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Non vi è ormai più alcun dubbio che i termini del confronto politico nel nostro paese sia a livello locale che nazionale, stiano raggiungendo…
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Non vi è ormai più alcun dubbio che i termini del confronto politico nel nostro paese sia a livello locale che nazionale, stiano raggiungendo vertici inusitati di violenza verbale e di totale carenza di rispetto del confronto democratico su temi e soluzioni. Nessuno parla di problemi, di questioni da affrontare, di soluzioni da trovare, ma si assiste soltanto ad un altalenante e continuo scontro tra offese personali, battute triviali e quando va bene a battute da osteria.
Che fosse finita l’epoca della politica e di una visione verso il domani è evidente, che fossimo pienamente al centro di una nuova stagione che in nome di essa percorre altre via senza scopo e costrutto, un po’ meno. Soprattutto perché i problemi sono sempre gli stessi e sono sempre lì.
Quel che lascia perplessi se non interdetti, alla ricerca di un senso e di un valore positivo in quel che accade, è la presunzione, l’autoreferenzialità che contraddistingue molti atteggiamenti di leader o aspiranti tali. Ognuno è facondo nelle critiche e nella stigmatizzazione dei comportamenti e dei difetti altrui, molto meno nelle risposte alle questioni sul tappeto, tutte rimandate a quando “ineluttabilmente” l’elettorato avrà premiato la loro visione!
Non c’è che dire, non siamo però dinanzi alla vox clamans in deserto, ma al desertus sine voce! L’ultimo caso, che ci riporta all’attualità e alla parola scelta è la critica e l’accusa di arroganza che abbiamo sentito risuonare nel confronto non certi tiepido nel Pd tra la maggioranza del premier segretario e la vecchia guardia della sinistra interna.
A lanciare l’accusa un esponente una volta di primo piano, oggi in sordina, l’ex premier D’Alema. La critica pesante, quasi un anatema, è stato rivolto ovviamente a Renzi e al suo modo di gestire il partito. Secondo D’Alema Renzi gestisce con arroganza il partito e non dà spazio alla minoranza e a idee differenti dalle sue che albergano nell’humus fondativo del Pd. E questo potrebbe favorire scelte al di fuori e oltre il partito. Diciamo che si è trattato di un atto di ostilità senza mezzi termini, di una sorta di benedizione di decisioni di scissione nel Pd e questo da una voce che di certo non ha mai difettato nella sua storia politica del comportamento al quale ha fatto riferimento nei confronti del suo antagonista.
Arroganza, dunque. Indica l’essere arrogante; l’insolenza e l’asprezza di modi di chi, presumendo troppo di sé, vuol far sentire la sua superiorità. In buona sostanza il comportamento altezzoso, sprezzante e talora violento che spesso caratterizza chi detiene il potere e ne fa uso nella lotta e nel confronto.
C’ è una scuola di pensiero secondo la quale il leader, colui che comanda, che ha una visione e una logica di politica e di potere, non possa non avere una buona dose di arroganza nel suo agire, sarebbe cioè arrogante per necessità di ruolo. Solo essendolo potrebbe avere infatti la capacità di incidere sui comportamenti altrui e di portare tutti sulle sue posizioni.
Guardandoci intorno, il panorama non solo politico, sembra premiare l’arroganza, la presunzione, l’egocentrismo e la volontà di prevalere sulla base di pregiudizi e non di convinzioni, di parole d’ordine e non di ragionamenti. Tutto l’opposto di quell’insieme di valori e di principi che fanno da fondamento al vivere civile, alla comprensione dell’altro e alla capacità di coniugare punti di vista differenti per un bene superiore a vantaggio di tutti. In poche parole, l’essenza profonda della democrazia, della libertà, dell’esercizio di quei diritti che ci rendono umani e capaci di convivere.
La storia insegna che arroganza e presunzione producono soltanto odio e negatività, incomprensione, schiavitù dell’animo e del pensiero. E, quel che è peggio, inaridiscono il confronto, lo estremizzano e lo mettono a rischio. Sono quindi atteggiamenti che vanno contrastati con forza ed ovunque ma soltanto con armi contrarie e non eguali. Vale a dire che all’ arroganza non si replica con la stessa moneta e alla presunzione si reagisce con gli argomenti dell’analisi, con i documenti della realtà per smontarne la costruzione e la sovrastruttura!
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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::1150::/cck::