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Due anni fa, fui invitato da una coppia di carissimi amici a dare un consiglio in merito ad una situazione assai delicata.
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Due anni fa, fui invitato da una coppia di carissimi amici a dare un consiglio in merito ad una situazione assai delicata.
Andrea, il più piccolo dei tre figli dei nostri amici, era affetto da una malattia congenita al sangue per la quale occorreva il trapianto del midollo osseo compatibile.
Il problema era in realtà di facile soluzione, pur nella difficoltà di un operazione complessa, bisognava solo trovare tra i parenti più stretti, genitori o fratelli, quello più compatibile.
Il problema era però più complesso perché il bambino non era il loro, ma era stato adottato e dei genitori non si sapeva assolutamente più nulla.
Bisognava pertanto trovare un donatore compatibile fuori dalla famiglia e, vista la lunga trafila della malattia, era giunto il momento di dire ad Andrea la verità sulla sua nascita e così, anche su consiglio dei medici, i nostri amici raccontarono tutto al bambino.
Dopo una crisi di identità, Andrea sembrò rassegnarsi anche per la serenità che viveva nella nuova famiglia, ma, come mi confermarono i genitori, non finiva di fare mille domande e di andare su internet nella speranza di sapere qualcosa che, purtroppo, era impossibile da sapere: la sua origine famigliare.
Questa storia mi è tornata alla mente proprio nei giorni più accesi del dibattito parlamentare, non solo sulle unioni di fatto anche tra le persone dello stesso sesso, ma della possibilità per questi ultimi di adottare.
Se da un lato c’è stata la quasi unanimità non solo parlamentare, ma anche popolare, affinché passasse la legge sui diritti che ognuno deve avere al di la del sesso, dei soldi o del credo religioso, per quanto riguarda invece l’adozione a coppie omosessuali, stando almeno ai sondaggi, le perplessità sono ancora molte nella maggioranza delle persone intervistate.
Se, è stato detto, una persona adulta ha la possibilità di difendere i propri diritti rivolgendosi alle istituzioni, ai sindacati, ad un avvocato e quant’altro, un nascituro a chi può rivolgersi?
A nessuno, pur essendo una persona con gli stessi diritti.
Se per Andrea fu traumatico dovergli dire che era stato adottato, ma era pur sempre nato per vie naturali o almeno tradizionali, ad un bambino che nasce in provetta e non da una persona identificabile si dovrà dire che è frutto di una scelta che ha avuto dei costi finanziari, gestita da un organo di una donna o una fialetta congelata che contiene sperma umano e anche questo di uno sconosciuto.
Insomma, si deve dire di essere nato senza alcuna vera radice genetica, trattato come un transito meramente biologico, e costretto a questo tipo di nascita dalla volontà altrui, con contraccolpi psicologici raramente prevedibili.
Proprio sul contenuto della risposta che si darà, in questo ambito, al bambino si costruisce l’identità di ognuno di noi e su questo non c’è ideologia che conta, sapere chi siamo, anche se può essere traumatico, come afferma la psicologia, è pur sempre un modo per vivere nella chiarezza.
Ci stiamo avvicinando a passi da gigante verso quella società individuata da Orwell nel romanzo ‘1984’ dove l’individuo era disumanizzato e scelto solo per le sue specificità materiali.
È quello che si dice una società a base eugenetica dove grazie alla scienza si può scegliere, come in un catalogo, le fattezze del figlio che vogliamo, lo sperma del donatore che deve avere le sue specificità fisiche ed intellettuali oltre al colore della pelle e il tutto, vista la richiesta in forte ascesa in un prossimo futuro, anche a prezzi scontati o d’occasione.
Citando una celebre frase cinese che troviamo nei I’King : “La confusione regna sotto il cielo“, almeno per adesso ci troviamo in una situazione di confusione di ruoli e di responsabilità che assai difficilmente potranno riportare pace e tranquillità nel mondo, almeno nel breve tempo.
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::autore_::di Antonello Cannarozzo::/autore_:: ::cck::1175::/cck::