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C’era una volta l’Italia

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Il titolo di questo articolo già dice tutto. Quello che ancora appariva come un incubo per qualsiasi nazione, fra qualche anno sarà realtà, almeno da noi, se non si cambierà il trend negativo demografico di questi ultimi anni.

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Il titolo di questo articolo già dice tutto. Quello che ancora appariva come un incubo per qualsiasi nazione, fra qualche anno sarà realtà, almeno da noi, se non si cambierà il trend negativo demografico di questi ultimi anni.
Tutti abbiamo letto o ascoltato dai media i dati scientifici nei quali l’Istat, in estrema sintesi, ci avverte che abbiamo culle sempre più vuote e la mortalità in aumento.
Che l’Italia fosse un Paese ormai da decenni con una natalità bassa lo sapevamo, ma che addirittura nel 2015 abbiamo avuto solo 488 mila nascite tornando così ai tempi dell’Unità d’Italia, quando però la giovane nazione contava poco più di appena 22 milioni di persone, lascia attoniti.
È il quarto anno consecutivo che siamo, per usare un termine economico, in recessione e dove, sempre per statistica, le italiane hanno ormai una media 1,34 figli e le loro gravidanze si sono spostate per età a 31,6 anni.
Un dato che minaccia la nostra stessa esistenza come popolo e non esagero ad usare questo termine, perché, come se non bastasse, ad indicare ulteriormente il malessere sociale sono in aumento la mortalità, come nel secondo dopoguerra che aveva però ben altre motivazioni.
Se per molti anni abbiamo conteso con il Giappone il primato di longevità, ora anche questo dato sta crollando con un tasso pari al 10,7 per mille, facendo diminuire la speranza di vita alla nascita.
Per gli uomini si attesta a 80,1 anni scendendo dagli 80,3 del 2014, per le donne a 84,7 anni da 85.
Cause dovute al ciclo naturale della vita o, come affermano molti demografi, in parte al posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014, insomma per mantenere una buona media bisognava morire prima e non adesso sconvolgendo le statistiche.
In compenso gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2016, sono 5 milioni 54 mila e rappresentano l’8,3% della popolazione totale.
Ciò significa che senza bisogno di leggi, ci stiamo avviando al multiculturalismo e, poco prima della fine del secolo, saremo pari per numero di residenti italiani e quelli che oggi definiamo extracomunitari, solo lo scorso anno le iscrizioni anagrafiche di stranieri sono state 245 mila contro i 28 mila connazionali che hanno preferito tornare in patria.
Una situazione destinata a creare uno sconvolgimento tra pochi anni anche del nostro assetto sociale ed economico.
Pensiamo solo all’indotto legato all’infanzia, al personale medico specializzato, aziende farmaceutiche, scuole, industria manifatturiera, alimentare per l’infanzia senza contare che tra qualche anno saranno adolescenti con un sempre maggiore mercato ristretto per fare solo qualche esempio nella moda, nei ritrovi, musica, o viaggi.
Per non parlare dell’annoso problema pensionistico dove non ci sarà più la capacità contributiva per sostenere quest’onere.
Nessuno certo pensa alle “madri feconde” del periodo fascista, quando per la propaganda la crescita demografica era sinonimo di benessere e, ahimè, anche di potenza militare.
Certo però che un equilibrio bisognerà pur trovarlo.
Il ministro della salute Lorenzin ha allo studio misure contro culle vuote e in un’intervista ha annunciato misure alla studio per un supporto della donne lavoratrici, aumentando, tra l’altro, anche il cosiddetto bonus bebè.
Misure che ancora non conosciamo, ma non crediamo che sia solo una questione legislativa o di investimenti economici, magari ci fossero, quanto una questione di cultura o meglio di educazione per le generazioni future. Sempre più stiamo dimostrando di essere una nazione egoistica che non ha più voglia e coraggio di guardare al futuro.
Oggi i ragazzi, e chi ha figli in casa lo sa benissimo, tendono a vivere una vita spesso avulsa dalla realtà navigando ore e ore su internet o vivendo in “branco”.
Con la moderna tecnologia anche un bambino può andare facilmente senza alcuna password su siti che possiamo tranquillamente definire pornografici.
Basta navigare su internet, cliccare una parola un po’ pruriginosa ed ecco apparire tutta la spazzatura proveniente da ogni parte del mondo, senza alcuna possibilità di censura, se non quella che mettono alcuni genitori sul computer di casa, ma che ogni ragazzino sa benissimo come superare tranquillamente con risultati devastanti: aumento di droga, di alcol, di delinquenza per non parlare del bullismo e così via.
L’altro giorno ha colpito la notizia del ritrovamento in una fossa vicino un quartiere di Napoli, di un ragazzo appena diciottenne assassinato qualche giorno prima.
Ebbene, davanti alla fossa si è radunato un gruppo di ragazzi che si facevano il selfie davanti al luogo del rinvenimento per poi mandarlo ai loro amici o, peggio, ai genitori senza un minimo di rispetto o di pietà di quanto era successo.
Vite senza alcun valore.
Culle vuote, dunque, ma anche una morale sempre più vuota di ideali o di semplice rispetto per gli altri.
Forse, come ha sottolineato qualcuno, stiamo mettendo le basi per una nuova e più prepotente maleducazione sociale in una nazione sempre più paurosa del futuro.

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::autore_::di Marco Cesi::/autore_:: ::cck::1093::/cck::

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