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Le percentuali dei nostri giovani che vivono a casa con i genitori, crescono, i dati occupazionali peggiorano inequivocabilmente, è in atto uno smantellamento delle garanzie che le costituzioni del dopoguerra avevano garantito.
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Nei giorni scorsi c’è stata una curiosa fatalità con l’uscita degli ultimi dati occupazionali in Italia, in concomitanza con i dati eurostat che riguardano le percentuali dei nostri giovani che vivono a casa con i genitori.
Nelle analisi statistiche, di norma, abbiamo a che fare con dati, elementi oggettivi, fotografie che danno una rappresentazione della realtà.
Per chi ha approfondito determinati studi, l’interpretazione dei dati è strumento di ulteriore analisi, come se le ideologie o l’approccio teorico distinguessero le modalità e le conseguenze che si possono dedurre da informazioni e numeri che la scienza ci fornisce.
L’aver appreso che, nonostante la sbandierata riforma del lavoro (il jobs act), i dati occupazionali mostrano una tendenza al peggioramento quasi inequivocabile mette in luce le posizioni degli opposti schieramenti: da un lato, coloro che, in osservanza delle teorie economiche imposte dall’Europa e dal mercato, pongono l’accento sulla bontà di fondo dell’impostazione della riforma del lavoro; dall’altro, coloro che, dinanzi ai dati e dunque all’evidenza dei fatti, rivendicano il diritto alla critica e prendono posizione sulla distruzione dello statuto dei lavoratori, con l’abolizione dell’art. 18 a caposaldo di una deriva liberista che sta portando degrado e privazione dei diritti.
Il dibattito rimarrà in auge per molto tempo, di certo le due impostazioni di pensiero abbracciano linee e tematiche che derivano da differenti teorie e paradigmi economici: l’intervento dello Stato-Nazione come regolatore dell’economia, contro il minimalismo liberista delle economie di mercato, dove è il mercato che stabilisce e ottimizza prezzi e condizioni di vita dei cittadini.
All’interno di queste premesse, come poter inquadrare e interpretare i dati della nostra società che ci dicono che i due terzi dei giovani dai 18 ai 35 anni vivono ancora con i genitori, triste primato che condividiamo con la Slovacchia, con un incremento di tendenza di permanenza a casa dal 2011 ad oggi di quasi 6 punti percentuali?
A livello intuitivo, sembra facile poter collegare il fenomeno con l’elevata disoccupazione giovanile, al di là del 37%, ma quanto le vecchie generazioni hanno influito, proteggendo con solerzia, ma anche con eccessiva protezione, la formazione e la maturità delle nuove generazioni?
L’esercito di “choosy” a detta dell’ex ministro Fornero ha le sue origini da un approccio molto latino allo svezzamento dei propri figli, o ci troviamo di fronte a nuovi scenari che non abbiamo ancora interpretato?
Certamente il cambiamento in atto della politica e della tipologia di approccio delle politiche economiche in un contesto europeo e di mercati globalizzati porta all’evidenza una scelta o condizione di smantellamento di tutte le garanzie che le costituzioni del dopoguerra avevano garantito, fino allo statuto dei lavoratori degli anni ‘70, anni in cui inizia la divergenza tra la produttività del lavoro e gli incrementi dei salari.
L’aver posto come condizioni più importanti la crescita e il libero scambio dei capitali ha portato, come controindicazione, un approccio perlomeno più leggero ai diritti e al benessere dei cittadini, con le multinazionali ed il capitale a mettere in campo regole e ordinamenti.
Nonostante le innumerevoli considerazioni che possiamo fare, le ultime politiche economiche intraprese dai governi in carica hanno privilegiato solo alcune fasce di lavoratori, specialmente i pensionati nell’ultima legge di stabilità.
Le ragioni possono far ricondurre la scelta alle solite motivazioni elettorali, ma sarebbe serio per un paese pianificare una serie di interventi a supporto dei giovani, sempre più in balìa degli eventi e dei mercati.
Un paese che vede i propri figli a casa sul divano o costretti a emigrare rinuncia in partenza al paese che verrà.
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::autore_::di Gianluca Di Russo::/autore_:: ::cck::1609::/cck::