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Lo strano colloquio

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Formica, di Happylism, CC0 Creative Commons
La saga di Ferdinand continua tra fantasia, realtà, immaginazione. Questa volta è il turno della formichina…

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Ma dove vai così carica? Ce la fai a trasportare un peso talmente grande per te così piccolina?
Certo che ce la faccio, sono nata per questo.
E non ti stanchi mai?
Certo, qualche volta, specialmente quando rimani sola e perdi tempo a ritrovare la strada di ritorno.
Ma ti fermi a riposare qualche volta?
Mah! Quasi mai a dire il vero, solo qualche volta, quando ho sete, mi viene la tentazione di fermarmi a bere, specialmente negli ultimi tempi che non piove mai ed è asciutto dappertutto.
Certo, è vero, il clima è cambiato ed in più ci sono gli incendi.
Non ne parliamo neanche, mi viene il brivido solo a pensarci! Tante famiglie distrutte in un solo giorno! Migliaia di morti!

A questo punto Ferdinand si riebbe e si rese conto che stava parlando con la formica che sul suo tavolo da pranzo trasportava una briciola di pane almeno quattro volte più grande di lei.
Ma come è possibile?
È possibile solo a quelli che hanno i Fiori di Loto come te, gli diceva una vocina nell’orecchio.
Sempre più confuso decise di affrontare una cosa alla volta e cercò di riprendere il discorso con la formica.
Dove vai ora?
Cerco di ritornare alla tana, ma quelle … delle esploratrici sono scomparse, ed io da sola non so più dove devo andare, per cui scusami, ma non ho più tanto tempo di parlare con te.
No, ti prego, ancora un momento: dimmi chi siete e quale compito avete qui.
Mah, io so solo che comanda la Regina che ci ha fatto nascere, che depone migliaia di uova alla volta perché noi siamo piccoline, e ci ammazzano tutti.
Ma come…?
Sì. Ti meravigli? In ogni casa c’è una bomboletta di spray assassino, che tutti si divertono ad usare contro di noi e a gioire nel vedere quante restano stecchite all’istante.

Certo, non è una bella cosa, dovette ammettere Ferdinand.

E se poi tu pensi che noi svolgiamo un compito importantissimo.
E quale?
Non è evidente? Quello di eliminare tutte le briciole, ovunque. Tutto ciò che è commestibile noi lo riutilizziamo, alleggeriamo il carico urbanistico. E poi c’è un altro compito che nessuno conosce.
Sarebbe?
Quello di mettere in contatto le cose.
Spiegati meglio.
Quando camminiamo su un piatto, una forchetta, un bicchiere, insomma qualsiasi cosa tocchiamo, registriamo la memoria di quell’oggetto che tutti credono inanimato, ma che non lo è, e la trasportiamo in giro. Trasmettiamo questa memoria agli altri oggetti che percorriamo, e così gli oggetti possono comunicare fra loro addirittura scambiandosi delle informazioni.
Non è possibile! Non ci credo!
Ah, non mi credi? E allora cos’è quella macchia che hai sul colletto della camicia?

Ferdinand non poteva crederci, ma in effetti il suo colletto era sporco.
È una macchia di olio. L’ho attraversata ieri, ma il suo sapore era strano. Sono andata allora sulla bottiglia di olio extravergine che hai sulla cucina ed ho capito che non valeva nulla: ti consiglio di cambiare olio, ora che tutte le tue stoviglie sanno che usi un olio cattivo… sai, anche i piatti hanno un loro gusto… Ma ora fammi andare, la Regina è molto nervosa perché sta invecchiando, e questo significa che ne arriverà una nuova che dovrà succederle…
Allora anche nel mondo delle formiche ci sono sentimenti simili ai nostri?
Sì. Anche da noi ci sono sentimenti, ma soprattutto quelli buoni, fatti di altruismo, generosità e spirito di sacrificio. Sentimenti che voi uomini potete solo sognare…

Ferdinand a malincuore dovette ammettere che la formica aveva ragione. Mentre la piccola creatura scompariva, il suo sguardo ritornò alla macchia sul colletto della camicia ed era sempre lì, anzi, sembrava che volesse dirgli qualcosa…
E i Fiori di Loto? Ah, per questa sera è già tanto, ci penserò domani, si diceva Ferdinand andando stralunato a letto.

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::autore_::di Mario Attanasio::/autore_:: ::cck::2273::/cck::

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