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Dopo il referendum del 17 aprile che ha domandato agli italiani se abrogare la legge riguardo le trivellazioni nei mari italiani, a preoccupare gli animi di ambientalisti, anche il problema dell’inquinamento dei cieli provocato da un’emissione smodata di gas serra da parte di numerose compagnie aeree mondiali.
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All’indomani del referendum del 17 aprile che ha domandato agli italiani se abrogare la legge riguardo le trivellazioni nei mari italiani lungo le 12 miglia dalla costa, lo studio condotto da Frederik Dahlmann, assistente professore del corso di Energia Globale alla Warwick Business School, ha rilevato come a preoccupare gli animi di ambientalisti e non, ci sia anche il problema relativo all’inquinamento dei cieli provocato da un’emissione smodata di gas serra da parte di numerose compagnie aree di tutto il mondo. Lo studio, condotto dal 2007 al 2014, prendendo in esame 20 compagnie aeree mondiali ha rilevato come le emissioni di gas serra siano in crescita. Dahlmann ha sostenuto che “nessun dato mostra una significativa riduzione delle emissioni di CO2 nonostante molte compagnie utilizzino aerei moderni e più efficienti per la loro flotta”. Tra le compagnie aeree meno inquinanti la finlandese Finnair, TAP Portugal e Virgin Australia. Assente dalla lista, la compagnia di bandiera italiana Alitalia. Tra quelle più indisciplinate troviamo invece le tre grandi statunitensi: American Airlines – a seguito della fusione con US Airways nel 2013 – Delta Airlines e United Airlines. Queste risultano essere le più grandi produttrici di gas serra nei cieli del mondo. Dahlmann ha lodato la Finnair dichiarando come esegua al meglio il suo lavoro “a causa dell’età e del modello dei suoi aerei, le rotte che percorre e il numero complessivo di connessioni che offre”.
Preoccupanti le dichiarazioni del docente che pronostica un “problema reale” nel crescente aumento del numero di voli destinato a raddoppiare entro il 2030. Il che comporterà un conseguente accrescimento delle emissioni di Co2.
Lo studioso ha rivelato come non sia stato facile condurre la ricerca poiché la cessione delle informazioni riguardo il rilascio di carbonio nei cieli da parte delle compagnie mondiali è del tutto volontaria. Non vi è infatti alcun obbligo per le compagnie aeree di rivelare queste notizie, quindi “siamo stati solo in grado di raccogliere i dati per 20 principali compagnie aeree”, ha dichiarato. In realtà ci sono più di 200 compagnie aeree internazionali ma “molte non avrebbero fornito i dati. Alcune, come EasyJet, Etihad e Ryanair, hanno appena cominciato a rendere i loro dati a disposizione del pubblico”.
L’auspicio del giovane assistente è che più compagnie aeree possano “rendere conto pubblicamente delle loro emissioni” in modo che i passeggeri possano “prendere in considerazione i dati riguardo le emissioni al momento di organizzare il loro viaggio”.
Il dottor Dahlmann ritiene che l’industria aeronautica produca circa il 2% delle emissioni di Co2, una cifra destinata a crescere a circa il 3% nel 2050 se non si dovesse intervenire.
L’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile (ICAO) si è posta l’obiettivo di ridurre le emissioni nette di Co2 dell’aviazione al 50% di quello che erano nel 2005 entro il 2050. Alcune delle compagnie aeree hanno visto un picco di emissioni di anidride carbonica. Questo può essere spiegato come conseguenza delle recenti attività di fusione, in particolare negli Stati Uniti: American Airlines e US Airlines, United Airlines e Continental Airlines e in Europa, British Airways e Iberia (ora IAG).
Il settore del trasporto aereo svolge un ruolo fondamentale per l’economia globale e la ICAO sta lavorando congiuntamente con numerose compagnie aeree per limitare le emissioni attraverso operazioni più efficienti grazie ad un migliore utilizzo delle infrastrutture, lo sviluppo di carburanti alternativi sostenibili e la ricerca più efficiente nella costruzione di aeromobili e motori.
Il giovane che ha condotto lo studio conclude: “Dato il ruolo e l’importanza del trasporto aereo abbiamo bisogno di ridurre l’impatto sul clima globale. Possiamo sperimentare “voli verdi”, veramente”.
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::autore_::di Giulia Iani::/autore_:: ::cck::1248::/cck::