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Aprendo il sito web della Bibliotheka edizioni, colpisce, tra gli ultimi usciti, l’immagine del libro “Populismi” di Jakob Schwoerer per molti motivi…
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Aprendo il sito web della Bibliotheka edizioni, colpisce, tra gli ultimi usciti, l’immagine del libro “Populismi” di Jakob Schwoerer per molti motivi: perché è pubblicato da ieri 21 giugno, perché l’autore è tedesco ma il libro è pubblicato in italiano, perché è un ragazzo che non ha ancora conseguito la laurea magistrale.
Un tempismo eccezionale per la pubblicazione del volume a ridosso dell’exploit dei 5stelle alle elezioni amministrative (come se fosse stato tutto previsto!), movimento che assieme al AfD (Alternative fuer Deutschland) risulta un vigilato speciale ed oggetto della sua analisi particolarmente approfondita.
Un’iniziativa significativa quella della presentazione del libro, sotto l’egida della Fondazione Nenni, guidata dal suo infaticabile presidente Giorgio Benvenuto ed ospitata nei locali della Uil, con la presenza del suo segretario generale Carmelo Barbagallo.
A discutere del tema del libro, oltre a Benvenuto e Barbagallo, hanno partecipato anche l’ex ministro del lavoro (1999-2001) Cesare Salvi, che ne ha curato la prefazione, Michael Braun, giornalista tedesco, corrispondente della Tageszeitung di Berlino, in Italia dal 1996, ed il senatore Walter Tocci, sotto la puntuale regia del giornalista Antonello Di Mario.
Il dibattito che si è svolto dopo la presentazione dell’autore ha visto intrecciarsi diversi punti di vista, ma un argomento sembra aver riscontrato opinioni concordi: con la presenza dei differenti populismi dovremo comunque farci i conti nei prossimi anni.
E’ vero che l’analisi dell’autore si è limitata a soli due movimenti / partito, che il fenomeno populismo è molto più vasto e che abbraccia paesi con storie e culture diverse, come è vero che alcuni di essi si presentano come partiti, mentre altri rifiutano di essere classificati come tali, ma sembra assolutamente ragionevole, sia pure solo per comodità di semplificazione, che ai due analizzati nella ricerca di Jakob Schwoerer possa essere ricondotto grande parte dell’universo populista.
La tipologia del populismo di destra, ad esempio, tende ad escludere i gruppi culturali, religiosi o etnici considerati pericolosi, mentre quello di sinistra avversa principalmente banche, finanza ed oligarchie.
C’è da aspettarsi poi che sul piano dei rapporti politici le nuove consistenti presenze dei populismi affermati abbiano influenza sui sistemi elettorali bipolari ponendoli in crisi, soprattutto se quelle forze avranno la capacità di presentarsi credibilmente come estranee al sistema, come, secondo Braun, è accaduto a Roma ed a Torino.
Ma non dobbiamo demonizzare nessuno, al contrario dobbiamo cercare di comprenderne scopi ed obiettivi. Forse aveva ragione Grillo quando diceva che i veri pericoli per gli italiani ci sarebbero stati se non si fosse sviluppato il Movimento 5stelle.
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::autore_::di Giorgio Castore::/autore_:: ::cck::1370::/cck::