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A poco meno di tre mesi dal primo turno delle presidenziali francesi, previsto per il 23 aprile, il clima politico aldilà delle Alpi si sta facendo sempre più incandescente.
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A poco meno di tre mesi dal primo turno delle presidenziali francesi, previsto per il 23 aprile, il clima politico aldilà delle Alpi si sta facendo sempre più incandescente. L’annuncio del candidato del Front National Marine Le Pen di indire, in caso di vittoria, un referendum sulla permanenza del paese nell’Unione Europea e nella NATO, ha colpito profondamente la classe politica francese e quella parte di popolazione che ha sempre considerato la Francia un’architrave imprescindibile del progetto europeo. La leader dell’estrema destra transalpina ha deciso di cavalcare fino in fondo l’ondata di populismo particolarmente forte nel mondo occidentale in questa fase storica che, dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, ha già portato sul più alto scranno d’America il candidato anti sistema Donald Trump. Una visione politica che se dovesse affermarsi anche nel vecchio continente, soprattutto in un paese strategicamente fondamentale come la Francia, avrà un effetto domino su tutti gli altri membri dell’Unione, decretando la fine del progetto voluto dai padri fondatori dopo le tragedie della Seconda Guerra Mondiale. Al momento i sondaggi danno la Le Pen ampiamente in grado di contendere nel ballottaggio del 7 maggio la presidenza francese all’altro candidato che si affermerà nel primo turno. Dopo le disavventure del candidato gollista Francois Fillon, su cui pende un’inchiesta della magistratura per aver concesso impieghi fittizi a moglie e figli pagati con soldi pubblici, i sondaggi vedono un possibile exploit dell’ex ministro dell’Economia Emmanuel Macron che potrebbe prendere più voti del candidato socialista Benoit Hamon, affermatosi a sorpresa nelle primarie del partito sull’ex premier Manuel Valls. Poche chances invece per il leader della sinistra radicale Jean-Luc Melanchon che però potrebbe far confluire i propri voti sul candidato più vicino alle sue idee. Una fase complicatissima dunque per la politica francese ed europea anche se non sarebbe la prima volta che un candidato del Front National riesca ad arrivare al secondo turno delle presidenziali. Era già successo nel 2002 quando il padre di Marine, Jean-Marie Le Pen arrivò a contendere l’Eliseo a Jacques Chirac. Era quella però un’altra fase storica con un’Europa ottimista del proprio futuro, non ancora piegata dagli effetti della globalizzazione che hanno indubbiamente aumentato le disparità sociali e l’ex sindaco di Parigi fece il pieno di voti al ballottaggio con oltre l’80% di consensi. Uno scenario non più replicabile con le stesse proporzioni ma che può darci l’idea di quello che potrebbe accadere in quella domenica di maggio decisiva per le sorti della Francia nel caso Marine Le Pen sfondi al primo turno: una donna contro tutti e buona fortuna Europa.
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::autore_::di Diego Grazioli::/autore_:: ::cck::1824::/cck::