Economia

Lo scacchiere europeo: l’arrocco tedesco

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Arrocco lungo difesa siciliana. Immagine tratta da https://www.youtube.com/watch?v=aEDa4VrOzUw
Sono continue e costanti le critiche che la Germania lancia quotidianamente, attraverso i suoi esponenti politici e i fidi alfieri della carta stampata, al governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi…

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Sono continue e costanti le critiche che la Germania lancia quotidianamente, attraverso i suoi esponenti politici e i fidi alfieri della carta stampata, al governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, colpevole di tenere una politica monetaria dissennata che favorisce la creazione di bolle speculative e neutralizza i margini del sistema bancario e del risparmio per il popolo tedesco.
L’interesse che deriva dalla ferma reazione del banchiere italiano non sta tanto nel merito delle risposte, ma nella continua sovraesposizione mediatica delle polemiche, con precisi e dettagliati articoli a condanna dell’impostazione tedesca.
Appare almeno singolare che, nelle ultime settimane, tutto il mondo dell’informazione si stia schierando contro la politica europea dettata dalle alte burocrazie filo tedesche elette a Bruxelles, con un cambiamento così repentino delle linee editoriali.
Più volte voci indipendenti avevano sottolineato che la costruzione europea e il regime dei cambi fissi, ossia l’euro, stavano provocando un disfacimento delle economie degli stati del sud Europa e, nonostante i continui appelli alla virtuosità delle finanze pubbliche degli allegri paesi latini, gli squilibri creati erano così distruttivi da rendere inutili tutti i tentativi di allineamento ai parametri di bilancio imposti dai vari trattati.
L’aver provocato milioni di disoccupati, tensioni sociali e disordini nei vari paesi, come sta avvenendo in Francia e Grecia negli ultimi giorni, può essere una chiave di interpretazione sulla linea e il percorso dei prossimi mesi.
Nel nostro paese, l’accettazione supina dei diktat europei è stata giustificata con la retorica dei vecchi problemi, la “corruzione”, l’“immobilismo”, il “corporativismo”, accezioni lanciate e fatte percepire come unici motivi della distruzione dei diritti dei lavoratori, con lo smaltimento dello stato sociale e con la precarizzazione dell’individuo rispetto al volere del mercato e della globalizzazione.
Un’analisi più accurata fa derivare questo cambio di strategia dalle evidenti difficoltà del governo di rimettere all’interno dei binari un paese ormai deragliato su tutti i punti focali e bloccato attraverso i vincoli esterni imposti in Europa da tutte le possibili manovre di politica economica.
La smania autolesionista del cittadino italiano, che pone sempre come modello ideale gli altri paesi, con quel vezzo esterofilo che fa tendenza, lascia il campo alla rassegnazione e all’indignazione dinanzi al continuo e progressivo disfacimento di quello che fu definito il miracolo italiano degli anni ‘60.
I più maliziosi e conoscitori della gens italica individuano questo cambio di posizioni sullo scacchiere come una mossa strategica ottenuta con il benestare di chi ancora ha l’ultima parola in sede internazionale: le continue pressioni del fondo monetario, e ultimamente, degli Stati Uniti, contro l’eccesso di surplus commerciale e la rigidità della Germania, testimoniano il fatto che i destini e le sorti dei popoli si decidono ancora in un altro mercato, quello di Wall Street.
Le continue negoziazioni americane sull’accordo transatlantico sul commercio (TTIP) è il reale snodo sul quale si sbloccherà l’arrocco tedesco.
Le resistenze europee in tema di salvaguardia della qualità e dell’ambiente sul tema dei prodotti e beni alimentari provenienti da oltre Oceano nascondono il tentativo di proteggere un continente che regna in regime di credito nei confronti di tutto il mondo, con una posizione netta di export a livelli insostenibili, per chi ha a cuore equilibri e pace.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, sono diplomatici in base agli eventi e ai periodi, e le condizioni che mettono per chiudere la partita, sono l’accettazione europea delle importazioni estere, per riequilibrare gli scambi commerciali in un’economia stagnante e globalizzata.
Realizzare di essere dei pedoni e venire mossi in base agli eventi è pur sempre una presa di coscienza.

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::autore_::di Gianluca Di Russo::/autore_:: ::cck::1281::/cck::

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