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Villa Palagonia o Villa dei Mostri

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Di Jpbazard Jean-Pierre Bazard - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=23178189
Quando Goethe visitò Villa Palagonia, a Bagheria (Palermo), ne rimase talmente colpito che la definì un’opera deforme, pazza e caotica.
Villa dei Mostri
ha una strana storia.

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Quando Goethe visitò Villa Palagonia, a Bagheria (Palermo), ne rimase talmente colpito che la definì un’opera deforme, pazza e caotica.
Villa dei Mostri
ha una strana storia.
Progettata dal Frate domenicano Tommaso Maria Napoli, architetto del Senato di Palermo, coadiuvato da un altro stimato architetto siciliano, Agostino Daidone, fu iniziata nel 1715, per volere di Ferdinando Francesco I Gravina Cruyllas, Principe di Palagonia.
Alla sua morte, il nipote Ferdinando Francesco II, detto “il negromante”, ne continuò la costruzione commissionando una schiera di mostri deformi e animali inquietanti, che dovevano ornare l’arco trionfale di ingresso alla villa. I cornicioni, storti, pendevano a destra e a sinistra, disorientando il visitatore, mentre dai tetti si affacciavano idre, scimmie e piccoli busti. Le parti basse dell’edificio, erano decorate con statue tufacee rappresentanti cavalieri, dame, musici, e caricature varie.
Sulla influenza malefica di queste statue mostruose, aleggiano da sempre delle leggende che però non sono riuscite a scoraggiare artisti come Salvador Dalì, che voleva acquistare la villa, o Renato Guttuso (nativo di Bagheria) che la definiva “il luogo dei miei giochi da bambino”.
Goethe racconta che, all’entrata, il custode del palazzo invitava a non sedersi sulle sedie poiché, alcune avevano le “zampe” segate in maniera diseguale, creando squilibrio, e altre, apparentemente normali, nascondevano spine sotto i cuscini.
La villa presenta uno straordinario disegno planimetrico che si sviluppa lungo l’asse baricentrico del viale d’entrata. Particolare è lo scalone d’ingresso, a doppia rampa, in pietra calcarea, sormontato dallo stemma principesco della famiglia Gravina.
Un vestibolo ellittico, fatto affrescare da Salvatore Gravina, fratellastro di Ferdinando Francesco II, con scene rappresentanti le fatiche di Ercole, permette l’accesso al Piano Nobile. A destra la “Galleria degli Specchi”, il cui soffitto è interamente ricoperto di specchi con dipinti di uccelli che volano in un cielo azzurro. Le pareti sono tappezzate di marmi finissimi con altorilievi che raffigurano il fondatore della villa ed altri antenati di casa Gravina con le loro rispettive mogli.
Dal salone si accede alla Sala della Cappella, alla Sala del Biliardo fino alla Sala Ovale che segna la fine della parte visitabile. Infatti nel 1885 l’edificio fu acquistato dalla famiglia Castronovo, che ne detiene ancora la proprietà, conservandone un’ala per gli eredi e consentendo di visitare un’ampia parte di questo straordinario monumento della civiltà barocca.

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::autore_::di Luisanna Tuti::/autore_:: ::cck::1989::/cck::

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