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I vini del Peloponneso

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Nemea. fonte: Clio Morichini
Dal 1400 il vino tipico di Monemvasia, la malvasia, diventa il protagonista della scena enoica internazionale, e dopo lunghi secoli di declino i viticoltori greci puntano oggi sulla smisurata varietà di uve locali imponendosi sui mercati esteri sulle orme degli illustri antenati.

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La vera felicità si nasconde dietro semplici momenti di spensieratezza, ricordi estivi d’infanzia nei piccoli borghi costieri in pietra del Peloponneso in cui il tempo è scandito dai tuffi nel azzurro cristallino del mare. L’autenticità degli abitanti rende l’atmosfera ancora più suggestiva e tra bicchieri di Ouzo e Agiorgitiko, regna la calma e non trapela mai la sensazione di imminente catastrofe legata alla crisi economica che a più riprese ha afflitto la Grecia.

Il Mani. fonte: Clio Morichini

Il Poeta e premio nobel Odysseas Elytis ha detto “il vespro nell’Egeo contiene gioia e tristezza in dosi talmente esatte che alla fine rimane soltanto la verità”. L’intensità di tale affermazione incarna profondamente il carattere della terra di Pelope. L’isola, in quanto separata artificialmente dalla terra ferma dal canale di Corinto, offre una varietà di suoli e altitudini (la cima del Taigeto svetta a 2.405 m) da farne un vero e proprio continente racchiuso tra Ionio ed Egeo. Una terra in cui la storia dell’uomo e quella del vino sono legate sin dal 4000 a.C.
Basterebbero i nomi di Sparta, Corinto e Olimpia per far riecheggiare i mitici fasti dell’antichità e dell’era a cui risale il culto dionisiaco. La divinità, figlia di Zeus e della principessa Semele, accompagnato dai satiri, menadi e dal dio Pan, era solito banchettare e danzare inebriato dal dolce vino greco. Dioniso appare dunque come un riflesso evocativo dei piaceri umani più terreni ed al tempo stesso divini che conducono all’estasi mondana.

Olimpia. fonte: Clio Morichini

Fra VII e VIII sec. a.C. il vino greco era già esportato nella Magna Grecia e nei territori limitrofi poiché già protagonista della sfera economica, religiosa, sociale e medica nonché dei rituali quotidiani degli antichi. Omero ed Esiodo poi non perdono occasione per celebrare il vino in ogni opera rendendolo a volte alleato e a volte nemico degli eroi di turno, e attraverso il personaggio epico di Laerte, padre di Ulisse, sappiamo che la varietà di uve coltivate era parecchio vasta in quanto nella sua vigna erano presenti ben 50 tipologie diverse. Difatti, nel 700 a.C in Grecia venne introdotta la prima legislazione vinicola del mondo contenente dettagli e denominazioni tipiche, a ricordare che il vino era il centro degli eventi sociali più importanti, come i simposi

Nel 1400 il vino tipico di Monemvasia, la malvasia, diventa il protagonista della scena enoica internazionale, e dopo lunghi secoli di declino i viticoltori greci puntano oggi sulla smisurata varietà di uve locali per imporsi sui mercati esteri sulle orme degli illustri antenati.

Monemvasia. fonte: Clio Morichini

Tra Corinto e l’Argolide si trova la regione vinicola di Nemea, un tempo nota per i giochi nemei simili a quelli olimpici, è oggi dominata dall’Agiorgitiko, coltivato a svariate altitudini. Il vino ha caratteristiche affabili come intense note fruttate e una trama vellutata. L’Agiorgitiko, come hanno più volte ricordato i critici americani, ha ottime capacità di invecchiamento rendendone i tratti più eleganti e permettendone una crescita di valore nel tempo. Un ottimo abbinamento è la tradizionale moussaka composta da strati di melanzane, patate, tritato di carne e besciamella.
L’altro territorio storico del Peloponneso da sorseggiare è Mantineia, tra Arcadia e Laconia, dove i vini storici di Monemvasia, fermi o spumantizzati a base di Moschofilero stupiscono per l’elevata acidità e per i sentori di frutta esotica. La tipica spanakopita (torta di spinaci) è un ottimo abbinamento per esaltare l’aromaticità e la spiccata acidità del Moschofilero.

Vigneti a Nemea. fonte: Clio Morichini

È doveroso menzionare le zone di Messinia e Ilia che presentano un forte potenziale di crescita per la qualità dei vini prodotti, maggiormente a base di Mavrodaphne con interessanti declinazioni del nostrano Refosco.
I produttori imperdibili nella zona di Nemea sono Lazafanis e Semeli, entrambi prossimi ad importanti zone archeologiche, che propongono degustazioni dei propri vini che esprimono al meglio il territorio di appartenenza, in location dal design accattivante ed innovativo.

La gola Lousios. fonte: Clio Morichini

Il Peloponneso offre vini di elevata qualità ed eleganza, con attenzione alla tradizione ed all’ambiente circostante. Il vino continua ad essere onnipresente accanto alla storica cucina. Fermarsi nelle taverne di Stemnitsa o Dimitsana nel cuore dell’Arcadia proietta subito in un’epoca passata, e come i grandi crepacci di montagna che i temporali scavano in una sola notte, ci si ritrova armonizzati ed integrati in ritmi e riti che sembrano appartenerci atavicamente. Proprio tra le gole di Lousios, percorrendo i trekking verso il monastero di Prodromos, si viene sopraffatti dalla natura e si riscopre l’importanza della lentezza per fuggire dai malesseri urbani ed accordarsi agli elementi primordiali che da millenni regolano il mondo.

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::autore_::di Giuseppe Bellavia::/autore_:: ::cck::2162::/cck::

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