La parola

Trasparenza

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Quella che abbiamo scelto sembra ormai una parola mitologica, una chiave di volta necessaria, uno strumento ineliminabile in ogni bagaglio politico o amministrativo.

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Quella che abbiamo scelto sembra ormai una parola mitologica, una chiave di volta necessaria, uno strumento ineliminabile in ogni bagaglio politico o amministrativo. Ci riferiamo al termine trasparenza.
Nel dizionario è la caratteristica e la proprietà di un corpo di essere trasparente. Una proprietà dipendente non solo dalla sua natura, ma, in generale, anche dal suo spessore. In particolare, in fisica, la nozione inizialmente riferita alla luce, ma che può estendersi a tutto lo spettro delle radiazioni elettromagnetiche e corpuscolari; con riferimento a un corpo, la trasparenza che lo caratterizza è rappresentata dal rapporto tra l’intensità della radiazione che lo attraversa e quella totale dalla quale il corpo è investito. Nella tecnica pittorica, la mancanza di corpo e la luminosità. Spesso si sente affermare che le azioni, le decisioni vanno assunte in trasparenza, come nelle frasi usate per intendere il tenere interposto l’oggetto tra l’occhio e una sorgente luminosa, e riferito all’immagine che ne risulta.
Esiste anche un’accezione figurata in cui con la parola si intende la chiarezza, la facilità di comprensione o di intuizione del senso o del significato, anche se non è espresso in modo esplicito. O anche l’alto livello di semplicità formale e di chiarezza espressiva.
Con riferimento ad atti, comportamenti, situazioni, modi di procedere, soprattutto nella vita pubblica e nei rapporti con la collettività, si vuole delineare il concetto di chiarezza, pubblicità, assenza di ogni volontà di occultamento e di segretezza. In economia, si indica la possibilità teorica, in regime di libera concorrenza assoluta, per gli operatori di conoscere i termini di tutte le contrattazioni che vi avvengono.
Per l’uso del termine nel linguaggio politico, si può anche ricordare la traduzione inesatta del russo glasnost, parola che ha avuto un effetto dirompente sulla fine dell’Unione Sovietica.
In senso concreto poi si fa riferimento al disegno che rappresenta le parti interne di un oggetto, di un impianto, di un meccanismo, vedute attraverso la struttura esterna tracciata nelle sue linee essenziali, come se fosse trasparente. Anche, in senso più generico, immagine realizzata su supporto trasparente; in questo senso, il termine è talora usato come sinonimo di diapositiva.
Il valore al quale facciamo riferimento in queste considerazioni, è certamente quello attribuito alle azioni di governo e di amministrazione in genere. In questo ambito il significato di trasparenza si coniuga direttamente con quello di democrazia in senso ampio, sostanziando un valore da tutti auspicato e ricercato, ma che difficilmente sembra trovare ospitalità nel concreto dispiegarsi dell’attività politica, sia nazionale che a livello internazionale.
Trasparenza vuol indicare la capacità di un sistema organizzato di consentire la conoscenza ad un soggetto che di esso fa parte nei confronti dei procedimenti attraverso i quali si realizzano in concreto atti e realizzazioni. In particolare vuol delineare il rapporto osmotico, diretto e senza barriere che dovrebbe caratterizzare il singolo, il cittadino, nei confronti dell’istituzione, dell’ente con il quale deve dialogare nel pratico e quotidiano svolgersi di attività e necessità.
Ecco allora che trasparenza diviene o meglio dovrebbe divenire, la pietra angolare di un rapporto proficuo e positivo tra istituzioni, sistemi organizzati e soggetti singoli o gruppi.
Il continuo richiamo ad essa che si fa in politica dai livelli più bassi a quelli più alti dei rapporti organizzati, mostra come essa sia lontana quasi sempre in modo spaziale dalla vita concreta. Così ad essa si fa sempre riferimento, ad essa ci si richiama, verso di essa si cerca di piegare i meccanismi decisionali. La storia dell’uomo e delle sue organizzazioni non sembra confortante in rapporto ad essa. Appare quasi inevitabile che ogni azione, decisione, atto, siano in qualche modo intrinsecamente annodati in modo improprio ad altri e spesso in un susseguirsi di bilanciamenti, compromessi, equilibri che hanno come conseguenza ultima l’allontanarsi inesorabile di ogni chiarezza, di ogni trasparenza. Un’utopia insomma, alla quale tendere ma che difficilmente vedremo realizzata.
Un esempio recente e sintomatico di questa difficoltà, sono le vicende ormai conclamate che vedono in crisi (ancorché non dichiarata e misconosciuta), l’amministrazione comunale della capitale. Roma, sta conoscendo invece della nuova stagione della verità, dell’onestà, della trasparenza dunque, una paludosa gora fatta di silenzi, di ammissioni senza costrutto, di affermazioni apodittiche di principio, che la realtà costringe poi a derubricare se non a confutare.
Negare, essere costretti a ritrattare, ammettere e poi minimizzare, in buona sostanza complicare e allontanare dalla trasparenza, sembrano altrettante fasi alle quali anche i novelli responsabili politici della capitale devono pagare pegno.
Ma allora, dove sta la diversità, dove l’etica pubblica, dove l’onestà conclamata se si continua a dibattere di stipendi troppo alti, di indagini negate e poi ammesse, mentre si continuano ad assumere decisioni che si scontrato con la logica, l’essenza, il valore della trasparenza? Una bella domanda. Le risposte per ora sono sconfortanti! Ma la speranza ci sostiene nel saper attendere! Anche se “il buon giorno si vede dal mattino”, sentenzia la saggezza popolare!

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::autore_::di Roberto Mostarda::/autore_:: ::cck::1514::/cck::

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