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Hall, il Computer di bordo della Stazione Galattica M42, lo aveva richiamato all’ordine, e Ferdinand si mise nuovamente ad osservare lo spazio stellare che gli scorreva davanti, dimentico della regressione nel tempo che lo aveva portato all’origine dell’universo e dell’uomo.
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Hall, il Computer di bordo della Stazione Galattica M42, lo aveva richiamato all’ordine, e Ferdinand si mise nuovamente ad osservare lo spazio stellare che gli scorreva davanti, dimentico della regressione nel tempo che lo aveva portato all’origine dell’universo e dell’uomo.
I più svariati corpi stellari facevano una comparsa veloce davanti a lui; ammassi aperti e chiusi, stelle nascenti e in estinzione, supernove, pianeti disabitati costituivano la maggior parte dei corpi che venivano alla sua osservazione.
C’era solo da rimanere allibiti dalla magnificenza del creato.
E si chiedeva come fosse possibile che quell’universo in continua espansione fosse nato dal nulla, da un piccolissimo punto che in epoca remota era esploso con un gigantesco Big-Bang che aveva liberato tutta la sostanza esistente che continuava la sua corsa infinita riempendo il vuoto che trovava davanti a sé.
Era possibile che tutto questo fosse solo un evento fisico, si chiedeva lui, senza un intervento divino?
− Non stare a pensare queste cose! − intervenne Hall, che gli leggeva nel pensiero, − tu sei qui per un’osservazione cosmica, non per scoprire chi è l’autore del creato, nessuno lo sa e nessuno lo potrà mai scoprire! Guarda invece davanti a te, stiamo per arrivare ad una costellazione dove ci sono dei sistemi solari che somigliano molto a quello dove si trova la terra.
Infatti davanti a lui si apriva una costellazione a spirale entro la quale la navicella spaziale penetrava con grande velocità.
Improvvisamente ci fu quasi una brusca frenata; c’era a bordo un sensore che rilevava tracce di vita ad enorme distanza e rallentava la folle corsa della navicella nello spazio cosmico.
La voce di Hall, quasi tremante dall’emozione, si diffuse in cabina.
− Attenzione! Siamo in vicinanza di un sistema che ricorda molto il nostro e ci sono arrivati deboli ma sicuri segni di vita.
Tutti si misero all’osservazione con i potenti telescopi in loro dotazione.
Incredibile a descrivere era lo spettacolo che si parava davanti ai loro occhi. Un pianeta simile alla terra ruotava intorno ad un sole centrale insieme a tanti altri.
L’acqua era l’elemento costituente principale del pianeta, più che sulla terra, molto di più. Pochi continenti fluttuavano liberi, come gigantesche isole galleggianti, in quegli oceani infiniti.
Nelle terre emerse una vegetazione di tipo tropicale la faceva da padrona e non esistevano tracce di insediamenti urbani come sulla terra.
− Preparatevi a scendere!
− Come?
− Sì, avete capito bene, scenderete su questo pianeta per osservarne la vita. Sappiate che siete dei privilegiati, siete i primi esseri viventi ad osservare la prima forma di vita al di fuori della terra. È un evento unico ed irripetibile, fate un buon lavoro!
Ferdinand non sapeva minimamente cosa si dovesse fare, ma rassegnato ed anche incuriosito, si preparò al peggio. Una forza sovrumana improvvisamente lo strappò dal suo sedile e lo sparò letteralmente fuori dalla navicella.
− State tranquilli, avete un giorno di autonomia per le vostre osservazioni in questo pianeta, dopodiché verrete risucchiati nella navicella per proseguire il viaggio − disse loro Hall che comunicava direttamente con il loro cervello.
E fu così che si trovarono, nudi come vermi, in una foresta che dire tropicale era troppo poco. Era di più ed era completamente diversa.
Le piante erano di tutti i colori dell’arcobaleno, bellissime e rilucenti. Non solo non erano statiche, ma si muovevano continuamente, ondeggiando e spostandosi in continuazione. Cambiavano di posto continuamente e interagivano fra di loro. Era come se fossero gli abitanti di quel pianeta ed avessero una vita ed una intelligenza propria.
− Sì, è proprio così, − intervenne un albero che somigliava vagamente ad un larice alpino. − Noi siamo gli abitanti di questo pianeta ed aspettavamo da tempo una vostra visita.
− ?
− Capisco la vostra meraviglia, sulla Terra voi uomini siete la parte animata, mentre il mondo vegetale e quello minerale sono privi del corpo astrale. Qui invece è l’opposto: noi abbiamo, oltre al corpo minerale ed eterico, anche quello astrale, mentre l’uomo fa ancora parte di quello animale.
E mentre udivano questi pensieri, una miriade di animali, fra cui anche uomini, venivano loro incontro.
Cervi, camosci, renne, elefanti, leoni, gatti, cani, uccelli di tutti i tipi, e tanti altri si aggiravano incuriositi intorno a loro.
− State tranquilli, in questo mondo è tutto pacifico, nessuno fa del male a nessun altro, noi diamo da mangiare a tutti offrendo loro il nostro fogliame, tutti sono vegetariani e nessuno è aggressivo verso gli altri. Qui si vive tutti in pace e la serenità regna sovrana.
− Ma come è possibile tutto questo?
− È possibile perché in questo pianeta non esiste il libero arbitrio. Ogni essere si comporta secondo le leggi cosmiche universali che vogliono il benessere di tutti e non la prevalenza di uno sugli altri. E noi esseri vegetali abbiamo il dovere di sorvegliare che tutto funzioni a dovere.
− E tutto va bene? − domandò Ferdinand.
− Oddio, in genere sì, ma abbiamo un bel da fare con gli uomini.
− In che senso?
− Come potete vedere loro fanno parte ancora del regno animale, non hanno sviluppato ancora il corpo astrale ed il senso del Sé, ma fanno di tutto, perché sono dotati di un abbozzo di intelletto che li spinge a svilupparsi. Però mano a mano che sviluppano di più le proprie potenzialità tendono a prevaricare sugli altri.
Infatti, proprio in quel momento due umani vennero alle mani per un frutto proibito a loro.
− Vedete? È sempre così. Tutti gli altri animali sono buoni e si attengono alle regole cosmiche e solo gli uomini cercano di aggirarle.
E mentre diceva questo l’abete si abbatté violentemente sui due uomini litiganti riducendoli a miti consigli.
− Ed i pesci?
− Ah, per loro vale la stessa regola, nessuno mangia il pesce più piccolo, tutti si cibano della vegetazione sottomarina e non hanno gli stessi problemi che noi abbiamo con gli uomini sulla terra.
− Allora?
− Allora noi viviamo ancora in una specie di Eden nel quale non è stato ancora staccato il frutto proibito dall’albero.
− Ma esiste quell’albero?
− Sì che esiste, ma si trova in cima al monte più alto di questo pianeta e noi alberi faremo di tutto perché nessun uomo lo raggiunga.
− E ditemi – chiese Ferdinand, − siete felici?
− Beh, questa è una buona domanda − rispose l’abete. − Sapete, dove esiste la felicità deve inevitabilmente esservi anche l’infelicità, dove c’è la gioia deve trovarsi anche la tristezza e così via. Fate un po’ voi, noi intanto difendiamo il nostro mondo.
Una forza improvvisa li trascinò tutti di nuovo sulla loro navicella, dove continuarono le loro ricerche nella speranza, forse vana, di scoprire delle verità piuttosto che incontrare sempre altri dubbi.
Fai click se vuoi leggere la prima parte de “Il viaggio cosmico di Ferdinand”
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::autore_::di Mario Attanasio::/autore_:: ::cck::1291::/cck::