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Gus Van Sant, genio ribelle a Torino

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Mole Antonelliana (Foto di Lorenza Rallo ©) Il regista statunitense Gus Van Sant alla Mostra del cinema di Venezia del 1993 (Foto di Gorup de Besanez - Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported)
Fino al 9 gennaio, la splendida cornice del Museo Nazionale del Cinema di Torino ospita per la prima volta in Italia, l’importante mostra su Gus Van Sant, considerato uno dei registi indipendenti più interessanti e visionari degli ultimi 30 anni di cinema ed erede della beat generation.

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Fino al 9 gennaio, la splendida cornice del Museo Nazionale del Cinema di Torino ospita per la prima volta in Italia, l’importante mostra su Gus Van Sant, considerato uno dei registi indipendenti più interessanti e visionari degli ultimi 30 anni di cinema ed erede della beat generation.

Per molti il nome del regista è associato ai suoi film più “famosi” come Will Hunting – Genio ribelle e Milk, per i quali è stato candidato agli Oscar come miglior regista. In realtà Gus Van Sant è molto altro ancora, un artista poliedrico, che durante la sua carriera si è mostrato sempre sensibile alle altre forme di arte come la fotografia, la pittura e la scrittura. È proprio questo l’obiettivo della mostra, illustrare e mostrare al visitatore il percorso artistico del regista dagli albori della sua carriera fino ai giorni nostri.
Una passeggiata circolare lungo le pareti interne della Mole Antonelliana, che permette di far rivivere la vita artistica di Gus Van Sant in una spirale di ricordi ascensionale, attraverso fotografie originali, disegni, storyboard e bozze preparatorie. Non mancano anche le proiezioni di cortometraggi inediti e i montaggi delle sequenze più celebri dei suoi film, che rimangono il centro nevralgico della mostra e il leitmotiv dell’intera esposizione.
Ciò che colpisce il visitatore sono le numerose Polaroid, soprattutto degli anni ’70-’80, in cui spesso sono ritratti i corpi di quelle che saranno le future star di Hollywood. Da Keanu Reeves a River Phoenix, da Uma Thurman a Nicole Kidman, unico comun denominatore è saper cogliere il corpo umano all’apice della giovinezza e capace di trasudare passione e seduzione.
Nel percorso fotografico è vivido il rapporto tra la figura umana e lo spazio, scandito da un’alternanza di luoghi completamente diversi tra loro, ma capaci di fondere il binomio realtà-sogno, concetto molto caro al regista. Sono immortalati gli spazi desertici e desolanti di Gerry, che si contrappongono al labirintico e claustrofobico liceo di Elephant, fino ad arrivare all’atmosfera inquietante dallo skate park di Paranoid Park. Ambienti contrastanti che spesso ritroviamo nel suo cinema eterogeneo, complesso, malinconico e controcorrente, ma sempre interessato alla cronaca e all’attualità del suo Paese. Motivo per cui il regista nella sua filmografia non smette mai di analizzare la violenza, la società, la crisi e la corruzione giovanile. Mettendosi anche a confronto con i maestri del cinema del passato, come accade con Psyco di Hitchcock, di cui Van Sant ne ha diretto il controverso remake.
Un focus importante è da riservare alla musica, che in ogni suo film ha il valore di esprimere il mood dei personaggi e delle sensazioni suggerite dalla scena. La stessa emozione riesce a trapelare dai dipinti, che per il regista rappresentano una dimensione di libertà, di sogno e di evasione dalla realtà, uno spazio metafisico in cui riuscire ad esprime tutto ciò che ha modellato il suo pensiero durante gli anni trascorsi a fare cinema.
La mostra è un progetto de La Cinémathèque française in coproduzione con il Museo Nazionale del Cinema, il Musée de l’Elysée e la Cinémathèque suisse di Losanna e sarà aperta al pubblico fino al 9 gennaio 2017.

Interno Mole Antonelliana (Foto di Lorenza Rallo ©)

L’esposizione rappresenta un’occasione per approfondire la conoscenza di un “genio ribelle” del cinema nella mecca del cinema italiano. Un luogo unico, misterioso e affascinante allo stesso tempo, dove poter percorrere la storia del cinematografo dalla sua nascita, ammirando un patrimonio inestimabile, composto dai reperti (molti dei quali interattivi) conservati all’interno Museo della Mole Antonelliana.

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::autore_::di Lorenza Rallo::/autore_:: ::cck::1640::/cck::

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