Cultura

Tra credenza e folclore

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Lorca, processione. Foto di Jackmac3 Public Domain su Pixabay
La processione del Venerdì Santo fin dal Medioevo ha assunto la forma di una rappresentazione drammatica. In questa sede vedremo quali sono le tradizioni tipiche di ogni regione.

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La Pasqua è caratterizzata dal binomio: morte e rinascita, essendo una festività di matrice mitologica cristiana s’intreccia a riti pagani ed ebraici poiché ricorre nello stesso periodo delle feste di primavera ed il passaggio tra le stagioni.
Secondo la tradizione prima della festività le donne di casa si adoperano per le pulizie di Pasqua, un’usanza che anticipa l’inizio della nuova stagione ma anche il miglioramento della casa in vista delle feste.
Secondo una normativa stabilita nel IV secolo dal concilio di Nicea la data Pasqua è “mobile” e si colloca nella domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera; questa è preceduta da 40 giorni di quaresima nei quali di dovrebbe praticare il digiuno e il pentimento. Questo periodo di preparazione inizia con il mercoledì delle ceneri, fatto di completo digiuno, ed arriva fino alla settimana Santa la quale inizia con la domenica delle palme, chiamata così poiché ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme dove la popolazione lo accolse sventolando rametti di palma come segno di maestosità.
La processione del Venerdì Santo fin dal Medioevo ha assunto la forma di una rappresentazione drammatica, nella quale il fedele è spettatore ed attore nello stesso tempo. Viene così “rievocato” il giorno della morte di Cristo ed esprime l’esigenza del popolo di dare un’immagine reale e contemporaneo dell’evento, come se l’uomo potesse effettivamente partecipare alle sofferenze del Figlio di Dio riproducendo realisticamente la “Passione”. Nel XIII secolo si diffusero i flagellanti laici che per espiare le colpe della comunità ripercorrevano le vicende della Passione di Cristo indossando l’abito con cappuccio e corda in segno di castità.
In questa sede vedremo quali sono le tradizioni tipiche di ogni regione.
In Lombardia la minuziosa cerimoniale di Vertova, in provincia di Bergamo, dove nella processione del Venerdì Santo sfilano Giudei e soldati romani, mentre un cittadino rappresenta Cristo scalzo e vestito di rosso con in spalla una statua di Cristo.
Famosa e suggestiva è la processione di Mantova, dove il Venerdì Santo si celebra nella Basilica di Sant’Andrea, ad opera di Leon Battista Alberti, l’apertura e l’esposizione delle ampolle sacre contenenti il sangue di Cristo; queste poi sono portate per le vie del centro storico seguite da un cospicuo gruppo di fedeli.
A Frassinoro, in provincia di Modena, fin dai tempi della Controriforma, si celebra ogni tre anni la via crucis viventedove i protagonisti sono i cittadini del paese i quali rappresentano i vari episodi della passione di Cristo.
Nelle Marche si possono annoverare altre tradizioni pasquali rinomate in due città della regione: la prima è a Gubbio, dove si celebra la processione del Cristo morto durante il Venerdì Santo, questa inizia dal centro storico e attraversa tutta la cittadella ed è caratterizzata da canti e simulacri; la seconda è ad Assisi, difatti in aggiunta alle normali celebrazioni, si rievocano anche altre due antiche tradizione: la Scavigliazione, ossia la deposizione del Cristo Morto, usanza risalente al 1200 che si svolge la sera del Giovedì Santo nella Cattedrale di San Rufino, e la processione delle Confraternite, fatta la sera del Venerdì Santo, ed è una processione che parte dalla Cattedrale di San Rufino e arriva fino alla Basilica di San Francesco dove in contemporanea termina anche la Via Crucis tradizionale.
Nel Lazio, oltre alla via crucis del Venerdì Santo a Roma guidata dal Papa; vi è una tra le più antiche, cioè quella di Orte. Qui la processione accompagna la bara del Cristo e la statua dell’Addolorata a cui seguono le donne piangenti, vestite a lutto, si accodano i gruppi delle confraternite che sfilano recando croci e simboli della Passione, infine vi sono i penitenti scalzi che portano catene alle caviglie.
Concorrente a quest’ultima per l’antichità del rito è la processione che si svolge a Chieti, risalente all’842, dove vi partecipano centinaia di figuranti e 13 congregazioni dei fedeli.
Ad Isernia, in Molise, la rappresentazione pasquale più importante è la processione di penitenti incappucciati i quali hanno con il capo cinto da corone di spine il numero dei fedeli che trasportano croci e statue varia dagli 80 ai 100.
processione dei battenti di Guardia Sanframondi (BN), Original uploader was Nicpac at it.wikipediau (Wikimedia Commons.)
In Campania, oltre alle celebrazioni ecclesiastiche tipiche e tradizioni del rito pasquale, sopravvivono antichi folclori popolari tra cui: a Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, la settimana santa culmina con l’Ufficio delle Tenebre, momento in cui i partecipanti alla processione producono gran chiasso rappresentano in modo terreno e reale il terremoto di cui parla la Bibbia nel mondo in cui Cristo ha esalato l’ultimo respiro, difatti evento chiamato “terremoto” in gergo popolare. A Calitri, in provincia di Avellino è famosa la processione degli Incappucciati che procede tra lamenti funebri e rulli di tamburo, questi rappresentano i penitenti e sono vestiti di bianco ed incoronati di spine ed inoltre portano pesanti croci di legno. Nelle bellissima Minori, sulla Costiera Amalfitana, vi sono i Battenti, sempre dei penitenti incappucciati vestiti di bianco e cinti da grosse funi di canapa che cantano in diverse tonalità. A Sorrento vi sono poi due processioni: la Processione Bianca e la Processione Nera, a seconda delle tuniche indossate delle due confraternite di spicco. Non mancano eventi anche a Procida, caratterizzata dalla Processione dei Misteri, realizzata dagli abitanti dell’isola i quali sono abbigliati di bianco e di turchese, indumenti risalenti al 1600. Questa processione riproduce, mediante carri ornati da sculture di cartapesta, scene tratte dall’antico testamento di notevole suggestione.
In Puglia, è particolarmente sentita la rappresentazione del Giovedì e del Venerdì Santo a Taranto, questa di snoda in tre processioni caratterizzate da un’estrema lentezza e suggestività inaudita per un totale di più di 40 ore di processione quasi continua. La prima è detta dei Perdùne, nome col quale venivano chiamati i pellegrini che raggiungevano Roma per il Giubileo, questi indossano un lungo cappuccio bianco sormontato da un cappello nero, sfilano a piedi nudi dal pomeriggio del Giovedì fino a notte fonda, poi parte quella dell’Addolorata, aperta dal troccolante, colui che suona la troccola, tavoletta di legno con denti di ferro. Nel pomeriggio del Venerdì parte la processione dei Misteri, con gruppi statue più la statua del Cristo morto: la sfilata avviene fino all’alba del Sabato Santo. Sempre in Puglia non si può non ricordare la processione della mattina del Sabato Santo a Mottola, sempre in provincia di Taranto, la processione delle “fracchie” di San Marco in Lamis in provincia di Foggia, la processione dei crociferi a Francavilla Fontana, Brindisi.
In Calabria, precisamente a Nocera Terinese, il paese è implicato in rituali tradizionali pasquali dalla domenica delle Palme fino al mercoledì quando viene esposta la statua dell’Addolorata nascosta in una nicchia per un anno. Come di consueto, il Venerdì Santo viene portata in processione; inoltre è rinomato il corteo del Sabato Santo dove sfilano i flagellanti, chiamati in gergo i “vattienti”, questi si percuotono a sangue le cosce e i polpacci.
In provincia di Cosenza, a Verbicaro, dopo la Santa Messa si prosegue con il rito dei battenti dove vi partecipano solo poche persone devote, vestite di rosso, le quali devono fare il giro del paese per tre volte battendosi le gambe.
A Trapani insieme a venti bande musicali, incappucciati e donne in lutto sfilano le venti sculture che rappresentano gli episodi della Passione dal pomeriggio del Venerdì fino all’alba del Sabato Santo. È da ricordare anche la maestosa processione del Cristo Morto che si svolge a Marsala.

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::autore_::di Miriam Gambella::/autore_:: ::cck::1946::/cck::

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