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La Rivoluzione Francese del 1789 ha segnato una svolta nel pensiero, nella politica e nelle pubbliche istituzioni. Allo Stato assoluto si è sostituito lo Stato amministrato.
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Nota dell’editore
Ringraziamo Giuseppe Stipo, Avvocato Generale dello Stato on., Cavaliere di Gran Croce, per averci consentito la pubblicazione della sua opera sul Risorgimento, un dono che per suo tramite, abbiamo voluto fare ai lettori di italiani.net per partecipare ai festeggiamenti per il 70° anniversario della Repubblica Italiana
Sommario
La svolta della rivoluzione francese sull’assetto giuridico dello Stato viene, di fatto, imposta in tutta l’Europa, con l’eccezione di Inghilterra e Russia. Il risveglio del sentimento nazionale provocato da Napoleone con effetti diversi: osteggiato da quasi tutta l’Europa per aver voluto imporre la propria vittoria come “straniero”, accolto come un liberatore dall’oppressione quando con il trattato di Campoformio cedette Venezia all’Austria in cambio dei Paesi Bassi. Gli Stati italiani creati da Napoleone non avevano come capitale Parigi, ma Napoli, Roma, Milano: perciò Napoleone non ha rappresentato lo straniero da cacciare dall’Italia, ma “straniero” venne considerata l’Austria sino alla fine della I guerra mondiale nel 1918.
La Rivoluzione Francese del 1789 ha segnato una svolta nel pensiero, nella politica e nelle pubbliche istituzioni.
Allo Stato assoluto si è sostituito lo Stato amministrato. Il sovrano non è più il padrone del territorio, il potere legislativo ed esecutivo insieme, ma è divenuto il rappresentante dello Stato. Si è data attuazione alla filosofia di Montesquieu sulla divisione dei poteri: l’esecutivo, il legislativo ed il giurisdizionale. Pur senza arrivare alla concezione moderna dello stato democratico, il sovrano non è re per grazia di Dio, ma per volontà della nazione, anche se per molto tempo sino al secolo XIX si diceva negli atti: Vittorio Emanuele III re d’Italia per grazia di Dio e volontà della nazione. La forma repubblicana dello Stato ha avuto attuazione nei primi anni della rivoluzione negli anni del terrore, ma ancora il popolo non era maturo per tale forma di governo, tanto è vero che si è sostituita con il Direttorio e poi con il Consolato fino a giungere al console unico con Napoleone che successivamente si è fatto incoronare re e poi imperatore e per rafforzare tale titolo ha sposato la figlia dell’imperatore d’Austria Maria Luigia. Ma Napoleone, diventato re non ha assunto la figura del sovrano assoluto, ma si è ritenuto espressione del suo popolo. In tale funzione ha provveduto alla emanazione dei codici, per cui fondamentale è stato il codice civile, detto pure codice napoleone, che ha fissato i principi del diritto moderno quali il diritto della proprietà individuale, l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, la esclusione del clero nella gestione del diritto pubblico, l’introduzione del divorzio.
Napoleone, nella sua visione egemonica, ha imposto la sua legge a tutti i popoli dell’Europa, tranne che all’Inghilterra che non riuscì ad attaccare e alla Russia che resistette al suo attacco, dando inizio al suo declino culminato nella sconfitta di Lipsia nel 1813 e, dopo l’esilio dell’isola d’Elba, nella definitiva sconfitta di Waterloo del giugno 1815.
La volontà egemonica del francese Napoleone risvegliò il sentimento nazionale specie in Germania, i cui innumerevoli Stati caduti sotto il suo dominio cominciarono a sentirsi uniti nella lotta comune: così nacquero i sentimenti del pangermanesimo, che dovevano condurre, tranne che in Austria, prima alla unione doganale nel 1840 e infine alla unione politica nel 1870.
In Spagna Napoleone, ancorché avesse mantenuto lo Stato indipendente, ponendo a re il fratello Giuseppe, non fu accettato e varie furono le sommosse per far ritornare la Spagna sotto un re spagnolo. Delle traversie della Spagna ne approfittò l’Inghilterra per porre fine alla dominazione spagnola nelle Americhe, volendo ottenere la supremazia nell’Atlantico, per cui sostenne la nascita di stati indipendenti dalla Spagna; acquistarono così l’indipendenza fra gli altri il Messico, l’Argentina, il Venezuela.
In Italia Napoleone non fu però considerato un conquistatore, perché aveva creato il Regno di Napoli, il regno di Roma nello Stato pontificio esclusa l’Emilia-Romagna ponendovi a re il figlio nascituro Napoleone II, che mai assunse la carica, ed il Regno d’Italia nell’Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia. Solo il Piemonte e la Liguria furono annessi alla Francia. Il sentimento nazionale in Italia ebbe la sua prima espressione quando con il trattato di Campoformio Napoleone cedette Venezia all’Austria in cambio dei Paesi Bassi. Straniero venne considerata l’Austria perché si era annessa Venezia, che andò così sottoposta al governo di Vienna. Gli Stati italiani creati da Napoleone non avevano come capitale Parigi, ma Napoli, Roma, Milano: perciò Napoleone non ha rappresentato lo straniero da cacciare dall’Italia, ma “straniero” venne considerata l’Austria sino alla fine della I guerra mondiale nel 1918.
Il sentimento nazionale italiano si rafforzò quando, caduto Napoleone, il Congresso di Vienna del 1815 assegnò all’Austria il Lombardo Veneto.
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::autore_::di Giuseppe Stipo::/autore_:: ::cck::1324::/cck::