::cck::1598::/cck::
::introtext::
Lo chiamano “Il Turista” visto che agisce in città diverse. La vittima faceva parte di un piccolo gruppo investigativo franco-italo-spagnolo nato da un accordo segreto tra i servizi di intelligence dei rispettivi paesi.
::/introtext::
::fulltext::
Autore: |
Venezia. Marzo 2014. Il 43enne Abel Cartagena è uno psicopatico criminale che si diletta a strangolare donne con belle borsette. Si affida molto al caso ma ha un preciso rituale: le atterra, le uccide e si porta via l’oggetto ricolmo degli oggetti personali, eccitandosi nel tirarli fuori con calma su un letto. Incappa in una preda con pregiata e leziosa Legend, non gli è facile sopraffarla, non esce nessun auspicato strillo giornalistico sulla sua nuova impresa (lo chiamano “Il Turista” visto che agisce in città diverse), allora torna con rischio ulteriore sulla scena del crimine, questa volta una minitelecamera gli riprende il volto. La vittima era una persona speciale: Damianne Roussel, francese, moglie del giovane magistrato Pascal Gaillard, assassinato due anni prima, entrambi parte di un piccolo gruppo investigativo franco-italo-spagnolo nato da un accordo segreto e temporaneo tra i servizi di intelligence dei rispettivi paesi. Amici e colleghi vogliono punire il colpevole e recuperare la foto e la chiavetta USB contenuti nella borsa, erano a Venezia sulle tracce dell’organizzazione clandestina dei Liberi Professionisti, ex agenti trasformatisi in killer prezzolati al soldo della criminalità ricca. Chiedono aiuto al solitario precario intuitivo disprezzato Pietro Sambo, ex capo temuto e rispettato della locale squadra Omicidi, da oltre un anno cacciato dalla polizia per aver preso una prima e unica mazzetta in ragione dell’affetto verso una vecchia fiamma, abbandonato anche da moglie e figlia dopo l’espulsione con disonore. Per motivi ovviamente opposti, Abel e Pietro vengono arruolati rispettivamente da cattivi e buoni, in una guerra condotta da tutti in uno stesso violento modo. Trappole, ricatti, tradimenti, stragi si susseguono. E non finisce qui.
Con consueta maestria e incipit straniante, Massimo Carlotto (Padova, 1956) sceglie ancora di sperimentare nuove strade. Narra in terza, alternando capitoli con al centro uno dei due protagonisti (che da un certo momento in poi hanno pure conversazioni e incontri), primo romanzo di una serie. Principale specifica materia di descrizione risulta la vita degli psicopatici criminali. Nella band di cattivi ce ne sono molti. Abbiano o meno letto la Psychopathy Checklist, i capi li utilizzano volentieri: sono assassini perfetti, non provano emozioni né sensi di colpa, torturano con successo ed eventualmente reggono le carceri segrete di massima sicurezza. Abel è ricco di famiglia, ha una moglie e un’amante ignare in Danimarca, scrive servizi per una rivista importante di storia della musica in giro per il mondo, finge empatia (anche verso i musicisti), si traveste e recita con straordinaria abilità. Ha realizzato un’ottima autovalutazione psicologica (quand’era al riformatorio inglese la madre aveva già previsto tutto) per trarre beneficio dai tratti (egocentrici, manipolatori, criminali) della propria personalità e gestire inevitabili momenti di perdita del controllo (anche con tecnica yoga). Pietro è più simile a noi, ne trae meno benefici e più ansie. Vedremo cosa riserverà loro la penna dell’ottimo scrittore con il nuovo editore, qui le organizzazioni clandestine quasi si eliminano a vicenda, i due perdono le coperture, pur con belle donne attorno. Intanto accettiamo qualche refuso di troppo e qualche pigrizia stilistica, visitiamo angoli di una sempre sorprendente Venezia, conosciamo marca e forme di molte borse internazionali, degustiamo vini notevoli (Muscat, Marzemina, Verduzzo, Ribolla e altri ancora), ascoltiamo musicisti del passato (da Ravel a Mahler) in un contesto volutamente secco e contraddittorio.
v.c.
Venezia
en.wikipedia.org/wiki/Psychopathy_Checklist
::/fulltext::
::autore_::::/autore_:: ::cck::1598::/cck::