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Rimettersi in cammino per le riforme

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Il Presidente Mattarella nel suo discorso agli italiani del 31.12.2016. Fonte: https://www.youtube.com/user/presidenzarepubblica
I cittadini attendono di comprendere tempi e modalità per andare al voto. Per ora sanno di avere un Senato doppione della Camera, province inutili nelle loro competenze da tempo trasferite ai comuni e alle loro aggregazioni.

La calma apparente dei giorni natalizi, l’esortazione ai buoni sentimenti, una sorta di sospensione delle conflittualità politiche, non deve far pensare a qualcosa che sta cambiando nel panorama nazionale. Superata la festa, per così dire, ci ritroveremo con la identica situazione complessa e articolata da cui ci siamo momentaneamente distratti!
Quel che non si deve in alcun modo fare è ritenere che il dopo referendum sia una sorta di ripristino dell’ordinaria amministrazione per così dire!
Al di là dell’ovvia considerazione che nulla nel nostro paese si possa considerare in questo momento e da molto tempo di ordinaria amministrazione, sta di fatto che i cittadini attendono di comprendere quanto di chiaro e di vero vi sia nelle promesse elettorali generiche o in quelle più stringenti legate alla legge elettorale certo, per andare al voto presto certo, ma in una prospettiva meno minimale, anche che tipo di cammino di riforme si intenda avviare. Nessuno infatti dovrebbe pensare di poter ritenere che gli italiani abbiano votato a maggioranza contro alcune riforme, per riavere un Senato doppione della Camera, o province inutili nelle loro competenze da tempo trasferite ai comuni e alle loro aggregazioni.
Non è una richiesta di tornare al buon tempo antico quella che è uscita dalle urne ai primi del mese. Questo è quello che possono pensare erroneamente i dipendenti di enti che dovevano essere aboliti (posizione umana comprensibile, molto meno positiva nello scenario) e che in bus, al bar, al ristorante fanno parte delle battute tra le persone. La sostanza del voto è infatti quella di affidare nuovamente alla politica – ma è bene capire che non è l’ultima volta, quella l’abbiamo già superata, e neppure la zona Cesarini. Gli abbuoni sono finiti! Gli italiani hanno chiesto di avviare le riforme necessarie con un più alto tasso di condivisione, con una maggiore capacità di pensare al cosiddetto bene comune e non al proprio personale profitto momentaneo. Hanno in sostanza dato un’ultimissima chance alla classe politica per dimostrare quello che in questi anni non ha mai dimostrato: il senso delle istituzioni e del ruolo che una politica vera deve esercitare, non la gestione dell’esistente senza scossoni ma in costante ed evidente decrescita e regresso generale, ma la costruzione passo dopo passo con qualche accelerazione e con qualche prudenza del futuro del paese.
Da oltre quarant’anni, almeno, l’Italia è scossa da forti criticità, da problemi crescenti legati a scelte non fatte, da distacco del paese reale da chi lo governa. Ritenere dunque che il 4 dicembre chi ha votato, sì o no a qualcosa, sia disposto ad attendere ora che i politici si mettano d’accordo su qualcosa, legge elettorale o riforme da rimettere in moto, con i tempi dimostrati in questi decenni, non solo è una pia illusione, ma è al contrario un incubo cosciente dal quale svegliarsi al più presto.
E come se si volesse credere che gli italiani stiano bene come stanno e che per le riforme si possa tranquillamente percorrere la strada di qualche bella commissione bicamerale o peggio “costituente” (solo questa parola dovrebbe indurre a grande rispetto e consapevolezza storica e non essere usata senza criterio, tanto per creare una cortina fumogena sul nulla)!
La realtà è ben diversa! I cittadini vogliono camminare decisamente verso un paese più moderno ed efficiente, vogliono farlo con un misto di speranza, ma soprattutto con la realistica consapevolezza che le istituzioni devono essere messe in condizioni di dare le risposte che si attendono e dunque vanno adeguate non ai desiderata di qualcuno, ma molto più semplicemente alle norme di quella Costituzione di cui tanto ci si riempie la bocca per difenderla e poco per attuarla!
L’interrogativo più stringente è ora a chi affidare questo compito. Lo scenario politico infatti dà più domande che risposte!
Lo stato di partiti e movimenti nel dopo referendum è infatti più critico di quanto possa sembrare. La lotta intestina nel Pd rischia infatti di consegnare al paese un risultato in ogni caso dannoso. Se dovesse prevalere la minoranza assisteremmo al ritorno di una concezione della politica ormai consegnata alla storia e che nelle molte occasioni offerte dagli italiani in questi decenni dalla caduta dei muri ha demeritato senza speranza. Se al contrario dovesse prevalere l’attuale maggioranza senza mediazioni, la “ditta” si spaccherebbe inesorabilmente dando inizio ad una fase di scomposizione e ricomposizione dagli esiti difficilmente ipotizzabili.
Il centrodestra è percorso da tante criticità quanti sono i suoi esponenti sul proscenio. Il tardo meriggio dell’ex cavaliere ci sta consegnando un leader che comprende come la strada non sia quella del populismo, della pancia, ma quella invece della capacità di riaffermare i principi di quella rivoluzione liberale mai avviata ma che costituisce l’anima maggioritaria del paese. Come questo possa conciliarsi con l’anima lepenista della Lega di Salvini o con i residui della destra, non è dato sapere ed è un altro interrogativo al quale la risposta non appare né semplice né scontata!
E poi, come sempre, in questi anni, abbiamo l’incognita dei cinquestelle! Qui le domande superano le possibili risposte e, soprattutto, non sembrano esistere risposte valide hic et nunc e per i problemi reali che abbiamo davanti! Nel 1968 si voleva che l’immaginazione andasse al potere per svecchiare il mondo congelato di allora, oggi, in Italia nessuno riesce a capire cosa realmente siano e vogliano i cinquestelle. La disfatta del sindaco Raggi a Roma sta mostrando tutte le difficoltà di conciliare i pur spesso sacrosanti vaffa grillini, con la realtà dell’amministrazione e della gestione della cosa pubblica che preesisteva all’arrivo dei pentastellati ed esisterà anche quando il fenomeno si sarà sgonfiato o avrà fatto il suo ingresso nelle istituzioni più di ora, ammesso che questa ipotesi possa realizzarsi!
Come si vede, molte domande, poche risposte serie! Purtroppo! Speriamo nell’anno che nasce, che ci dia qualche buon auspicio per il cammino futuro!

di Roberto Mostarda ::cck::1757::/cck::

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