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Nel 1926 un uomo, probabilmente disperso in guerra, riapparve a Collegno, suscitando molta curiosità da parte degli italiani e, conseguente grande interesse mediatico.
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Nel 1926 un uomo, probabilmente disperso in guerra, riapparve a Collegno, suscitando molta curiosità da parte degli italiani e, conseguente grande interesse mediatico. Infatti la persona, completamente senza memoria, ricoverata nel manicomio urbano, fu descritta dalla “Domenica del Corriere” del 6 febbraio 1927, come persona colta e distinta, dall’apparente età di anni 45. Per il riconoscimento si presentarono tre persone, tra cui una donna che dichiarò essere suo marito, ma, dopo attente indagini del tribunale, risultarono tutte senza fondamento. Nel 1962 Totò interpretò un film ispirato alla storia e riportò Collegno alla ribalta della cronaca come città dello “smemorato”.
Oggi Collegno è un comune di circa 50mila abitanti in provincia di Torino, al termine della Val di Susa. Fondato dai romani a pochi chilometri dalle Alpi, lungo la via del Moncenisio, fu dominato anche dai longobardi, ma, solo in epoca medievale, ebbe il suo maggiore sviluppo urbanistico, che concentrò gli edifici intorno al Castello dell’anno mille. Questo sorgeva su di un’altura, in un’ansa della Dora Riparia, ma ora, dell’antico manufatto, si conserva una sola torre, mentre il resto, che ha subito modifiche con demolizioni e ristrutturazioni nel corso dei secoli, è oggi un pregevole palazzo di gusto barocco.
Tra il 30 aprile ed il 1^ maggio 1945, la città fu vittima, insieme a Grugliasco, di una strage ad opera di tedeschi in fuga che avevano subito un attentato, probabilmente partigiano. Dalle truppe germaniche furono uccise 68 persone innocenti e questo generò una vendetta dei partigiani che prelevarono 29 militi della Repubblica sociale, detenuti nelle prigioni, e li fucilarono senza regolare processo.
Intorno ai primi del 900, Collegno è divenuto sede di insediamenti industriali, prevalentemente tessili e siderurgici. Importante è stato il caso delle manifatture del Villaggio Leumann, quartiere operaio edificato alla fine dell’800 dallo svizzero Napoleone Leumann, precursore di una politica sociale modernissima che mirava soprattutto al benessere fisico e morale dei propri dipendenti. Questo, trasferì l’azienda di famiglia da Voghera a Collegno, dove installò un sito produttivo per la lavorazione del cotone ed ebbe un’idea che ben presto si rivelò vincente. Affiancò al cotonificio un nucleo residenziale con annessi servizi sociali ed assistenziali (chiesa, convitto per i singoli, mense, scuole, stazione) tendenti a migliorare la qualità della vita dei dipendenti e delle loro famiglie. Questo comportò un rapido e, qualitativamente elevato, sviluppo dell’azienda, tanto da essere considerato un esempio completo e funzionale: un’interessante testimonianza storica, culturale ed architettonica da imitare.
Durante gli anni ’50/60, l’espansione urbanistica del comune ebbe una tale accelerazione che alcuni quartieri periferici di Torino arrivarono a fondersi con le borgate di Collegno, collegate poi nel 2006 da un’unica metropolitana che serve le due città.
Importante è la Chiesa di San Massimo che, edificata lungo la via Franchigena tra il 1845 ed il 1853, ospita, nella Cappella di S. Giuda Taddeo, una pregevole Pietà, opera dello scultore Salvatore Revelli. In particolare dal 1943 al 45, la Parrocchia fu sede di importanti riunioni del Comitato Nazionale di Liberazione, ospitando persino un apparecchio radiotrasmittente per dare informazioni agli alleati e salvare così molti partigiani ed ebrei.
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::autore_::di Luisanna Tuti::/autore_:: ::cck::1039::/cck::