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Uno tsunami politico destinato a segnare profondamente gli equilibri non solo europei ma anche globali.
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Uno tsunami politico destinato a segnare profondamente gli equilibri non solo europei ma anche globali. È questo il significato dell’esito del referendum tenutosi la scorsa settimana nel Regno Unito che ha visto prevalere di strettissima misura il fronte del NO alla permanenza nell’Unione Europea.
Un addio dolorosissimo e forse inaspettato che ha gettato milioni di cittadini britannici in uno psicodramma, sancendo una rottura sociale e generazionale che avrà drammatiche conseguenze negli anni a venire. La mappa del voto ha disegnato infatti un Regno Unito spaccato in vari segmenti: la città metropolitana di Londra e le aree più dinamiche del paese si sono espresse convintamente per rimanere in Europa, mentre le zone rurali e le città operaie, dove la crisi si è fatta sentire maggiormente, hanno aderito al fronte del NO.
E poi la divisione generazionale, con i giovani favorevoli al progetto europeo opposti agli anziani, sostenitori di una deriva autarchica ispirata ai fasti di un passato quando la Gran Bretagna governava il mondo.
Altro strappo è quello tra l’Inghilterra e la Scozia che potrebbe consumarsi con un ulteriore referendum tra i cittadini scozzesi in gran parte favorevoli alla permanenza in Europa.
Ma l’ondata di fibrillazioni non riguarda solo la terra d’Albione ma è l’Europa intera a vivere il momento più critico dalla sua fondazione come entità politica. I vertici di Bruxelles infatti stanno monitorando gli altri paesi che potrebbero seguire l’esempio della Gran Bretagna come l’Olanda e la Polonia, ulteriori addii infatti sancirebbero la fine del progetto di Unione così come pensata dai padri fondatori.
Per quanto riguarda invece lo shock finanziario, che nelle ore immediatamente successive alla consultazione britannica si è abbattuto sul sistema bancario, determinando perdite a doppia cifra in tutte le borse europee, sembra che il peggio sia passato. Le più importanti autorità monetarie, a cominciare dai vertici della Banca Centrale Europea hanno infatti garantito che il sistema è solido, invitando altresì i risparmiatori a non scatenare un’ondata di vendite e a mantenere i nervi saldi. Più facile a dirsi che a farsi certo, ma la componente psicologica nei momenti di crisi come questo è uno dei fattori più importanti per evitare tracolli dai risvolti drammatici.
Sul fronte infine della risposta politica continentale i leader di Germania, Francia ed Italia si sono riuniti in tutta fretta per predisporre un’azione congiunta che possa rassicurare i cittadini dell’Unione ridando speranza e fiducia con un progetto europeo più solidale. In questo senso sembra che si vada verso un ammorbidimento del fiscal compact, il meccanismo che obbliga ogni singolo paese a non sforare i parametri del deficit e che in questi anni ha ingessato le economie dei paesi con più debito, contribuendo in maniera decisiva alla disaffezione verso le istituzioni di Bruxelles.
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::autore_::di Diego Grazioli::/autore_:: ::cck::1384::/cck::