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Bauman, nei suoi lunghi 91 anni di vita, è stato il teorico della società liquida ove tutto è fuggevole e vacuo. I vecchi valori sono crollati generando un uomo egoista, autoreferenziale e fondamentalmente incapace di relazionarsi realmente con gli altri.
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“La felicità non significa una vita priva di problemi. Una vita felice si ottiene superando le difficoltà, fronteggiando i problemi, risolvendoli, sforzarsi accettando le sfide. Accetti una sfida, fai del tuo meglio e ti impegni a superarla, poi sperimenti la felicità nel momento in cui capisci di aver tenuto testa alle difficoltà al destino.”
Così Bauman parla della felicità in: La teoria svedese dell’amore, un docufilm datato 2015 di Erik Gandini nel quale viene elogiata la libertà dell’individuo dai condizionamenti e l’indipendenza in ogni rapporto, insomma un individualismo dilagante che fa paura anche al più cinico e distaccato uomo moderno.
Zygmund Bauman, sociologo polacco, nato nel 1925, fuggito all’invasione nazista della Polonia nel ’39. Negli anni ’60 si trasferì a Tel Aviv, Israele, a seguito di un’epurazione antisemita, lì insegnò per poi emigrare nel 1972 a Leeds, in Inghilterra, dove continuò la carriera accademica fino al 1990. In suo onore è stato fondato il “Bauman Institute” nel 2010 presso la Scuola di Sociologia e Politica Sociale dell’Università di Leeds e proprio in questa città si è spento il 9 Gennaio di questo 2017.
Negli anni giovanili fu un sostenitore del Marxismo per poi accostarsi alle teorie di Simmel, ma la sua fama è legata alla creazione e diffusione del concetto di “società liquida” e in parte del postmoderno.
Ciò che contraddistingue la società liquida odierna è la fuggevolezza e sterilità dei rapporti e l’impossibile categorizzazione sociale e politica attuale; difatti secondo il sociologo, tutto è diventato: “liquido”, transitorio, vacillante.
L’autonomia, l’individualità, il lavoro, la libertà, l’indipendenza di pensiero, si assiste giorno per giorno alla loro liquefazione, è come se i valori, i concetti e le strutture, che hanno contribuito alla crescita dell’uomo moderno, si disciogliessero in situazioni vacue prive di sostanzialità.
Bauman ha desunto che le cause che hanno trascinato a tale degenerazione della società, ormai così vuota, sono da ricercare nel consumismo, nel capitalismo e nella globalizzazione del ‘900, ciò ha indotto l’uomo a percepirsi come un singolo, un ente a sé, procedendo con gli anni verso l’incertezza e l’omologazione.
Lo sbriciolamento dei rapporti sociali, costruiti su vacuità, la liberalizzazione del mercato lavorativo ha condotto ad una vita precaria, ove emerge solo un cinico, debole e perplesso individualismo, la cui esistenza è divenuta autoreferenziale.
Al Festival della filosofia di Modena come in tante altre occasione pubbliche Bauman è riuscito a svincolare la figura del sociologo, donandogli un ruolo predominante per la divulgazione e comprensione del ragionamento.
Il mondo ha subito una grave perdita ma il vecchio Bauman con i suoi scritti ha fatto in modo che ci svegliassimo dal torpore delle nostre vite.
Ci ricorda che non tutto può essere acquistato. Nei nostri grandi centri commerciali non troveremo il vero amore o l’amicizia duratura, questi non sono oggetti confezionati in stock, anzi, sono come piantine che necessitano di cure, costanza, impegno e dedizione.
Questo, e tanto altro, è il prezioso dono che l’uomo, il marito, il sociologo, il filosofo, il nostro adorato Zygmunt Bauman ha deciso ci lasciarci in eredità.
Abbiamone cura noi, applichiamolo, cambiamo la direzione asettica verso cui stiamo andando.
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Modernità liquida:
Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi:
Vita liquida:
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::autore_::di Miriam Gambella::/autore_:: ::cck::1777::/cck::