Nicodemo alla Limina, sorto nei luoghi dove visse il Santo; l’antico Monastero di Santa Barbara, in parte ristrutturato ed adibito a Museo.
Il territorio di Mammola è un’importante meta per escursionisti, poiché da qui partono vari sentieri, naturalistici e panoramici che portano al mar Tirreno o si inoltrano verso le vette dell’Aspromonte. Spesso ripidi e scoscesi, questi si snodano tra massi granitici e tra gole di roccia, accompagnando il turista fino al mare o, costeggiando gli alvei dei torrenti, fino a suggestive, inaspettate cascatelle.
La cucina, semplice e gustosa, è tipicamente montana: olio extravergine della Locride, formaggio caprino, ricotta affumicata, salumi piccanti e pane casareccio cotto in forno a legna. Mammola però è nota come il “Paese dello Stocco”, per un piatto a base di merluzzo essiccato, considerato un tempo cibo dei poveri, entrato poi a far parte della tradizione agroalimentare italiana. Oggi viene servito arrosto, in bianco come antipasto, con fagioli, con funghi o come ripieno di melanzane. Allo stocco è dedicata la sagra del 9 agosto, con degustazioni dei piatti a base di pesce.
Tra le molte tradizioni religiose conservate nel tempo, noti sono i pellegrinaggi a piedi di tutti i venerdì di luglio ed agosto, per raggiungere il Santuario di San Nicodemo alla Limina o le processioni del venerdì santo e della domenica di Pasqua.
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::autore_::di Luisanna Tuti::/autore_:: ::cck::1027::/cck::