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Il cortile del Palazzo Crema, addobbato a festa, era stracolmo di gente che ha accolto con un lungo applauso Daria Bignardi, Paolo Cognetti e Vasco Brondi, protagonisti dell’incontro Versanti Sconosciuti, per l’Internazionale a Ferrara.
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Nel bel mezzo di un brusio di voci incontrollate è calato il silenzio, seguito da un lungo applauso che accoglieva l’arrivo di Daria Bignardi, Paolo Cognetti e Vasco Brondi, protagonisti dell’incontro Versanti Sconosciuti, per l’Internazionale a Ferrara.
Per l’occasione il cortile del Palazzo Crema, addobbato a festa, era stracolmo di gente, tanto che molti degli spettatori hanno preferito appoggiarsi per terra, pur di partecipare all’evento.
La prima a prendere la parola è proprio lei, Daria Bignardi, ferrarese doc, giornalista e conduttrice televisiva, questa volta in veste di moderatrice del dibattito. Dalle prime battute riesce a trasparire il feeling che la giornalista ha con i due autori seduti al suo fianco e durante l’incontro si sono affrontate tematiche profonde e personali, relative ai viaggi, alla ricerca di sé e al senso di appartenenza alla propria terra.
Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega 2017 con Le otto montagne, è nato e cresciuto a Milano, e durante il suo intervento dedica un ricordo particolare alla periferia della sua città natale, durante gli anni in cui era uno studente alla Scuola di Cinema.
Cognetti si definisce un bambino d’appartamento, deluso dalla sua città, nella quale non si è mai sentito se stesso e per questo ha deciso di abbandonarla, trasferendosi in montagna. Nella sua crescita interiore e artistica ha trovato la sua guida ne Il leopardo delle nevi, scritto da Peter Matthiessen e identifica il suo mentore nella figura dello scrittore Mario Rigoni Stern.
La montagna è un luogo sacro per lui, luogo in cui riflettere e finalmente ritrovarsi e dove è riuscito ad esprimersi:
“La montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura” (Paolo Cognetti – Le otto montagne).
Poi è intervenuto Vasco Brondi, cantautore meglio conosciuto attraverso Le luci della centrale elettrica, che si è dichiarato un fan della prima ora dello scrittore, tanto che durante il suo viaggio a New York, ha preso spunto da New York è una finestra senza tende.
Per Vasco Brondi avvicinarsi alla sua terra, per l’appunto Ferrara, è stato un processo inconsapevole, automatico, naturale, proprio come lo stesso processo che lo ha avvicinato alla musica e che l’ha reso ancora più libero. Una libertà, non intesa come fare quello che si vuole, ma la libertà di essere quello che si è.
Brondi trova un legame profondo con la città di Ferrara, dov’è cresciuto e dove ha vissuto i molti anni della sua adolescenza. Il cantautore è solito associare la sua terra ai luoghi epici che hanno ispirato l’arte di Luigi Ghirri.
Il cantautore ha raccontato cosa è significato per lui crescere in una terra in cui «ti annoi tantissimo», spiegando che anche in questi posti così apparentemente tranquilli può accadere qualcosa di inaspettato. Ma per Brondi l’attrazione principale di queste terre, e di ogni luogo in generale, è la natura, le cascate, le montagne e la voglia di salvare questi posti dall’oblio. Altro elemento che lo avvicina al pensiero di Cognetti.
Durante la conversazione Brondi rivela la paura per il crollo delle illusioni e ciò che conta davvero per il cantautore è poter vivere serenamente, perché: «la vita è una corsa ad obiettivi» e ciò che desidera è uscire da queste corse e smettere di fuggire per il timore di stare fermo.
Anche se alla fine tanto fermo non ci sta, rivelandosi un viaggiatore instancabile, come suggerito dai racconti dei suoi numerosi viaggi, da cui è nato il suo ultimo album Terra.
Per Brondi la Terra è il contenitore dei contenitori. Nelle Azzorre, sull’Isola Flores, l’unico posto al mondo con lo 0% di inquinamento, Brondi ha potuto vedere la terra nella sua essenza più pura e osservare anche l’ingenuità preziosa degli animali che si sono evoluti senza la presenza degli esseri umani.
In questi luoghi l’artista si è reso conto di come, a causa delle proprie abitudini, l’uomo abbia rinunciato alle cose primarie e preziose come l’ossigeno, l’acqua, il silenzio e il tempo:
“Cantami o diva l’ira della rete
imprevedibile come le onde
cantami della fame di attenzione delle sete di ogni idea che si diffonde
cantami o diva dello sciame digitale
l’ironia sta diventando una piaga sociale
cantami dell’immagine ideale
da qualche parte c’è ancora sporchissimo il reale
tu cantami della proprietà privata interiore
del rumore di fondo della società dell’opinione
cantami del diritto alla segretezza, la distanza, la timidezza
cantami dei posti dove il Wi-Fi non arriverà mai
mai e poi mai…” (Vasco Brondi – Iperconnessi dall’album Terra)
Anche Cognetti fa del viaggio un’esperienza fondamentale di vita, dichiarando a cuor leggero una voglia incontrollata di vedere il mondo al di là di tutto.
Un incontro profondo e introspettivo, quello avvenuto tra i due artisti, che si sono messi a nudo rivelando la loro natura più sincera.
Sia Cognetti che Brondi hanno basato la propria scrittura su una poetica legata al luogo, due personalità apparentemente così diverse ma paradossalmente così simili. Il fil rouge che lega i due autori è la natura, l’amore per la montagna, la passione per i viaggi e la gelosia di proteggere la propria poetica e conservare intatta la propria vita privata, senza che questa venga contaminata.
Cognetti e Brondi sono uomini riservati contrari al culto dell’immagine, artisti di nicchia che tali vogliono restare, per essere riconosciuti solo da chi apprezza la loro poetica e il loro lavoro, anime candide capaci di cogliere l’essenza delle cose apprezzando ciò che lì circonda.
Paolo Cognetti – Le otto montagne |
Le luci della centrale elettrica – Terra |
Il leopardo delle nevi – Peter Matthiessen |
New York è una finestra senza tende – Paolo Cognetti |
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::autore_::di Lorenza Rallo::/autore_:: ::cck::2241::/cck::