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Il sentimento nazionale nella letteratura italiana si esprimeva come un’espressione di libertà verso l’Austria volendo sottrarre il Lombardo-Veneto alla sovranità di Vienna.
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Nel numero precedente
La svolta della rivoluzione francese sull’assetto giuridico dello Stato viene, di fatto, imposta in tutta l’Europa, con l’eccezione di Inghilterra e Russia. Il risveglio del sentimento nazionale provocato da Napoleone con effetti diversi: osteggiato da quasi tutta l’Europa per aver voluto imporre la propria vittoria come “straniero”, accolto come un liberatore dall’oppressione quando con il trattato di Campoformio cedette Venezia all’Austria in cambio dei Paesi Bassi. Gli Stati italiani creati da Napoleone non avevano come capitale Parigi, ma Napoli, Roma, Milano: perciò Napoleone non ha rappresentato lo straniero da cacciare dall’Italia, ma “straniero” venne considerata l’Austria sino alla fine della I guerra mondiale nel 1918.
Sommario
Le correnti di pensiero che esprimevano la volontà di liberarsi del giogo straniero: il neoguelfismo, gli albertisti, la rivoluzione repubblicana, il neoghibellinismo. Insomma per quale Italia si doveva lottare: un’Italia monarchica o repubblicana, unitaria o federalista, laica o cattolica?
La I guerra d’indipendenza si concluse con una disfatta (Custoza, Novara) ed il Piemonte si salvò per l’intervento diplomatico della Francia. Grazie al dualismo Francia – Austria, ed all’intervento di Napoleone III, la II guerra d’Indipendenza si concluse con la disfatta dell’Austria e favorevolmente per il Piemonte.
Il sentimento nazionale nella letteratura italiana si esprimeva come un’espressione di libertà verso l’Austria volendo sottrarre il Lombardo-Veneto alla sovranità di Vienna.
Si formarono così varie correnti di pensiero: Vincenzo Gioberti, fu l’ispiratore del neoguelfismo. Tendeva a dare una posizione preminente al papato nella formazione dell’unità d’Italia mirando ad uno stato federale di tutte le regioni italiane sotto la direzione del Papa; Carlo Cattaneo era fautore di un sistema politico basato su una confederazione di stati italiani sullo stile della Svizzera. Volendo l’annessione del Lombardo-Veneto allo Stato sabaudo (D’Azeglio, Pellico, Cavour) il conte Cesare Balbo e lo scrittore Massimo d’Azeglio, appartenevano alla cosiddetta corrente albertista o piemontese, che vedeva in Carlo Alberto e nel Piemonte il punto da cui sarebbe dovuto iniziare il Risorgimento italiano. Lontanissimo dai programmi di Balbo, e da quelli di Gioberti, Filippo Buonarroti progettò una rivoluzione repubblicana che non scendesse ad alcun compromesso né con i sovrani né con la Chiesa: un obiettivo comune a quello di Mazzini.
Con premesse opposte a quelle neoguelfe, sorse anche il neoghibellinismo. Questa corrente vedeva nel papato l’ostacolo principale all’unità d’Italia, ed aspirava ad una separazione radicale della Chiesa dallo Stato. Le idee erano se si dovesse lottare per un’Italia monarchica o repubblicana, unitaria o federalista, laica o cattolica.
Mentre molti limitavano l’unità d’Italia alla zona settentrionale, quella che aveva costituito il Regno d’Italia sotto Napoleone (Piemonte, Liguria, Lombardo-Veneto, Emilia Romagna) altri, primi fra tutti Mazzini e Garibaldi intendevano l’unità d’Italia da nord al sud; lo stesso Cavour non pensava che alla parte settentrionale non intendendo sopprimere lo Stato della Chiesa e il Regno delle Due Sicilie: insomma la politica piemontese aveva di mira solo il possesso delle terre occupate all’Austria ed infatti alla I guerra d’indipendenza a fianco dei piemontesi, in un primo tempo, operarono truppe pontificie, toscane e napoletane.
La I guerra d’indipendenza si concluse con una disfatta (Custoza, Novara) ed il Piemonte si salvò per l’intervento diplomatico della Francia, che mal vedeva l’Austria ai suoi confini e perciò si serviva del Piemonte come stato cuscinetto per tenere lontano una potenza concorrente.
Del dualismo Francia Austria approfittò Cavour , cercando di attirarsi le simpatie di Napoleone III: a quella finalità concorrono la partecipazione alla guerra in Crimea, la diplomazia di Costantino Nigra e le grazie della Contessa di Castiglione, il forzato matrimonio della Principessa Clotilde, figlia di Vittorio Emanuele II, con lo scapestrato Giuseppe Napoleone, cugino di Napoleone III.
Fu così che nacque la II guerra d’indipendenza, che per il Piemonte si sarebbe risolta in una fotocopia della precedente se non fosse intervenuto Napoleone III con il suo esercito che sconfisse gli austriaci (San Martino, Solferino), i quali addivennero con i francesi (all’insaputa dei piemontesi) alla pace di Villafranca. Pertanto, grazie all’intervento francese, il Piemonte acquistò la Lombardia (tranne Mantova); l’Austria la aveva ceduta alla Francia che poi la girò al Piemonte, avendo come contropartita la cessione di Nizza e Savoia.
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::autore_::di Giuseppe Stipo::/autore_:: ::cck::1337::/cck::